martedì 6 novembre 2012

Oggi il funerale del Generale Amos Spiazzi

I processi e la carcerazione preventiva
Non voglio commentare le vicissitudini giudiziarie, durate una vita, condotte con dei tempi incomprensibili, quasi per non fare luce completa su tutta e tutte le questioni. Sicuramente credo che l'Italia non sia un paese normale: anni di indagini anni di carcerazione preventiva e tutto si risolve nel nulla. Oggi si sono svolti i suoi funerali e chi ha partecipato alla esequie ha applaudito all'uscita della cassa dalla chiesa, una grande serenità regnava sul sagrato della chiesa e accompagnava al suo ultimo viaggio una vittima e non un carnefice. Riporto da Wichipedia le vicissitudini giudiziarie di anni e anni. Sabato 12 gennaio 1974, Spiazzi riceve la telefonata dell'avvocato Devoto che gli comunica l'intenzione del Procuratore della Repubblica di Padova, Fais, d'interrogarlo circa la sua collezione di armi storiche e moderne, tutte regolarmente denunciate alla Questura di Verona ed inutilizzabili a fini bellici. Le armi - 305 pezzi - gli verranno poi sequestrate e tuttora sono esposte alla fortezza di San Leo, presso Pesaro - Urbino (Spiazzi da anni continua a chiederne la restituzione, ma invano). Terminati i colloqui relativi alle armi, il procuratore Fais ed il giudice Tamburino interrogano Spiazzi circa i resoconti di un confidente della polizia che lo aveva indicato come tramite per la consegna di armi delle Forze Armate alla malavita ed a settori deviati dei servizi segreti. In breve era stato spiccato un mandato di cattura per "Associazione sovversiva ex - Art. 270" [1]. La stampa darà ampio risalto alla notizia secondo cui l'industriale Piaggio era stato coinvolto e incriminato dalla magistratura per finanziamenti al fantomatico gruppo dei servizi segreti deviati, detto della "Rosa dei Venti". Quella era una struttura parallela del SID, composta da militari e civili, collegata a strutture sovranazionali sorte in ambito Nato con lo scopo di lottare con ogni mezzo contro il comunismo. Il teorema che quest'organizzazione fosse stata quella che coordinava gruppi eversivi è del giudice Tamburino che il 13 gennaio 1974 aveva appunto fatto arrestare il colonnello Amos Spiazzi, dopo aver fatto altrettanto nel novembre 1973 col generale Francesco Nardella insieme al colonnello Angelo Dominoni. In 21 interrogatori e 6 confronti, il giudice Tamburino, tentando di delineare il ruolo delle strutture clandestine operanti a latere delle forze armate, muterà il capo d'imputazione a carico di Spiazzi in "Cospirazione politica mediante associazione - Art. 305". Da Padova, il 31 gennaio 1975 il colonnello Spiazzi viene trasferito a Roma a disposizione dei giudici Filippo Fiore e Claudio Vitalone. L'8 marzo 1975, il colonnello viene trasferito al carcere di Verona in quanto le condizioni di salute della madre, da tempo cardiopatica, s'erano aggravate in seguito all'arresto del figlio. Dopo l'ultimo colloquio con la madre, il 20 maggio 1975 (la madre morirà il 23 dello stesso mese), al colonnello Spiazzi verrà negato il permesso di partecipare alle esequie della madre stessa. Il 7 giugno 1975 l'imputato viene ricondotto a Roma, dove, nel carcere di Rebibbia trova altri colleghi ufficiali detenuti per motivi analoghi. Il 7 luglio 1975 un nuovo trasferimento a Vicenza. Il 14 luglio 1975 la Corte d'Assise di Roma lo condanna a cinque anni di reclusione. Ricoverato per accertamenti all'Ospedale Militare di Verona il 5 marzo 1976 e poi piantonato al Policlinico Giovanbattista Rossi - Borgo Roma, il 13 aprile 1976 viene interrogato dal Giudice Simeoni a Trento. Trasferito nuovamente a Roma il 2 maggio 1977, nel carcere di Regina Coeli, si trova all'Ospedale Militare del Celio quando clamorosamente evade il colonnello selle SS Herbert Kappler, prigioniero di guerra ed affetto da un carcinoma rettale in fase terminale, nell'agosto del 1977. Intanto, al Foro Mussolini era iniziato il processo il 30 maggio 1977 ed a Spiazzi, interrogato il 31 ottobre, il 2 ed il 7 novembre del 1977, viene concessa la libertà provvisoria il 7 dicembre 1977, dopo quattro anni di carcerazione preventiva. Il 6 luglio 1982 viene interrogato a Venezia sul caso Ludwig ed il 7 agosto a Roma sull'uccisione di un collaboratore di giustizia. il 14 marzo 1983 la Questura di Verona ordina una perquisizione domiciliare e quindi la custodia presso il carcere di Ferrara. Qui viene interrogato circa presunti contatti con Marco Affatigato nell'ambito di una nuova cospirazione sovversiva, in base ad un'intervista concessa al settimanale L'Espresso nei giorni della strage alla stazione di Bologna. Interrogato nuovamente dalla DIGOS di Bologna, viene scarcerato il 4 giugno 1983 per "totale mancanza d'indizi". Alla fine di dicembre del 1983, alla moglie viene diagnosticato un carcinoma della mammella in stadio avanzato ed il 19 marzo 1984 il colonnello Spiazzi riceve una citazione dal tribunale di Novara. il 30 marzo viene interrogato dal Giudice Chinnici a Novara ed il 10 aprile dal Giudice Felice Casson a Venezia. Il 12 aprile 1984 denuncia in un'intervista a Canale 5 la mancanza di un processo d'appello ed il 19 maggio 1984 nuovamente viene interrogato a Padova sulla Strage di Piazza Fontana a Milano del 1969. Convocato nuovamente in Questura a Verona il 10 settembre 1984, Viene rinchiuso nel carcere cittadino con l'accusa di cospirazione politica su mandato del Giudice Casson. Trasferito a Roma, nel carcere di Rebibbia il 2 novembre 1984, il 15 dicembre viene trasferito a Venezia e quindi agli arresti domiciliari a Verona, dove trova la moglie in pessime condizioni di salute. Il 16 aprile 1985 è a Roma al processo a carico del suo primo accusatore, il Giudice Tamburrino, che doveva rispondere di minacce e di estorsione. Il giorno 11 maggio 1985 muore la moglie ed il 10 luglio 1985 vengono tolti gli arresti domiciliari e viene concessa la libertà provvisoria. Tra il 1986 ed il 1987 una miriade di convocazioni ed il 26 febbraio 1988 viene assolto per "insufficienza di prove". Il 29 settembre 1989 cessano tutte le pendenze giudiziarie. Muore all'età di 78 anni il 4 novembre 2012, giornata di festa delle forze armate, a seguito di un tumore polmonare.

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