lunedì 15 dicembre 2008

In morte di Elémire Zolla

Elémire Zolla



Il Sacro e la tradizione
perenne contro i falsi miti del progresso e
dello pseudo-illuminismo



di Vittorio Vanni



Giovedì 30 maggio alle ore 17 è deceduto Elémire Zolla, nella Montepulciano dove aveva voluto passare gli ultimi anni della sua vita. Nato a Torino il 8 luglio 1926, fu allievo di Mario Praz, fino a sostituirlo, alla sua morte, nella cattedra di letteratura anglo-americana della Sapienza di Roma. Studioso insigne della tradizione, i suoi interessi si volsero in questo vastissimo campo, in particolare sul misticismo, la magia, l’alchimia ed il Sufismo, in cui intravedeva una persistenza, rara nell’esoterismo, della tradizione orale ed elitaria, l’unica che non produca degenerazioni nei concetti iniziatici. Critico del mondo moderno, sulla scia dei grandi tradizionalisti quali Guénon, Evola, Coomaraswamy, Schuon, Eliade ecc., nel 1971 quando al vecchio mondo immobile ed obsoleto si credette di poter sostituire paradigmi altrettanto obsoleti e oscuri, volle scrivere un testo, Che cos’è la tradizione, che differenziasse ciò che è eterno da ciò che è transeunte. La sua opera, profonda ed inquieta, esplorò culture lontane nello spazio e nel tempo, nella diffidenza verso un Occidente ed una modernità sempre più lontana da una spiritualità che - innata nell’uomo – nel nostro ciclo storico, l’età oscura è negata e sottilmente indirizzata verso degenerazioni perverse e strumentali. La grande intellettualità di Elémire rimane nelle sue opere, quella spirituale nel deposito cosmico ed universale dei Maestri passati. Noi massoni possiamo solo abbassare i nostri labari abbrunati, con rispetto, riverenza e commozione, verso un testimone vigile ed un attore importante del tempo dell’attesa, fino a che la grande rivoluzione solare ritorni al suo punto d’inizio, al momento eterno dell’oro spirituale.



(da “Erasmo Notizie” – n. 11 – 15 giugno 2002

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