sabato 2 febbraio 2013
Quella volta che Igor Stravinsky
"Igor Stravinsky, a Papa Paolo VI che gli chiedeva cosa la Chiesa potesse fare a favore della musica, rispose: Santità, restituisca alla musica i castrati".
In effetti la Chiesa incoraggiò e tollerò una pratica che pure, in teoria, avversava e puniva con la scomunica e che - già in forte declino - si concluse sul finire del XIX secolo e agli albori del successivo perché, nonostante i divieti frattanto ribaditi anche dalle leggi civili, continuavano a succedere strani "incidenti". Perciò si decise di non assumere più castrati nei cori.
A parziale discolpa si deve aggiungere che, per secoli, gli evirati furono al centro di autentico e infervorato divismo. I più abili erano popolarissimi - come vedremo meglio, proseguendo nell'analisi del fenomeno e del contesto - e vietare sul serio la castrazione sarebbe stato quasi come proibire, oggi, il gioco del calcio.
Fa orrore, certo... Ma un aspetto su cui ci soffermeremo sarà proprio questo: ciò che oggi suscita tanto raccapriccio fu, per secoli, considerato normale e addirittura auspicabile (vedremo che in pratica erano i familiari stessi a chiedere di evirare i bambini, spinti dai maestri di canto e attirati dal miraggio di fama e ricchezza).
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