Presentazione.
Questo libro, che apparentemente tratta una “storia locale”,si stacca completamente dagli altri, dal momento che non si limita ad una descrizione esteriore delle cose,ma discende nei reconditi significati dell’oggetto, a volte con l’aiuto di una cultura disordinata ,ma vasta, verso un forte tentativo di completa comprensione .Con un linguaggio nuovo il testo affronta un oggetto ritrovato dopo venticinque secoli dalla sua fabbricazione e subito abbandonato e dimenticato negli scantinati di un polveroso museo. L’elmo di Oppeano, emerso forse nelle adiacenze di un grande ed importante luogo sacro,forse un santuario delle tenebre,è un ritrovamento unico e prezioso per ricostruire le credenze religiose .In questi santuari venivano insegnate le prime forme di scrittura per poter comunicare non con gli uomini ma con gli dei.
L’analisi alle volte ardita è però spoglia delle solite banalità e dei soliti luoghi comuni e stimola continuamente il lettore ad immergersi nell’atmosfera stessa delle dinamiche figure che adornano l’elmo conico .
L’indagine ,non sempre lineare, è mossa esclusivamente dall’intelligenza del cuore ,dalla voglia di approfondire e conoscere quello che è da sempre nelle profondità della mente,nella lingua magica delle immagini e nei simboli che ci permettono di colloquiare con il nostro doppio ,ma anche con la nostra parte immortale e collettiva.Per tentare di capire a fondo e nella sua complessità l’uomo ,si ricorre da sempre alla conoscenza dei simboli ,immutati, che affiorano dall’inconscio,dalle favole o meglio dai miti ,che ogni civiltà codifica e da cui tutt’ora le nostre scienze umane traggono continui insegnamenti.
Nel testo non è fatta nessuna distinzione fra mondo degli inferi e mondo dei morti ,due concetti apparentemente simili per il grande pubblico,in realtà il primo è avvicinabile anche dall’attento studioso mentre il secondo è sondabile solo da chi ha ottenuto la conoscenza.Giustamente l’autore non si è dilungato nella spiegazione dei due mondi data la difficoltà e gli equivoci che tale disanima poteva creare.
Il copricapo rigido scoperto nella pianura veronese rappresenta ,a chi lo saprà decifrare completamente,una precisa operatività,un percorso preparatorio rituale anticipatore dei riti autunnali della discesa,o meglio dei grandi misteri contrapposti ai piccoli misteri,altrettanto importanti, cioè quelli della primavera o della rinascita.
Emblema principale del potere regale è la corona ,indossata dal re quale simbolo del suo supremo potere ,della sua dinastia perpetuata dal sangue.
Il mago ,colui che viaggia nei due mondi ,quello dei vivi e quello delle ombre ,copre il suo capo non con un cappello qualsiasi o con una preziosa corona ,ma con un copricapo dall’apice appuntito ,come a voler rivolgersi verso gli infiniti spazi del cielo ,proteso con il rito a raggiungere i luoghi senza tempo dell’eternità.
ROMA Dicembre 2001 NOVELLO PAGANI
Riporto questa profonda considerazione dell’angelica Vittoria Guerrini, alias Cristina Campo.Novello Pagani rimase fortemente segnato dalla conoscenza e dalla breve frequentazione della Campo ,che a suo dire gli condizionò la restante esistenza.
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