Profezie e forme oracolari legati alle sibille e arte cristiana
Che ci stiano bene i Profeti in Santuario è più che evidente, ma le Sibille perché? La parola Sibilla e soprattutto l’aggettivo “sibillino” hanno preso nel corso del tempo un significato prevalentemente negativo. Dobbiamo però risalire indietro nella storia della cultura occidentale, nella mitologia antica e quindi anche al tempo della costruzione e decorazione del nostro Santuario. I PROFETI Intanto un accenno ai Profeti biblici, annunciatori della salvezza di Israele e di tutta l’umanità per opera di un Redentore, il Messia promesso da Dio. Secondo il Canone e la teologia ebraica nella Scrittura, dopo la Torah (il Pentateuco di Mosé), e prima degli Scrittori (Ketubiim) la gran parte dei libri, quelli che noi chiamiamo storici e profetici, sono indicati come (Nebiim), perché tutta la storia della Salvezza è
“profetica”. Il Canone cristiano distingue invece per la loro specificità i Profeti, elencando tra essi i quattro “maggiori”: Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele, e i dodici “minori”: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. Questa ripartizione e questa successione non è “cronologica”, ma soltanto “quantitativa”, cioè dipende dalla lunghezza del testo. Secondo alcuni esegeti nei testi del N. T. sarebbero contenute almeno trecento “profezie” messianiche, che illustrerebbero in anticipo la venuta, la figura e l’opera del Messia. In aggiunta ai “profeti classici”, proprio perché anche i Salmi contengono numerosi accenni al Messia promesso, colui che ne era ritenuto l’autore, il re Davide, venne collocato tra i “profeti”. Così nel Medioevo si è composta per la devozione popolare ed è confluita poi anche nella liturgia romana funebre la famosa sequenza “Dies irae”, che inizia proprio con questo verso: “Dies Irae, dies illa solvet saeclum in favilla: teste David cum Sybilla”. (Il giorno dell'ira, quel giorno che dissolverà il mondo terreno in cenere come annunciato da Davide e dalla Sibilla). LE SIBILLE Per quanto riguarda le Sibille, il nome deriva con tutta probabilità dal greco antico “Sios-bulé”, ed era riferito a coloro che conoscevano la “volontà del dio”. Questo nome è stato dato nella mitologia greco-romana ed orientale alle “sacerdotesse” che, risiedendo presso famosi centri cultuali (come ad esempio Delfi), davano responsi divinatori su richiesta dei supplicanti. Sulla veridicità dei loro oracoli ognuno poi ne traeva una sua opinione. L’arte divinatoria era (ed è) una componente superstiziosa rilevante delle religioni pagane e il cristianesimo, come già la genuina religiosità israelitica, si è opposta subito a queste pratiche e a queste credenze divinatorie. Tuttavia già prima della fine delle persecuzioni alcuni Padri della Chiesa e apologeti cristiani nel tentativo di dialogare con le religioni pagane tradizionale e la cultura del tempo si resero conto che anche nel mondo pagano erano emerse numerose voci di speranza e di attesa di un “salvatore”. In questo sono stati favoriti dal diffondersi degli “Oracoli sibillini”, prodotti per lo più in ambiente giudeo-ellenistico egiziano. Ed allora andarono a valorizzare anche queste voci per indicare in Gesù Cristo l’attuazione di queste vaghe aspirazioni “profetiche”. E’ così che, per esempio, il celebre autore cristiano e apologeta Lattanzio (morto nel 325) riporta nel suo “Divinae institutiones”, citando l’autorevole storico e filologo romano Varrone (116-27 a.C.), l’elenco delle 10 Sibille, riconosciute nel mondo greco-romano, secondo la loro antichità. Per prima la Persica; seconda la Libica, figlia di Lamia; terza la Delfica; quarta la Cimmeria presente in Italia; quinta l’Eritrea che nacque a Eritre, e profetò ai greci che Troia sarebbe caduta; sesta la Samia; settima la Cumana, di nome Amaltea, che altri chiamarono Erofile o Demofile; fu quella che offrì
nove Libri Sibillini al re Tarquinio Prisco; ottava l’Ellespontina originaria del territorio di Troia, al tempo di Ciro e di Solone; nona la Frigia, che profetava ad Ancira; decima fu la Tiburtina, di nome Albunea, venerata come dea a Tivoli, sulle rive del fiume Aniene. Nella maggioranza dei casi i nomi delle Sibille indicano il luogo dove svolgevano la loro attività; in epoca greco-romana se ne contarono più di 30. In taluni ambienti però prevalse l’idea che anche una stessa Sibilla potesse passare e soggiornare in luoghi diversi e a ciascuna di esse vennero aggiunti anche nomi propri. Eccone dunque un elenco quasi completo. + Sibille orientali: Sibilla Babilonese Sibilla Caldea Sibilla Ebraica Sibilla Egizia Sibilla Libica Sibilla Persica Sibilla Claria o Sibilla di Klaros Sibilla Colofonia Sibilla Cumea Sibilla Delfica Sibilla Efesia Sibilla Ellespontica Sibilla Eritrea o Sibilla di Erythre Sibilla Euboica o Sibilla Eubea Sibilla Frigia Sibilla Gergitica o Sibilla di Gergis Sibilla Macedone Sibilla Marpessia o Sibilla di Marpesso Sibilla Samia o Sibilla di Samo Sibilla Sardica o Sibilla di Sardi Sibilla Tesprozia Sibilla Tessalica Sibilla Troiana. + Sibille italiche: Sibilla Cimmeria Sibilla Cumana o Sibilla di Cuma Sibilla Italica Sibilla Lilibetana Sibilla Sicula Sibilla Tiburtina + In aggiunta a queste già conosciute nell’antichità classica nel Medioevo si “inventarono” anche altre Sibille: Sibilla Agrippina Sibilla Appenninica o Sibilla Picena o Sibilla di Norcia Sibilla Chimica Sibilla Europea Sibilla Lucana Sibilla Rodia o Sibilla di Rodi LE SIBILLE NELL'ARTE Le raffigurazioni delle Sibille nell'arte sacra appaiono nel tardo Medioevo e diventano frequenti nel Rinascimento, ma in seguito gradualmente cessarono. Le Sibille vengono sempre raffigurate come profetesse spesso in corrispondenza a profeti biblici. Di solito sono raffigurate con un libro o un cartiglio nella mano, analoghi a quelli dei profeti. Sembra che la più antica Sibilla raffigurata nell'arte sacra sia quella Persica, dipinta nel sec. XI tra la serie dei profeti in un pennacchio della chiesa di S. Angelo in Formis. Una Sibilla appare scolpita in bassorilievo nel pulpito di Sessa Aurunca (sec. XII-XIII). La più notevole raffigurazione delle Sibille del tardo medioevo è dovuta a Giovanni Pisano, che adornò con esse sia il pulpito della cattedrale di Pisa, che quello della chiesa di S. Andrea a
Pistoia, collocandole al disopra dei capitelli delle colonnine che reggono i pulpiti stessi. Agli albori del Rinascimento il Beato Angelico dipinse la Sibilla Eritrea da sola in mezzo all'intera serie dei profeti nell'incorniciatura della grande scena della Crocifissione di Gesù, affrescata nella sala capitolare del Convento di S. Marco a Firenze. Di Andrea del Castagno si ha contemporaneamente la vigorosa Sibilla Cumana, affrescata per la Villa Pandolfini a Legnaia ed ora conservata nel convento di S. Apollonia a Firenze. Quattro graziose statuette di Sibille si vedono intercalate con quelle dei profeti nei fregi verticali della magnifica porta del Battistero di Firenze, opera di Lorenzo Ghiberti. Nello splendido pavimento del duomo di Siena, decorato di graffiti in marmo, dieci Sibille sono raffigurate nelle navate laterali. Domenico Ghirlandaio affrescò nel 1484 quattro Sibille negli spartimenti triangolari della volta della cappella Sassetti nella chiesa della SS. Trinità a Firenze. Sono opera del Pinturicchio e della sua scuola le Sibille affrescate nell’Appartamento Borgia in Vaticano (tra il 1492-1494): le Sibille sono affiancate ai Profeti in questo ordine: Geremia e la Sibilla Frigia Mosè e la Sibilla Delfica Daniele e la Sibilla Eritrea Baruc e la Sibilla Samia Zaccaria e la Sibilla Persica Abdia e la Sibilla Libica Aggeo e la Sibilla Cumana Amos e la Sibilla Europea Geremia e la Sibilla Agrippina Isaia e la Sibilla Ellespontica Michea e la Sibilla Tiburtina Ezechiele e la Sibilla Cimneria. Ma la più famose Sibille sono quelle di Michelangelo dipinte sulla volta della Cappella Sistina. Vi troviamo cinque Sibille alternate a sette Profeti (1509): Sibilla Delfica Sibilla Eritrea Sibilla Cumana Sibilla Persica Sibilla Libica. Nello stesso periodo, caratterizzato dalla riscoperta e dalla valorizzazione della cultura classica e dell’Umanesimo, alla sommità delle sue due grandi scene della Presentazione di Gesù al Tempio e dell’Adorazione dei Magi (1525) Bernardino Luini ha dipinto rispettivamente la Sibilla Persica e quella Libica, la Sibilla Delfica e quella Chimica, ciascuna con rispettivo cartiglio profetico. Le due scene evangeliche, infatti, vogliono illustrare il significato della Nascita del Redentore, che è Messia di tutti; egli è sì di discendenza israelitica, ma è pure “luce delle genti” ed è stato subito riconosciuto dai Magi, espressione del mondo pagano. Quando si trattò di comporre la magnifica decorazione della cupola Gaudenzio Ferrari espose il suo progetto e volle collocare nelle nicchie appaiate sui dodici lati del tamburo i Profeti affiancati dalle Sibille. Le 22 statue lignee vennero intagliate da Giulio Oggiono da Varese e decorate da Alberto da Lodi tra il 1539 e il 1544. A detta di Padre Sevesi, nel suo volume “Il santuario di Saronno” (1926), secondo i cartigli attribuiti le statue lignee risultavano così collocate in successione, guardando alla destra della Madonna Assunta: Davide e Sibilla Cumana Baruch e Sibilla Delfica Michea e Sibilla Tiburtina Isaia e Sibilla Persica Abacuc e Sibilla Libica (Aggeo e Sibilla Eritrea) Abdia e Sibilla Ellespontica Geremia e Sibilla Europea Osea e sibilla Chimica Daniele e Sibilla Frigia Ezechiele e Sibilla Samia (mancando i cartigli questa attribuzione risultava incerta). Attualmente in Santuario sono presenti solo 10 coppie, perché le statue del profeta Aggeo e della Sibilla Eritrea sono state trafugate intorno agli anni ’50 del sec. scorso e sono attualmente irreperibili. Tutte attendono un necessario restauro e chi ne volesse partecipare è invitato a rendersene conto di persona e a collaborare, informandosi presso la casa parrocchiale.(dpz)
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