venerdì 10 maggio 2019

Area sacra repubblicana di Torre Argentina a Roma

Chiesa di San Nicola de' Cesarini, demolita nel 1926, dove ora sorge Largo di Torre Argentina. La chiesa fu demolita insieme a tutto l'isolato ...
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. S. Nicola a’ Cesarini nell’Area Sacra di piazza Argentina La piccola chiesa di San Nicola a’ Cesarini o de’ Cesarini era situata nella cosiddetta “Area Sacra” di epoca repubblicana, al centro dell’attuale piazza Argentina. Il predicato al titolo deriva dall’omonima famiglia, tra le più rinomate di Roma, che aveva nella zona, fin dal Quattrocento, numerose proprietà. La chiesa è ricordata per la prima volta in un documento dell’XI secolo, anche se le sue origini si attestano all’VIII secolo, con il nome di “San Nicola de Calcarario in regione vineae Thedemarii”. Nella Bolla di Urbano III del 1186 la chiesa è annoverata tra le filiali di San Lorenzo in Damaso e compare come “san Nicolao de Calcalariis”, dopo di allora è ricordata con predicati diversi, ma tutti attinenti al toponimo della zona ove nel medioevo esistevano molte fornaci nelle quali si trasformavano in calce pezzi di antichi marmi. La chiesa si ubicava nell’Area Sacra di piazza Argentina, che venne ritrovata per caso nel 1926-1929 durante i lavori che attuavano una delibera comunale del 1918 la quale prevedeva la demolizione di tutto l’antico tessuto edilizio della “zona Cesarini”, inclusa la chiesa, per la costruzione di un grande edificio che, per fortuna, non venne mai costruito. La scoperta consiste in quattro templi con le loro are. Il nome dei templi è semplicemente A,B,C,D, in quanto non è stato ancora verificato a quali divinità appartengano, anche se non mancano importanti ipotesi. . Il tempio più antico è quello C è visibile il suo podio e si conserva ancora nelle sue dimensioni il tipo arcaico sine postico . Alcuni studiosi lo attribuiscono a Feronia, antica divinità italica, che esternava i suoi oracoli in un tempio ai piedi del monte Soratte. Il secondo in ordine cronologico è il tempio che ospita al di sopra della cella le absidi della nostra chiesetta medievale di San Nicola “de’ Calcario”. Periptero esastilo, esso è da identificare con molta probabilità con il tempio di Giuturna, edificato nel 241 a.C. da Q. Lutezio Catulo dopo la vittoriosa battaglia delle Egadi sui Cartaginesi.
Ultimo in ordine di posizione e terzo in ordine di antichità è il tempio D, che rimane in parte nascosto alla vista dal piano stradale di via Florida. È un tempio tutto di travertino e viene interpretato generalmente come la sede del culto dei Lares permarini, protettori delle vie del mare. Infine, il tempio B, il più grande e il più bello di tutti che con il suo anello circolare di colonne rompe la rigida assialità degli altri. A lui spettano i resti di un colossale acrolito di fattezze femminili che qualcuno ha voluto assegnare alla Fortuna Huiusce Diei , fondato da Q. Lutezio Catulo console nel 101 insieme a Mario, in seguito alla vittoria di Vercelli sui Cimbri. La superficie attuale dell’Area Sacra è il risultato dello scavo e si conforma fedelmente al complesso sacro. L’estremità settentrionale è costituita dal muro del portico detto Hecatostylon di epoca imperiale: ad esso si appoggia il muro di fondo del portico che concludeva, almeno su questo lato, l’intera “area sacra”; in questo settore nord dell’area, cioè verso Corso Vittorio, si mise in luce, demolendo la cinquecentesca chiesa di S. Nicola “de’ Cesarini”, la chiesa medievale di S. Nicola “de’ Calcarario”. La chiesa medievale, mononave, occupava una parte del tempio A nella sua ultima fase dell’epoca di Domiziano. Era intitolata, in origine, ai SS. Nicola e Biagio. La chiesa invase inizialmente la sola navata centrale del tempio romano. Il muro posto a sud della cella del tempio divenne il muro di sinistra della navata e le colonne della peristasi settentrionale rimasero incorporate nella parete destra della chiesa. La parete di fondo della cella venne rimossa e sul suo piano originario si gettarono le basi dell’abside e del presbiterio che risultano così innalzate sul piano generale della cella. La chiesa si ampliò nella navata di sinistra nel 1132 durante il pontificato di papa Innocenzo II. Al di sotto del presbiterio si rinvenne la cripta. Questa fu ricavata all’interno del podio del tempio, scavando il piano della terza fase, cioè quella domizianea, raccordata al piano della navata della chiesa tramite delle scale. Della chiesa di S. Nicola de’ Cesarini rimangono oggi, tra i resti del tempio romano “A”, le due absidi con tracce di affreschi del XII secolo, la cripta e un cippo di altare contenente una coppa di vetro con reliquie di santi.---
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