lunedì 6 maggio 2019

Le bende della Mummia di Zagabria


Nel 1848 d.C. l’eccentrico collezionista croato Mihajlo Barić si recò in Egitto e acquistò un sarcofago contenente la mummia di una donna. Il cadavere rimase a lungo esposto come decorazione nella casa di Barić, e poi, dopo la morte di questʼultimo, passò al Museo Archeologico di Zagabria, senza che nessuno notasse nulla di particolare. Le bende della mummia, in realtà, erano ricoperte da scritte, ma queste risultavano così corrotte da impedire una decifrazione: gli studiosi pensarono quindi che si trattasse di un incomprensibile testo religioso egizio e accantonarono il reperto. Fu solo nel 1892 che un esperto linguista si accorse di una peculiarità che avrebbe reso la mummia famosa in tutto il mondo: le scritte su di essa non erano egizie, bensì, incredibilmente, etrusche.
Oggigiorno, la “mummia di Zagabria”, con le sue circa 1200 parole, è il manoscritto etrusco più lungo in nostro possesso. Purtroppo risulta ancora in gran parte illeggibile a causa delle condizioni deteriorate, ma gli studiosi concordano sul fatto che si tratti di un calendario rituale, databile al III secolo a.C. L’enigma sulla sua storia permane: perché mai un libro sacro degli etruschi venne usato per mummificare una donna in Egitto? Sebbene vi siano tantissime ipotesi, gli studiosi non sanno dare una risposta definitiva.

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