Il Foro Romano


Veduta notturna
Immagine dal sito Italy travel

Nell'area immediatamente adiacente a Piazza Venezia, oltre il Vittoriano, si sviluppa una delle zone archeologiche più importanti del mondo, il Foro Romano.

Questa valle compresa tra il Campidoglio e il Quirinale, bonificata con opere di drenaggio e con la costruzione di un canale diretto al Tevere (la 'Cloaca Maxima') ad opera di Tarquinio il Superbo, già verso la fine del VII secolo fu destinata ad accogliere i mercati e la vita pubblica della città. Foro era il termine con il quale i Romani indicavano, appunto, la piazza centrale dell'insediamento urbano, dove si raccoglievano le funzioni amministrative, giuridiche, commerciali e religiose.

Il foro romano non era una semplice piazza, e, col tempo, assunse le dimensioni e la connotazione di un vero e proprio quartiere. Vi erano templi, tribunali, sale di consiglio e spazi liberi circondati da monumentali porticati, dove consumati oratori arringavano folle enormi che si spostavano, in caso di maltempo, nei saloni o nelle basiliche. Benché fosse destinata principalmente alle transazioni commerciali e all'amministrazione della giustizia, la basilica romana, in realtà, poteva essere adibita alle più svariate funzioni, non ultima quella di accogliere – come sarebbe poi accaduto stabilmente con i cristiani, che derivarono la forma delle loro basiliche da quelle romane – una congregazione religiosa.

Il foro ospitava dunque la vita pubblica della città. Man mano che gli imperatori ne fondavano uno nuovo, adiacente al vecchio, aumentava la comunità di persone che vi confluivano per fare spese – i mercati si trovavano nelle dirette vicinanze – per assistere ai riti religiosi, agli affari pubblici, ai processi privati o, semplicemente, per incontrarsi. Secondo Vitruvio, "le dimensioni del Foro dovrebbero adattarsi al pubblico, per evitare che lo spazio sia troppo ristretto rispetto all'uso cui è adibito... la pianta sarà rettangolare e la disposizione verrà adattata a fini spettacolari". I Romani hanno sempre mostrato una particolare attenzione al corretto dimensionamento degli spazi urbani, la cui realizzazione era sempre pianificata all'interno di un progetto generale, analogamente a quanto accade oggi nelle nostre città, con la stesura dei piani regolatori urbanistici.

Il Foro di Roma non era soltanto il centro della capitale, ma, in un certo senso, di tutto l'Impero. Era il luogo dove folle immense si radunavano per i comizi, o per assistere ai cortei trionfali dei condottieri che sfilavano con i prigionieri incatenati alle ruote dei cocchi. Era anche il palcoscenico ufficiale della Roma tradizionale, nella quale regnavano ordine, giustizia ed efficienza, ma che spesso celava una realtà diversa, quella della Roma aggressiva e crudele – basti pensare alla brutalità di alcuni svaghi - certamente meno edificante e più difficile da celebrare.

Divenuto, nel II secolo a.C, il centro amministrativo della città, il luogo fu scelto da Cesare - quando Roma era ormai la capitale di un impero che si estendeva dalla Gallia alla Siria - per la sistemazione del Foro a lui dedicato e, in seguito, con la realizzazione del Foro di Augusto, cominciò a trasformarsi nel più monumentale centro di rappresentanza dell'età imperiale romana.

Tutti i successivi interventi furono determinati dalle necessità propagandistiche dell'impero, che fecero della piazza del Foro un luogo di celebrazione e rappresentanza, senza più nessuna delle funzioni politiche originarie.

Attraversato dalla 'Via Sacra', il Foro Romano, in era imperiale, mantenne pressoché inalterata la sua struttura iniziale. Uniche eccezioni furono la costruzione del tempio di Antonino e Faustina, in posizione marginale, e la realizzazione di alcuni monumenti onorari, il più importante dei quali fu l'arco di Settimio Severo.

Con il riconoscimento delle libertà di culto e l'avvento del Cristianesimo alcuni dei suoi monumenti vennero trasformati in chiese, altri non vennero più utilizzati e l'intera area, col passare del tempo, cadde in uno stato di miseria e abbandono, trasformandosi addirittura in terreno da pascolo (il Campo Vaccino).

Dopo il Rinascimento - a partire dal quale le aree antiche vennero depredate o utilizzate come gigantesche cave di materiali - l'area fu nuovamente abbandonata, finché si avviò nel Settecento il definitivo processo di recupero delle antichità che portò in luce, soprattutto a partire dagli scavi sistematici dell'Ottocento, questo immenso patrimonio barbaramente depredato e dimenticato per secoli.

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