sabato 2 febbraio 2013
I poteri occulti del Vaticano, uno stato che vive di intrallazzi e di espedienti, calpestando la dignità umana
Giovanni Battista Montini (Paolo VI) e Felix Morlion: chi erano costoro?
Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini nasce alle ore 22 del 26 settembre 1897 a Concesio
nei pressi di Brescia. Analizzando con più attenzione il parentado troviamo che da parte di madre, tra
gli Alghisi, le presenze massoniche non mancano, tant'è che sui loro tombali, nel cimitero di
Verolavecchia, si trovano dei bassorilievi di indiscutibile simbologia massonica.
Nella Basilica di San Pietro a Roma, sulla porta in bronzo detta "Porta del Bene e del Male",
inaugurata nel giorno del suo compleanno nel 1977, Paolo VI si è fatto ritrarre dallo scultore Luciano
Minguzzi sul pannello 12, di profilo con le mani giunte e munite di guanti. Sul guanto della mano
sinistra era scolpita una stella nel cerchio che nel linguaggio massonico rappresenta il pentalfa,
simbolo di colui che si dedica a grandi imprese. Ma la stella nel cerchio è anche la stella delle BR.
Quella rappresentazione di Paolo VI suscitò le ire dei prelati più tradizionalisti che ne imposero la
rimozione e la sostituzione. Ma se ne trova documentazione fotografica sull'inserto speciale de
L'Osservatore Romano di domenica 25 settembre 1977, a pagina XI.
Montini (Evola lo ebbe a scrivere che il futuro Paolo VI era un prelato legato ai sevizi segreti americani) di "grandi imprese" ne ha fatte molte: tra queste ricordiamo quella del lontano 1942, quando
da Segretario di Stato ha organizzato per conto di Earl Brennan dell'OSS, i servizi segreti americani
durante la seconda guerra mondiale, una rete spionistica che utilizzava la struttura diplomatica del
Vaticano per far giungere a Washington le mappe dell'industria bellica giapponese. Operazione nota
col nome in codice di Progetto vascello.
La seconda impresa è stata quella di aver permesso la fuga dei criminali nazisti, fascisti e degli
ustascia croati: Montini aveva sotto la sua supervisione l'ufficio che rilasciava i documenti per
l'espatrio dei "rifugiati". Una rete di complicità lavorava per impedire la cattura di personaggi come
Walter Rauff, l'inventore delle camere a gas mobili; questo criminale venne usato congiuntamente
dal Vaticano e dagli americani, dal 1944 al 1949, con lo scopo di mettere in piedi un'organizzazione
capace di far fuggire molte migliaia di agenti Gestapo ed SS, da usare in seguito in funzione
anticomunista. Usarono per i loro loschi traffici dalla Caritas Internationalis, al vescovo Alois Hudal
del Collegium Teutonicum, al prete Krunoslav Draganovic, consigliere del dittatore croato Ante
Pavelic. Questa rete era chiamata la "via dei conventi".
Ma chi era Felix Andrew Morlion?: domenicano belga fondatore del servizio segreto dei cattolici
europei, la Pro Deo con base a Lisbona ha avuto ottimi rapporti con i servizi segreti americani sin dal
1943 quando si alleò con William Donovan capo dell'OSS che gli aprì un'ulteriore base negli Stati
Uniti e poi nel 1944 un'altra direttamente in Vaticano, utile anche per passare informazioni sulla
situazione sul fronte tedesco.
Nel 1945 segretario di Morlion è Giulio Andreotti, che diventerà il deus ex machina della politica
italiana e considerato dagli autori di uno studio sulla Massoneria The messianic legacy di Michael
Baigent e Henry Lincoln, come uno dei triumviri del Priorato di Sion. Nel dopoguerra Morlion opererà
nel nostro Paese con il suo nucleo di spie in funzione anticomunista e stabilirà stretti rapporti con
l'Accademia del Mediterraneo americano del massone della Gran Loggia degli Alam, Giovanni
Francesco Alliata di Montereale, arrestato nel 1974 con l'accusa di cospirazione dal giudice Giovanni
Tamburino che indagava sulla Rosa dei venti.
Nel 1968 si interessò alle attività di Morlion, Mino Pecorelli, futuro direttore di OP, che sull'ultimo
numero di Mondo d'oggi fece uscire una foto in cui apparivano il padre domenicano con tre uomini
della CIA: i quattro erano in compagnia dei ministri Giuseppe Spataro e Mariano Rumor; inoltre il
giornale annunciava un articolo sensazionale sui rapporti intercorsi tra la Gestapo, la CIA, il
Vaticano, i servizi segreti di tre Paesi della NATO, la Fiat, la Montecatini, la Michelin, la Bata,
l'ambasciatrice americana Mary Luce e l'ordine dei domenicani. In seguito ci fu un'interpellanza
parlamentare del senatore della sinistra indipendente Luigi Anderlini sui rapporti tra SIFAR e la Pro
Deo che chiedeva l'allontanamento di Morlion dall'Italia. Il fondatore della Pro Deo alla fine degli
anni Sessanta aveva preso contatto con l'Aginter press di Yves Guerin Serac a Lisbona. Serac è uno
dei più grandi provocatori del nostro tempo, esperto di operazioni coperte anticomuniste.
Padre Morlion lo troviamo anche nell'inchiesta sull'attentato a Giovanni Paolo II, in quanto abitava in
via Pola 23 a Roma in un appartamento sovrastante e identico nella planimetria, a quello del bulgaro
Serghej Antonov, accusato da Ali Agka di essere uno dei suoi complici. Ma quella casa fu frequentata
anche da Francesco Pazienza e Michael Leeden, il primo uomo della P2, legato a Santovito direttore
del SISMI e piduista a sua volta, il secondo esponente dell'amministrazione Carter e
successivamente di quella di Reagan, esperto di terrorismo e mediatore ufficioso tra i servizi
segreti americani e quelli italiani, vicino ad ambienti altolocati della P2. Nelle sue visite in Italia
risiedeva nell'appartamento di Ferdinando Pavone, uomo legato alla società Agusta, alla Theodore
G. Shackley (Tgs), ex capo stazione CIA a Roma negli anni Sessanta. Il Pavone inoltre tramite la Fma
di Vaduz operava poi attraverso la Banque de Commerce et Placements (Bcp) sempre di Vaduz.
Dietro seduto il Sen. a VITA Giulio Andreotti alla presentazione dei corsi della ProDeo a cura di Padre Andrew Felix Morlion. Anno 1948-9.
Estratto dall'articolo: Toni Negri studiò nel Collegio dei gesuiti a Padova
By Anonimo - http://lombardia.indymedia.org/node/45654/pdf
Published: 04/05/2012 - 00:52
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento