Per noi uomini post rivoluzione francese la morte è non solo un mistero, ma come direbbe l'alterata psicologia: la grande peste psichica, un fatto naturale legato alla vita che dobbiamo rimuovere, difatti il morire è sempre più un fatto privato, si muore ormai in strutture asettiche lontano dagli affetti e dalla quotidianetà.
Con molta probabilità il mondo sciamanico ha indagato sull'aldilà, le antiche civiltà si sono prodigate e hanno composto testi sul pre e sul post mortem.
Come i papiri dei morti, il libro tibetano dei morti il cialan balan ecc.
La vastissima teologia pagana ha creato miti struggenti e suggestivi che descrivono anche le difese contro i demoni, le vie di salvezza e di memoria contro il nulla. L'ebraismo vede nella morte la fine, lo sheol dell'oblio, un mondo di oscurità che avviluppa tutti e tutto, mentre il mondo pagano ci propone una ricchezza di sfumature e di possibili mondi dell'aldilà. Goethe arriva a scrivere "la morte è un trucco messo appunto dalla natura per dare lunga vita".
"Polvere sei e polvere ritornerai" così è scritto sull'Ecclesiaste (Bibbia, un messaggio altamente pagano), ma la polvere non è il nulla, la polvere o la cenere appartengono al fisso, fermo restante che ancora prima di Platone si parlava di Psichè o anima (parte volatile), e allora usando sempre parole dell'Ecclelsiaste: "ulla di nuovo sotto il sole".
Odisseas Elitis –premio nobel della letteratura- poeta dall'epus marziale, ermetista, tradotto in
italiano da Nicola Crocetti ,scrive:
"Fin da piccolo mi hanno riempito la testa con l'immagine di una
morte imbacuccata di nero ,che tiene la vita come una trappola
e ce la offre aperta con in mezzo l'inganno del piacere.
Mi fa ridere.
Diceva un'altra cosa chi masticava l'alloro.
E non è un caso che giriamo tutti attorno al sole.
Il corpo sa."
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