𝗧𝗮𝗻𝗶𝘁 è una delle figure più importanti della mitologia fenicia e poi cartaginese, venerata come dea della fertilità, della natura e del cielo. Associata alla prosperità e alla protezione del popolo di Cartagine, il culto di Tanit si diffuse ampiamente nel mondo antico, lasciando un segno indelebile nella cultura mediterranea.
L'origine del culto è incerto, ma è di certo legato ai Fenici, lungo le coste dell'attuale Libano. In Africa settentrionale, Tanit era conosciuta come la “più grande divinità del deserto” e “Signora della rugiada”. La sua presenza si fece più evidente a partire dal V secolo a.C. a Cartagine, fondata dalla leggendaria regina Didone. La dea era spesso associata a Baal Hammon, il dio della fertilità maschile e della vegetazione, ed è considerata la sua consorte. In numerose raffigurazioni, Tanit appare con simboli che richiamano la lunae le stelle, legandola così al mondo celeste.
Il culto di Tanit si diffuse in diverse regioni del Mediterraneo e oltre: dalla Numidia alla Mauritania, dalla Spagna alla Sardegna, la Sicilia e Malta. Inoltre divenne associata a diverse divinità del mondo antico: Astarte nella mitologia fenicia; Afrodite, Artemide e Demetra nella religione greca; Neith nell'antico Egitto; Lilith nella tradizione ebraica e cristiana.
La dea Tanit è rappresentata attraverso due principali tipi di iconografia: antropomorfa e simbolica. Nel primo caso, appare come una donna nuda o seduta su un trono, talvolta a cavallo di un leone. Il simbolo di Tanit, invece, è una figura stilizzata costituita da un triangolo, una linea orizzontale e un disco, simbolo della sua connessione con il cielo e l’universo.
Il culto è legato al tophet, un'area sacra in cui, secondo alcune fonti, venivano sacrificati i primogeniti delle famiglie nobili. Tuttavia, questa informazione potrebbe derivare dalla propaganda anti-cartaginese. Alcuni archeologi sostengono che i tophet fossero luoghi dove venivano deposti i bambini morti prematuramente.
Nonostante la caduta di Cartagine nel 146 a.C. per mano dei Romani, il culto di Tanit non scomparve. Secondo alcune tradizioni, fu Scipione Africano a portare la dea a Roma. Durante il regno di Settimio Severo, un imperatore di origine africana, l'immagine di Tanit comparve sulle monete romane, associata a un leone.
Un tempio dedicato a Tanit sorgeva a Roma, vicino al santuario di Giunone Moneta, e questo segnò l’assimilazione di Tanit con Giunone, conosciuta come Dea Caelestis.
Persino a Delos, come nel mosaico nell’immagine di @massimo_osanna , isola sacra ad Apollo e (ovviamente) Artemide, Tanit era famosa e venerata.
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