domenica 6 gennaio 2013
Una centrale nucleare abbandonata
Garigliano, la centrale disattivata
da sette anni niente controlli
Aperta un'inchiesta per disastro ambientale e irregolarità in materia di sicurezza nucleare, un indagato
di CORRADO ZUNINO
Lo leggo dopo
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ROMA - Un'altra ipotesi di disastro ambientale, questa volta nucleare. La procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un procedimento penale nei confronti dei responsabili della disattivazione della centrale nucleare del Garigliano, in provincia di Caserta. I reati sono pesanti: disastro ambientale, appunto, e irregolarità in materia di sicurezza nucleare. E c'è già un indagato: Marco Iorio, responsabile della disattivazione del sito atomico. Il sostituto procuratore Giuliana Giuliano martedì scorso ha inviato all'interno del sito i finanzieri del nucleo mobile di Mondragone guidati da un fisico nucleare con il grado di colonnello, dipendente dal Cisam di Pisa (il centro studi per le applicazioni militari) affiancato a sua volta da un fisico dell'università Federico II di Napoli. La guardia di finanza ha bloccato il sito per diciotto ore e ha acquisito dati e sequestrato registri. Il nucleo sommozzatori ha compiuto immersioni e prelievi nel vicino fiume Garigliano.
Le prime indagini già dicono che l'Arpa Campania, che dovrebbe realizzare controlli semestrali sulle matrici ambientali, in realtà non li effettua da sette anni. Ancora, il registro degli scarichi liquidi e aeriformi è stato compilato a matita: è, quindi, facilmente alterabile. Nella zona delle trincee sono stati sotterrati rifiuti "in attività", dalle tute al materiale tecnico, a una profondità compresa fra i 20 e i 50 centimetri. La procura sta verificando se i reattori a contatto con il fiume Garigliano abbiano rilasciato scoli radioattivi.
Marco Iorio è il responsabile della disattivazione dell'impianto per conto della Sogin spa, la società nata nel 1999 con il compito di smantellare le centrali chiuse dopo il referendum del 1987. Giulia Casella, presidente di Legambiente di Sessa Aurunca, spiega che nella centrale elettronucleare sono stoccati 3 mila metri cubi di rifiuti a media attività e sepolti 1.100 metri cubi di rifiuti a bassa attività. All'interno, ancora, c'è amianto radioattivo: 85 tonnellate derivate dalla bonifica della turbina, oltre a tutto ciò che è stato estratto dal reattore.
Sistemata in maniera improvvida sull'ansa del Garigliano, la centrale venne fermata nel novembre 1979 per un'esondazione: l'acqua del fiume travolse gli impianti in funzione. Il sito di Garigliano è stato definitivamente chiuso nel 1982, ma trent'anni dopo i rifiuti radioattivi sono ancora all'interno e gli scoli del reattore vengono sommersi dall'acqua ogni volta che il Garigliano rompe gli argini. L'ultima volta, è accaduto il 17 marzo 2011. Denuncia Legambiente: "Monitoraggi condotti negli anni passati hanno rilevato cobalto 60 e cesio 137 nel tratto di mare compreso tra Ischia e il Circeo, l'Istituto superiore di sanità certificò che provenivano dalla centrale".
La Sogin, che per anni ha negato agli ambientalisti e al presidente dei Verdi Angelo Bonelli qualsiasi accesso all'impianto, ha assicurato che "non ci sono mai state contaminazioni verso l'esterno", ma ha deciso di aprire un'inchiesta interna dopo il blitz della Finanza. I sindaci di Minturno, Castelforte e Santa Cosma e Damiano hanno chiesto alle prefetture di Latina e Caserta di seguire le indagini e al ministro della Salute di intervenire.
(10 dicembre 2012)
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