Gianni Agnelli: ealtare l'inesaltabile. Ieri anche il presidente della Repubblica Italia è intervenuto a commemorare i dieci anni della morte dell'Avvocato che avvocato non era!
Il presidente Napolitano ne ha esaltato la figura, come tutte le altre maschere che si sono succedute a fare i soliti discorsi senza sugo. In realtà Giovanni Agnelli ha una storia tutt'altro che edificante: da ufficiale riuscì ad evitare di essere mandato in Russia e rimase in una delle sue tenute in Toscana sotto gli occhi di tutti. La Fiat era la fabbrica per eccellenza del regime, ma l'avvocato(come tutta la famiglia Agnelli) aveva contatti con la resistenza, con gli intrallazzi vaticani, sempre nell'ombra, iniziando una vita dissoluta di eccessi e bagordi. Un uomo che ha cominciato a lavorare a 45 anni, drogato, rampollo di una dinastia industriale sostenutà da sempre sia dal fascismo che dall'Italia repubblicana, con una industria foraggiata arrivando a regalare, con Prodi, l'Alfa Romeo. Quando arrivò al comando della FIAT, dopo Valletta consolido, con l'aiuto della classe democristiana italiana, i più grandi disastri che il paese ha conosciuto: quella migrazione senza precedenti dal Sud dell'Italia a Torino, un esodo biblico , attraverso il Treno del Sole che portava migliaia e migliaia di braccia dal sud al nord con famiglie a seguito. Di paripasso si allagò a dismisura la rete viaria stradale distruggendo il trasporto marittimo (l'Italia è una penisola non dimentichiamolo) e fluviale, al contrario del nord Europa che con grande risparmio, ancora oggi, è largamente usato per le merci. Ciliegina sulla torta, Cossiga lo farà senatore a vita come premio. Certa stampa lo ha apostrofato come l'ultimo re d'Italia. E' vergognoso! Le istituzioni che messaggio mandano ai giovani?
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