mercoledì 28 novembre 2012

Pensioni, allarme sui conti Inps: "Presto esplode tutto"

L'esperto Angrisani a Libero: "Usiamo 40 miliardi l'anno per tenere in equilibrio il sistema. Che fa acqua e non reggerà per molto" Di Antonio Castro «Le pensioni sono come un’immensa vasca da bagno. Da una parte c’è un rubinetto, contributi, che versa 1 litro al secondo, dall’altra c’è l’uscita. E il deflusso, le pensioni, è ben maggiore di quanto viene versato... Prima o poi bisognerà riportare in equilibrio entrate e uscite». Massimo Angrisani è un vero tecnico e semplifica, per i profani, la situazione del sistema previdenziale che è «tutt’altro che in equilibrio come si continua a ripetere...». Angrisani è un uomo dei numeri. Dal 1986 è ordinario, dal 1990 della cattedra di “Matematica finanziaria e tecnica attuariale per la previdenza” della facoltà di Economia de “La Sapienza” di Roma. Il docente dell’ateneo romano è uno dei pochi - non a caso è consultato da numerose casse previdenziali private - che si orienta tra le 15 riforme previdenziali degli ultimi 20 anni. Per inciso Angrisani è stato anche membro della Commissione di Valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, bizzarramente svuotata, nel luglio 2011, e ora soppressa. D. La riforma delle pensioni è stata presentata come la “soluzione definitiva”. Questa volta possiamo stare tranquilli? R:«Non proprio... perché nonostante i tagli alle prestazioni, l’allungamento della vita lavorativa, e tutte le riforme approvate, il nostro sistema non ha accantonamenti. E lo Stato è costretto a sanare il buco trasferendo risorse per oltre 40 miliardi l’anno». D. Se oggi lo Stato deve risanare l’equilibrio tra contributi e prestazioni, quando arriveranno in pensione tutti i baby boomers, nel 2030, a quanto ammonterà il buco? Lei ha fatto parte della Commissione di valutazione della spesa avrà fatto due conti... R. «Quando facevo parte della Commissione ho chiesto di vedere i numeri previdenziali. Ma i membri della Commissione sono, bizzarramente, “senza facoltà di conto”. C’è una profonda mancanza di trasparenza su tutte le dinamiche previdenziali a cui si può supplire soltanto studiando i bilanci ex post. Ma non si può fare uno studio attuariale senza conoscere dinamiche del lavoro, retribuzioni e nel dettaglio la spesa pensionistica». D. Però i bilanci consolidati dei maggiori enti previdenziali - Inps e Inpdap - testimoniano che il sistema ha bisogno di travasi continui... R. «È per questo che negli ultimi 20 anni si sono fatte 15 riforme. Però non è riducendo l’indicizzazione, allungando la vita lavorativa e limando le prestazioni che si raggiunge l’equilibrio». D. Senza dimenticare la variabile della crisi economica... R. «E infatti negli ultimi anni sono diminuiti i versamenti contributivi per effetto della chiusura di tante aziende. In più le pensioni future sono agganciate alla crescita economica del Paese. E gli italiani sono messi malissimo con tassi, quando va bene, vicini all’1,2% in termini reali, per il 2030». D. Entro il 2030 - e questo i vostri calcoli attuariali lo hanno cristallizzato - andranno in pensione i famosi baby boomers. In più, visto il calo delle nascite, si avrà un rapporto critico tra lavoratori attivi e pensionati. Voi studiosi la chiamate “Onda demografica”. Cosa succederà tra 17 anni? R. «Esploderà ancora di più la spesa pensionistica e quindi, entro breve, visto che non si può continuare ad agire sulla leva dei contributi (oggi paghiamo circa il 33%, ndr), bisognerà rimettere mano al sistema con un’altra riforma». D. Suggerimenti? L’ultima riforma ha già tagliato dove si poteva. Alzare i contributi è impensabile. Come se ne esce? R. «Per esempio utilizzando l’enorme patrimonio immobiliare pubblico, stimato in oltre 400 miliardi, proprio per fronteggiare l’onda demografica. Non dico di alienarlo, venderlo o privatizzarlo. Suggerisco di farlo fruttare visti i ben poco lusinghieri risultati delle precedenti cartolarizzazioni. È un patrimonio che appartiene agli italiani ed è giusto che serva da garanzia per il sistema previdenziale». D. Una curiosità: perché non si possono conoscere i dati “sensibili”? R. «La conoscenza è potere. E questa è una materia “sensibile”...». D. Insomma, se gli italiani sapessero la verità finirebbe con i forconi.... R. «Appunto». Precisazione: la Commissione di Valutazione è stata svuotata dei compiti nel luglio 2011 e i poteri di controllo finanziario sono stati delegati alla Covip. Autorità di vigilanza sui fondi complementari di nomina parlamentare e governativa.

Nessun commento: