lunedì 24 giugno 2013
Boldrini, medaglia d'oro della resistenza, uno dei responsabili della strage di Codevigo e di Schio
Quando i partigiani di Boldrini arrivano a Pescantina, hanno modo di incontrarsi col partigiano Gino Bassi — un esponente del locale CLN — che si mette subito a disposizione per avvertire i fascisti accasati qua e là che sono arrivati dei corregionali che avrebbero piacere di vederli. I militi aderiscono con piacere all'invito ma, recatisi in caserma con la speranza di rivedere qualche faccia amica, vengono immediatamente fermati e costretti a salire su dei camion in attesa. In un solo giorno quelli di “Bulow”(questo era il nome di battaglia del macellaio Boldrini) prelevano 26 fascisti a Pescantina e 53 a Bussolengo. Altri 20 militi vengono prelevati dalle baracche vicino all'Adige dai partigiani Zocca e Calligaris del CLN di Bussolengo, caricati su di un camion e consegnati direttamente ai partigiani di Ravenna. Di questi ultimi non si saprà mai più la fine.
Questo personaggio lavorò come impiegato a Cesena fino al suo primo richiamo alle armi nel 1939, ove egli si arruolò volontario per circa un mese nella MVSN (la Milizia fascista per far parte della quale era obbligatoria l'iscrizione al Partito Nazionale Fascista), con il grado di "capomanipolo" (corrispondente a Tenente nell'Esercito Regio).
Il dopoguerra [modifica]
Arrigo Boldrini
venne eletto alla Camera dei deputati nella I, II, III, IV, V, VI legislatura, nella XII Circoscrizione (Bo-Fe-Fo-Ra) anche come capolista P.C.I., nonché Senatore nella VII, VIII, IX, X, XI legislatura, in Emilia-Romagna nel Collegio di Ravenna. Al Parlamento fu primo firmatario di diverse proposte di legge e fu Vice Presidente della Camera dal 1968 al 1976
Boldrini, a partire dall'immediato dopoguerra sino agli anni novanta, fu accusato di essere stato mandante come comandante di Brigata di episodi criminosi avvenuti nelle settimane immediatamente successive alla resa di Caserta, quali l'eccidio di Codevigo[12] e di Schio[13], ma nei processi che ne seguirono venne sempre scagionato. La questione della sua responsabilità negli eccidi è tornata, tuttavia, nuovamente alla ribalta a seguito della pubblicazione di una serie di libri scritti da Giampaolo Pansa dedicati alle stragi partigiane durante e dopo l'ultima fase della II Guerra Mondiale.
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