mercoledì 17 luglio 2019

Corpi speciali dell'esercito nipponico: le prostitute reclutate loro malgrado per il "benessere" dei militari

Storie di Donne..
Comfort women, le schiave sessuali dell'esercito giapponese
Le Comfort women, le donne di conforto, erano ragazze costrette a far parte di corpi di prostitute creati dall'Impero del Giappone. Con impero giapponese ci si riferisce al periodo della storia del Giappone che ebbe inizio con la Restaurazione Meiji e terminò con la fine della seconda guerra mondiale.
Molti documenti relativi alla Corea del Sud affermano che le Comfort women non fossero volontarie, documenti comprovati dalle testimonianze di molte donne che a partire dal 1989 si sono esposte pubblicamente incolpando i soldati giapponesi di averle rapite. La stima del numero di donne coinvolte varia da un minimo di 20.000, citato da storici giapponesi, ad un massimo di 410.000, stando alle dichiarazioni di accademici cinesi....le Comfort women provenivano dalla Corea, dalla Cina, dal Giappone e dalle Filippine. Inoltre è documentata che i centri di sfruttamento delle Comfort women impiegassero anche donne provenienti dalla Thailandia, dal Vietnam, dalla Malaysia, da Taiwan e dall'Indonesia.
Il primo centro di comfort women fu istituito nella concessione giapponese a Shanghai, nel 1932. Le prime ragazze furono prostitute giapponesi, che si offrirono volontariamente per questo servizio. Nelle prime fasi della guerra, le autorità giapponesi decisero di reclutare ulteriori comfort women con metodi convenzionali. Nelle aree urbane fu utilizzata la pubblicità, anche sfruttando annunci sui giornali che circolavano in Giappone. Con il proseguimento della campagna d'espansione dell'Impero giapponese, i soldati si trovarono senza prostitute al seguito, motivo che portò l'esercito a decidere di sfruttare le donne che vivevano nelle zone conquistate. Per sfruttare queste ragazze, l'esercito giapponese usò l'inganno: molte di loro accettarono le richieste di lavoro fatte dai giapponesi svolgere il compito di operaie o infermiere, non potendo immaginare che sarebbero state costrette a divenire schiave sessuali.
La situazione peggiorò ulteriormente con il proseguimento della guerra: i militari iniziarono a saccheggiare le risorse delle popolazioni locali che avevano conquistato. Le autorità militari presenti sui territori invasi, esigevano che i governanti locali procurassero loro le donne per i bordelli.
Quando le popolazioni locali divennero ostili nei confronti degli invasori i militari dell'Impero giapponese eseguirono la Sanko sakusen, ovvero la Politica dei Tre Tutto: uccidi tutti, saccheggia tutto e distruggi tutto. Tale, violenta, politica dell'esercito comportava il sequestro e lo stupro indiscriminato dei civili. Durante il periodo di esistenza dei centri delle Comfort women, i tre quarti delle donne prelevate con la forza e schiavizzate morì. La maggior parte delle ragazze sopravvissute perse la fertilità a causa dei traumi o delle malattie trasmesse. Tra le varie testimonianze ritrovate, quella di un soldato giapponese, Yasuji, permette di comprendere l'atteggiamento ed il regime di terrore a cui era sottoposte le comfort women:“le donne piangevano ma non c'importava se vivevano o morivano. Noi eravamo soldati dell'Imperatore. Sia nei bordelli militari che nei villaggi, violentavamo senza riluttanza. La violenza e le torture erano comuni”.
Una seconda, agghiacciante, testimonianza è quella di Jan Ruff-O'Herne, una ragazza olandese che, insieme ad altre nove donne, fu rapita dai campi di Giava e costretta a divenire una schiva sessuale dell'esercito giapponese. La Ruff-O'Herne testimoniò di fronte alla Camera dei rappresentati degli Stati Uniti nel 1990 dichiarando: «Molte storie sono state raccontate su orrori, brutalità, sofferenze e inedia delle donne olandesi nei campi di prigionia giapponese. Ma una storia non fu mai raccontata, la storia più vergognosa della peggiore violazione dei diritti umani commessa dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale: la storia delle comfort women, le jugun ianfu, e di come queste donne furono prese con la forza e contro la loro volontà, per provvedere alle necessità sessuali dell'Esercito Imperiale del Giappone. Nei cosiddetti "centri del comfort", sono stata sistematicamente picchiata e violentata giorno e notte. Anche i dottori giapponesi mi stupravano ogni volta che visitavano i bordelli per visitarci a causa delle malattie veneree». Le dieci ragazze olandesi, nei momenti successivi al rapimento, furono condotte in un bordello e fotografate. Le istantanee furono esposte nella sala d'attesa del centro di comfort affinché i soldati potessero scegliere la ragazza da stuprare. Per i quattro mesi successivi, le ragazze furono violentate e torturate; quelle che rimanevano incinte furono costrette ad abortire. Le ragazze sopravvissute furono trasferite in un secondo centro di Comfort prima di essere tradotte in un campo di prigionia nell'ovest di Giava, dove ritrovarono le famiglie. I campi di prigionia furono liberati nel 1945.
Ma la situazione peggiore, forse, si creò in Corea. Durante la seconda guerra mondiale, il regime imperiale giapponese creò un sistema di prostituzione altamente organizzato. Agenti coreani, uomini della polizia militare e militari ausiliari coreani furono coinvolti nel rapimento e nello stupro di migliaia di donne. Dopo la sconfitta, i militari giapponesi distrussero molti documenti per paura di essere perseguiti per crimini di guerra..
Nel 1965, il governo giapponese pagò 364 milioni di dollari al governo coreano come indennizzo per tutti i crimini di guerra, incluse le ferite procurate alle comfort women..

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