domenica 1 febbraio 2015

L'origine della festa della Candelora

La luce dell'Inverno: Imbolc, il trionfo dello splendore


Immagine dal sito http://www.bellabloodlust.com/

Presso le popolazione dei Celti 1/2 febbraio era Imbolc (pronuncia Immol’c) detta anche Oimelc o Imbolg. L’etimologia della parola è controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”: ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità invernali.
Invece Oimelc significa “lattazione delle pecore” mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel senso di “nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all'inizio della buona stagione.
L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di febbraio.

La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all'inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.

Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava all'imbrunire del giorno precedente).

Imbolc, festa di luce, ci chiede di ritornare allo spirito di gioioso stupore ed aspettativa dell’infanzia, di lavare con le acque lustrali i vecchi strati di preoccupazione e uscire a giocare nuovamente con la vita che si risveglia, in fiduciosa attesa degli eventi.
Nulla sarà come prima se sapremo cogliere i segni della trasformazione.
Il ciclo della Ruota dell’Anno si ripete, ma la ripetizione non è monotona poiché ogni giro ci sposta e ci propone una diversa opportunità: il ritorno delle medesime circostanze è un’occasione per reinterpretare i significati della nostra esistenza alla luce del presente.
Per cogliere la differenza bisogna riuscire ad aprirsi.

La rievocazione dello spirito dell’infanzia, inteso come profonda apertura e ricettività ed “elasticità” interiore, è una sfida da sovrapporre alle nostre precedenti esperienze. È difficile ma non impossibile riuscire a giocare quando si è adulti: chi percorre un cammino iniziatico conosce la differenza tra “desiderare” e “volere” e sa che tutte le trasformazioni esterne iniziano dalla trasformazione interiore. Solo se si è convinti di poter evolvere dentro di sé si riuscirà a imprimere la trasformazione anche nella vita che ci viene incontro

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