domenica 16 giugno 2013

Il testo di d'Annunzio ripreso nella "Canzone del Carnaro"

LA CANZONE DEL CARNARO Siamo trenta su tre gusci, su tre tavole di ponte: Secco fegato, cuor duro, cuoia dure, dura fronte, Mani macchine armi pronte, e la morte a paro paro. Eia, carne del Carnaro! Eia Eia Alalà! Con un'ostia tricolore ognun s'è comunicato. Come piaga incrudelita coce il rosso nel costato, Ed il verde disperato rinforzisce il fiele amaro Eia, sale del Carnaro! Eia Eia Alalà! Ecco l'isole di sasso che l'ulivo fa d'argento. Ecco l'irte groppe, gli ossi delle schiene, sottovento. Dolce è ogni albero stento, ogni sasso arido è caro. Eia, patria del Carnaro! Eia Eia Alalà! Il lentisco il lauro il mirto fanno incenso alla Levrera. Monta su per i valloni la fumea di primavera, Copre tutta la costiera, senza luna e senza faro. Eia, patria del Carnaro! Eia Eia Alalà! rit.: Siamo trenta d'una sorte, E trentuno con la morte. Eia, l'ultima Alalà! Eia Eia Alalà! Eia Eia Alalà! Eia Eia Alalà! Il profumo dell'Italia è tra Unie e Promontore, Da Lussin, da Val d'Augusto vien l'odor di Roma al cuore. Improvviso nasce un fiore su dal bronzo e dall'acciaro. Eia, patria del Carnaro! Eia Eia Alalà! Fiume fa le luminarie nunziali. In tutto l'arco Della notte fuochi e stelle. Sul suo scoglio erto è San Marco, E da ostro segna il varco alla prua che vede chiaro Eia, sbarre del Carnaro! Eia Eia Alalà! Da Lussin alla Merlera, da Calluda ad Abazia, Per il largo e per il lungo torneremo in signoria D'Istria, Fiume, di Dalmazia, di Ragusa, Zara e Pola Carne e sangue dell'Italia! Eia Eia Alalà! Dove son gli impiccatori degli Eroi che non scordiamo? Dove son gli infoibatori della nostra gente sola? Ruggirà per noi il leone, di là raglio di somaro. Eia, carne del Carnaro! Eia Eia Alalà!
Siamo trenta su tre gusci, su tre tavole di ponte - tra il 10 e l'11 febbraio 1918 trenta uomini agli ordini di Luigi Rizzo, su tre motoscafi armati noti come MAS, entrarono nella baia di Buccari ed affondarono la corazzata austriaca Santo Stefano. D'annunzio era a bordo del motoscafo di prua, comandato proprio da Rizzo, e dopo l'azione gettò in mare delle bottiglie tricolori con dentro un messaggio di scherno destinato agli Austriaci. I primi versi danno un'immagine sacrale di Rizzo e dei suoi: crociati moderni, votati alla bandiera e alla morte, pronti ad affrontare tutti i rigori che l'azione richiede. Per il resto, è una descrizione poetrica e retorica dei territori che si reclamavano italiani lungo la costa dalmata.

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