L'ASTRONOMIA E LE FESTE LITURGICHE CRISTIANE
di Adriano Gaspani
Il calendario della Chiesa
Cesare, nel calendario che da lui prese il nome, aveva fissato la data
dell'equinozio di primavera al 24 marzo, ma avendo fissato la lunghezza
dell' anno in 365.25 giorni, mentre in realta' esso vale 365.2422, col
passare degli anni si pervenne ad un notevole sfasamento tra la data
effettiva di equinozio e quella che era predetta dal calendario.
Dopo solamente 130 anni, la differenza tra le date ammontava gia' a circa 1
giorno, per cui quando, nel 325 d.C. venne convocato il Concilio di Nicea,
l'equinozio di primavera si verificava tre giorni prima della data stabilita
dal calendario di Giulio Cesare: quindi i padri conciliari stabilirono che
l'equinozio di primavera dovesse essere fissato al 21 Marzo, data che e'
rimasta in vigore fino ai nostri tempi e lo e' tuttora.
Nonostante l'aggiustamento della data equinoziale, la lunghezza dell'anno
non venne migliorata dai padri conciliari che su attennero al consueto
valore di 365.25 giorni, che e' un poco maggiore del vero.
Ben presto, si rilevo' nuovamente una discordanza tra le date del
calendario e i principali fenomeni astronomici, che andava progressivamente
aumentando col passare dei secoli, finche' si rese necessaria una riforma
radicale operata nel 1583 da Papa Gregorio XIII; in precedenza vennero
operati vari tentativi di correzione del calendario, dal Medioevo fino al
1582, ma senza alcun successo anche se vi contribuirono astronomi e studiosi
di fama come John of Hollywood (il Sacrobosco), Robert Grossetete, Roger
Bacon e piu' tardi Pietro d'Ailly, Nicola Cusano e Giovanni Muller detto il
Regiomontano.
Fu papa Gregorio XIII che nel 1582 con l'aiuto di valenti studiosi, tra i
quali l'astronomo padre Cristofo Clavio e il medico Luigi Lilius, decreto'
la riforma che produsse quello che oggi va sotto il nome di calendario
gregoriano.
Se si vuole che formalmente l'equinozio di primavera cada sempre il 21
Marzo, e' necessario che oltre agli anni bisestili che si succedono, come
nel calendario giuliano al ritmo di uno di 366 giorni ogni tre anni di 365,
siano bisestili anche quegli anni secolari che, tolti i due zeri, diano un
numero divisibile per quattro.
In questo modo ogni quattro secoli vengono tolti tre giorni rispetto al
calendario giuliano e il valore medio dell'anno gregoriano diventa di
365.2425 giorni.
Inoltre, per semplificare l'introduzione del nuovo calendario fu decretato
che il 4 ottobre 1582 fosse immediatamente seguito dal 15 ottobre, togliendo
in tal modo i dieci giorni di sfasamento che si erano accumulati tra il
calendario giuliano e quello gregoriano.
Il 4 ottobre fu scelto in modo che i frati francescani potessero celebrare
in quell'anno la festa di San Francesco, ma anche perche' papa Gregorio
XIII, essendo bolognese, non volle privare la sua citta' della festa di
S.Petronio.
Il computo gregoriano del tempo fu immedietamente accolto dalle nazioni
cattoliche, quali l'Italia e la Spagna e poi, in alcuni casi anche molto
piu' tardi, da tutte le altre, almeno per usi civili e politici (nel 1700 i
Paesi Bassi, nel 1752 la Gran Bretagna, etc.).
Eseguendo i calcoli necessari si rileva che il calendario gregoriano
contiene un errore residuo di 1 giorno ogni 3000 anni rispetto alle stagioni
astronomiche, valore che per ora risulta sufficentemente contenuto per tutte
le esigenze della vita quotidiana dell'epoca moderna.
Le feste cristiane fondamentali e le stagioni
La Chiesa, gia' agli albori del Cristianesimo, adotto' il calendario
giuliano riformato da Giulio Cesare apportandovi pero' alcune modificazioni
per tener conto della Pasqua e delle altre feste "mobili" liturgicamente
importanti.
Il calcolo della Pasqua fu sempre uno dei problemi piu' importanti nella
calendariologia della Chiesa.
Il calcolo della data della Pasqua richiedeva il calcolo esatto del
plenilunio piu' prossimo alla data dell'equinozio di primavera.
Per questo calcolo la chiesa romana adotto' gia' dai primi tempi il ciclo
di Metone, lungo 19 anni solari tropici in cui sono comprese 235 lunazioni.
Il Ciclo di Metone stabilisce che ogni 19 anni solari tropici una
determinata fase lunare si ripete, in media, negli stessi giorni dell'anno
giuliano.
Nell'alto medioevo il sistema numerico maggiormente utilizzato era quello
romano che, come e' noto, e' un sistema a trasposizione letterale in cui
a determinate quantita' numeriche corrispondono talune lettere dell'alfabeto
latino.
La numerazione romana oltre ad essere difficolosa dal punto di vista
dell'esecuzione dei calcoli, anche dei piu' semplici, non include lo zero,
il cui concetto era pressoche' sconosciuto nell'Europa altomedievale
cristiana.
La riforma del calendario operata da Dionigi il Piccolo durante il VI secolo
a.C. fece iniziare il conteggio dei mesi e degli anni dall'anno 1 a.C..
Il primo di gennaio di quell'anno, l'eta' della Luna era pari ad 8 giorni,
cioe' la fase lunare visibile in cielo era il primo quarto, essendo
trascorsi per l'appunto 8 giorni dall'ultimo novilunio.
L'eta' della Luna al 1 Gennaio stabilisce l'"epatta" di quell'anno e poiche'
la differenza tra l'anno solare tropico e l'anno lunare composto da 12
lunazioni complete, vale circa 11 giorni, ogni anno l'epatta aumenta il suo
valore di 11 con la regola di sottrarre 30 qualora tale valore venga
superato dal calcolo.
A Roma, i Cristiani celebrarono per la prima volta la Pasqua nell'anno 160
d.C. e la festa cadde la prima domenica dopo il plenilunio dell'equinozio di
primavera.
Il calcolo astronomico ci dice che l'equinozio di primavera cadde il 21
Marzo, il plenilunio appena successivo fu invece il giorno 8 Aprile che era
lunedi, pr cui il giorno precedente, 7 Aprile, venne celebrata la prima
Pasqua.
Dal punto di vista teorico, la data corretta avrebbe dovuto essere
formalmente il 14 Aprile, ma essendo il plenilunio avvenuto alle ore 11
della mattina del lunedi' 8 del mese, la differenza di 12 ore tra la data
effettiva di Luna piena e la domenica fu irrilevante tenendo conto anche
della metodologia di calcolo dell'eta' della Luna che era in uso a quel
tempo a Roma.
Le prime tavole per il calcolo della data della Pasqua furono preparate da
Cirillo d'Alessandria (376-444 d.C.) ed il monaco Dionigi il Piccolo
(Dionisius Exiguus), nel 525 d.C., le estese su richiesta del pontefice Papa
Giovanni I.
La questione della data della Pasqua si rivelo' in futuro una questione
spinosissima per la chiesa di Roma.
Proprio relativamente alla data della Pasqua e alla decisione di renderla
festa mobile possiamo osservare che la Chiesa Celtica mise in evidenza
quanto fosse disunita.
Infatti, nel III e IV secolo d.C. avvennero furiose dispute a cui
parteciparono i piu' eminenti esponenti delle varie comunita' cristiane
distribuite lungo il territorio europeo, relativamente ai differenti metodi
di calcolo della data della festa piu' importante per la cristianita'
durante l'anno solare tropico.
Le dispute assunsero per anni toni feroci fino ad arrivare all'adozione
di un algoritmo di calcolo basato sul ciclo di Dionigi il Piccolo.
Per calcolare la ciclicita' della data della Pasqua dobbiamo tenere conto
della periodicita' con cui la domenica cade entro il ciclo settimanale nel
calendario giuliano (ricordiamo che la riforma gregoriana sara' eseguita
solamente nel 1582) che prevede che ogni 7 anni comuni le domeniche cadano
nelle stesse date lungo l'anno giuliano, della periodicita' quadriennale
dell'anno bisestile e del ciclo di Metone che vale 235 lunazioni pari a 19
anni solari tropici.
La Domenica di Pasqua si ripetera' quindi nello stesso giorno di calendario
giuliano ogni 4 x 7 x 19 = 532 anni.
Questo ciclo e' noto come "Ciclo di Dionigi", da Dionigi il Piccolo
che, come detto in precedenza, nel VI costrui' una tavola utile per
calcolare e predire la data della Pasqua avanti e indietro nel tempo.
Questo personaggio fu il primo ad introdurre l'uso di contare gli anni
partendo dall'anno della nascita di Cristo, ma in modo tale che mancasse
l'anno "zero", usanza tutt'ora in vigore, che fu pesantemente criticata
dal monaco anglo Beda il Venerabile circa quattro secoli dopo.
Il ciclo di 532 anni fu utilizzato anche da altri autori per il calcolo
delle date della Pasqua.
Nel 457 d.C. Vittorio d'Aquitania pubblico' il "Canon Paschalis", opera
interamente dedicata al metodo di calcolo della data della Pasqua.
Egli sembra abbia per primo combinato il ciclo di Metone con con il
ciclo di ripetizione domenicale di 7 x 4 = 28 anni ottenendo il valore
di 532 anni giuliani citato sopra, mezzo secolo prima di Dionigi il Piccolo.
Vittorio d'Acquitania suggeri' anche di iniziare il computo degli anni
dal plenilunio seguente la crocifissione di Gesu'.
Comunque il periodo di 532 anni appare anche nell'opera "Computus
Paschalis sive de indicationibus cyclis solis et lunae" attribuita, con
qualche dubbio, a Magno Aurelio Cassiodoro fondatore del monastero di
Vivarium, in Calabria, datata 562 d.C.
Successivamente, nel VII secolo, anche Beda il Venerabile si occupo' del
problema compilando estese tavole fino all'anno 1200 ("De Paschae
Celebratione Liber").
Solamente dopo il Concilio di Orleans svoltosi nel 541 abbiamo una graduale
accettazione del metodo basato sul Ciclo di Dionigi all'interno della Chiesa
Celtica, la quale seguiva invece il Ciclo di Anatolio di Laodicea, basato
su un periodo di ripetizione lungo 84 anni solaro tropici.
Nell'Irlanda meridionale esso fu adottato nel 630 d.C., ma solo nel 703 in
alcune parti della Britannia e nel 731 in altre.
Nella terra dei Picti (attuale Scozia) e nel territorio dove l'Abbazia
di Iona aveva la sua maggiore influenza, il Ciclo di Dionigi fu adottato
nel 716.
Le comunita' cristiane celtiche gallesi lo adottarono solamente nel 768.
Infatti durante il Sinodo di Whitby svoltosi nel 664 e presieduto dal
re Oswy di Northumbria, la maniera celtica di osservare la data della
Pasqua, come era stata caldeggiata da Colman vescovo di Northumbria
e dall'Abbadessa Hilda, cioe' fissa al 25 Marzo, fu sostituita dalla
maniera romana, stabilita durante il concilio di Nicea e basata sul
plenilunio equinoziale come fu fortemente voluto da Agilberto vescovo dei
Sassoni dell'Ovest.
Tornando al monaco Dionigi, egli, nel 526, tento' di determinare la data
della nascita di Cristo che, secondo i suoi calcoli, risulto' essere il 25
Dicembre dell'anno 753 dopo la fundazione di Roma, (ab Urbe Condita).
La data del 25 Dicembre, che in quegli anni era coincidente con il giorno
del solstizio d'inverno, fu strategicamente scelta in modo da far coincidere
festa cristiana del Natale con quella pagana del Dies Natalis Sol Invictus
festeggiata dai seguaci del culto del dio Mitra.
In realta', da studi storici, risulterebbe che Cristo sia nato attorno
all'anno 6 a.C. e non al solstizio d'inverno, ma piu' probabilmente nel mese
di Settembre.
L'inizio dell'era cristiana cioe' l'anno 1 d.C., avvenne quindi, secondo
Dionigi, nel 754 ab Urbe Condita.
Durante il IV secolo d.C., i cristiani celebravano con grande solennita'
l'Epifania (6 gennaio) e l'anniversario del battesimo di Cristo.
Il Natale di Cristo divenne importante nella serie di festivita' cristiane a
Roma e in altri luoghi solamente nel V secolo.
La Chiesa, molto spesso, fece coincidere le date delle feste principali
della liturgia cristiana con le date delle feste pagane gia esistenti,
appoggiandosi pero' alle Sacre Scritture.
Fu stabilita inoltre una concordanza tra gli avvenimenti piu' importanti
della vita di Cristo e quelli del suo precursore, Giovanni Battista, con le
date astronomicamente piu importanti lungo l'anno.
Il Natale fu fatto corrispondere al solstizio d'inverno (25 Dicembre) quindi
facendo i necessari calcoli, la nascita del Precursore, Giovanni Battista,
veniva ad essere molto prossima al solstizio estivo.
Secondo questo schema, la Concezione di Gesu', cioe' l'Annunciazione a
Maria, o Incarnazione che dir si voglia, che doveva essere 9 mesi prima
del Natale, andava a coincidere con l'equinozio di primavera che a quei
tempi era il 25 Marzo, data vicino alla quale si celebrava anche la morte di
Gesu' e la sua Resurrezione.
La concezione di Giovanni Battista (l'Annunciazione ad Elisabetta) fu
fissata quindi all'equinozio di autunno, cioe' il 24 settembre.
Ciascuna delle date rilevanti durante l'anno corripondeva ad una ben precisa
posizione dei punti di levata e di tramonto del Sole all'orizzonte
astronomico locale.
I punti di levata e di tramonto solari solstiziali dipendono anche dalla
latitudine del luogo dove l'osservatore e' posto.
Questa corripondenza tra liturgia e la posizione del Sole sulla sfera
celeste era ovviamente strettamente simbolica e era caratterizzata anche da
un profondo significato mistico.
La nascita di Gesu' e la creazione del nuovo mondo cristiano avvengono nel
giorno del solstizio invernale, quando i punti di levata e di tramonto del
Sole all'orizzonte astronomico locale raggiungono la massima disgressione
meridionale e l'altezza apparente raggiunta nel cielo dall'astro diurno e'
la minima possibile.
In quel giorno le ore di luce sono poche, mentre la notte dura a lungo, ma
dopo quel giorno i punti di levata e di tramonto del Sole iniziano
nuovamente a spostarsi lungo l'orizzonte, in direzione nord, la durata del
giorno aumenta, quella della notte diminuisce e tutto il ciclo stagionale
si rinnova.
La concezione e la morte di Gesu' cioe', simbolicamente, il rinnovamento
dell'uomo, cade quindi vicino alla data dell'equinozio di primavera.
La nascita di Giovanni Battista e' posta invece al solstizio estivo, quando
la stagione e' pienamente matura, mentre la concezione del Battista
corriponde all'equinozio d'autunno, una data che precede il solstizio
invernale, cioe' la nascita di Cristo.
Le feste dei santi vengono celebrate sempre nella data della loro morte,
poiche' secondo la Chiesa questo e' stato il momento piu' importante della
loro esistenza in quanto e' proprio questo momento che segna la rinascita
del santo alla vita eterna.
Il Computo Ecclesiastico
La festa fondamentale per il Cristianesimo e' la Pasqua la quale era, ed e'
anche attualmente celebrata in una certa data lungo l'anno secondo ben
determinati vincoli di carattere astronomico che richiedono tra le altre
cose la conoscenza precisa della lunghezza del mese sinodico lunare per
poter calcolare in anticipo il giorno di plenilunio e la capacita' di
determinare esattamente il giorno in cui avviene l'equinozio di primavera.
Il calcolo della data della Pasqua quindi, esigeva la conoscenza di talune
regole di calcolo che permettessero in maniera relativamente semplice di
risolvere il problema e di pianificare in anticipo la data della festa.
Va tenuto presente che durante il Medioevo erano del tutto sconosciuti non
solo i parametri orbitali della Terra e della Luna con i quali gli astronomi
moderni sono in grado di determinare con notevole accuratezza sia la
posizione della Luna nel cielo sia le date delle fasi piu' importanti.
Durante il Medioevo erano usati algoritmi ripetitivi molto semplici la cui
accuratezza nel predire la fase della Luna era dell'ordine di circa 1
giorno.
La Pasqua infatti, come fu stabilito durante il Concilio di Nicea, deve
cadere la domenica che segue la prima luna piena dopo l'equinozio di
primavera.
Il plenilunio era calcolato, secondo le regole del Computo Ecclesiastico
come il quattordicesimo giorno dopo il plenilunio.
In questo contesto l'Eta' della Luna e quindi il suo calcolo veniva a
rivestire un ruolo di fondamentale importanza.
L'Eta' della Luna e' il numero di giorni trascorsi dal giorno dell'ultimo
novilunio ed essa varia quindi tra 0 e 29.53 giorni essendo quest'ultima
la lunghezza approssimata del mese sinodico lunare.
A prima vista si potrebbe arguire che la determinazione dell'eta' della
Luna era cosa semplice in quanto bastava alzare gli occhi al cielo per
osservare direttamente l'aspetto del nostro satellite, ma in realta' la
problematica era ben diversa per almeno due motivi.
Il primo era che l'osservazione diretta della Luna ci rivela solo
approssimativamente la sua Eta', mentre il secondo motivo prevede la
necessita' di eseguire le predizioni richieste ad esempio dalla
pianificazione in anticipo della data della Pasqua per svariati anni nel
futuro.
Era quindi necessario disporre di un calendario e di un algoritmo di
calcolo che fosse nello stesso tempo semplice e sufficentemente accurato.
Il Computo Ecclesiastico e' l'insieme delle regole che venivano utilizzate
nell'antico calendario della Chiesa per individuare con facilita' la data
della Pasqua e quella delle altre feste mobili che dipendono da essa.
Nel giorno di plenilunio l'eta' della Luna sara' 14 giorni, basando pero' il
conteggio sulla data di novilunio ecclesiatico, che e' prossimo, ma non
coincidente con quello astronomico.
All'interno del computo ecclesiastico la principale periodicita' della Luna
e' il Ciclo di Metone il quale ci dice che ogni 19 anni solari tropici una
determinata fase della Luna si ripete alla stessa data del Calendario
Giuliano.
Infatti in 19 anni da 365.25 giorni esatti abbiamo quasi esattamente 235
lunazioni complete.
Il ciclo di 19 anni solari durante i quali le fasi lunari si ripetono
esattamente in corrispondenza dello stesso ciclo stagionale fu scoperto nel
V secolo a.C. da un astronomo e filosofo greco di nome Metone.
Formalmente il Ciclo di Metone puo' essere riassunto nel modo seguente:
255 rivoluzioni draconitiche = 235 sinodiche = 1 ciclo di Metone
Un ciclo metonico puo' quindi essere ottenuto sommando al ciclo di Saros
(18 anni piu' 11 giorni) un anno lunare formato da 12 lunazioni complete
per un totale di 354 giorni.
Infatti:
18 anni e 11 giorni + 354 giorni = 19 anni solari medi
questo implica che ogni 235 lunazioni complete una generica fase lunare si
ripete nella stessa data del calendario giuliano.
All'inizio di ogni ciclo la fase lunare corrisponde esattamente a quella che
aveva all'inizio dei cicli precedenti, quindi nota la sequenza dei pleniluni
durante un ciclo metonico e' facile ottenere tutte le sequenze dei cicli
successivi e di quelli precedenti.
E' anche possibile calcolare tutta la sequenza delle fasi lunari in un dato
anno conoscendo la sua posizione entro il ciclo di Metone in corso.
Il numero che indica questa posizione fu chiamato "Numero d'Oro" considerata
la sua grande importanza nel computo dei noviluni.
Durante il Concilio di Nicea, venne deciso di fissare come origine dei cicli
lunari ecclesiatici al primo anno antecedente l'Era Volgare, questo rese
facile calcolare il Numero d'Oro per qualsiasi anno.
Il calcolo matematico del Numero d'Oro prevede la divisione dell'anno
aumentato di 1 per 19.
Il risultato della divisione sara' il ciclo di Metone in corso, mentre il
resto della divisione sara' il Numero d'Oro.
Ad esempio, nel caso dell'anno 2000, dividendo 2001 per 19 si ottiene 105
con il resto di 6, quindi il ciclo di Metone attualmente in corso e' il
105-esimo, (iniziato nel 1994) e il Numero d'Oro vale 6, che significa che
l'anno 2000 e' il sesto anno del 105-esimo ciclo metonico entro l'Era
Volgare.
Entro il ciclo di Metone di riferimento, Dionigi il Piccolo, nel 525 d.C.,
fisso' il punto di partenza per il ciclo lunare ecclesiastico.
Infatti fu stabilito che il 1 Gennaio dell'anno 1 a.C la Luna avesse un'eta'
pari a 8 giorni, quindi la sua fase fosse di 1 giorno successiva al primo
quarto.
Il ciclo lunare ecclesiatico e' quindi il ciclo di Metone fasato con
il punto di partenza stabilito da Dionigi il Piccolo.
In questo contesto il numero di cicli metonici trascorsi (ad esempio il 105
nel caso dell'anno 2000) viene denominato "Numero del Ciclo Lunare".
Le regole del Computo Ecclesiatico contemplano un altro parametro utile a
fissare la data del plenilunio pasquale in un dato anno: l'Epatta.
L'Epatta rappresenta l'eta' della Luna al 31 Dicembre dell'anno
precedente.
Il calcolo dell'Epatta per un determinato anno puo' essere eseguito
facilmente partendo dal numero d'oro.
Infatti per il periodo che va dal 1900 al 2099 l'Epatta risulta
calcolabile semplicemente considerando il Numero d'Oro, dell'anno in corso,
diminuito di 1, moltiplicandolo per 11 e dividendo il risultato per 30.
Questo calcolo ha senso in quanto la differenza tra la lunghezza dell'anno
solare (365 giorni) e quello lunare formato da 12 lunazioni complete (354
giorni) e' pari a 11.
La divisione per 30, valore approssimato per ecccesso della lunghezza della
lunazione media espressa in giorni, ci riconduce all'eta' della Luna
all'inizio dell'anno.
Puo' capitare che il valore dell'epatta risulti negativo, in questo
caso si aggiunge 30 al suo valore ottenendo il valore corretto.
Infatti nel 2000 essendo il numero d'oro N=6 avremo l'epatta E=24, ma dal
1 Marzo in poi, fino a quel giorno l'epatta fu 13 che e' l'eta' della Luna
il giorno 31 dicembre 1999.
Rimane ora da mostrare come sia possibile il calcolo dell'eta' della Luna
per un qualsivoglia giorno dell'anno.
Chiamando con P l'eta' della Luna da determinare, essa risultera' dalla
somma di tre termini:
P = m + d + e
in cui "m" e' il numero d'ordine del mese in cui e' compresa la data per
la quale il calcolo deve essere svolto, il termine "d" e' il numero d'ordine
del giorno nel corso del mese, quindi "d" sara compreso tra 1 e 31 a seconda
dei mesi.
Il terzo termine, cioe' "e" e' esattamente l'epatta dell'anno considerato.
Nel caso che l'eta' della Luna P risulti dal calcolo maggiore di 30, viene
tenuto solo cio' che rimane dopo aver sottratto 30 cioe' l'eta' della Luna
sara' P-30.
Il punto di partenza per il conteggio di "m" e' il mese di Marzo durante
il quale, il giorno 25, si riteneva, in accordo con la riforma del
calendario operata da Giulio Cesare, avvenisse l'equinozio di primavera e in
molti luoghi questa data rappresentava anche con il capodanno.
Il mese di Marzo e' quindi caratterizzato da un indice m=1, Aprile avra' m=2
e cosi' via finche' Dicembre avra' m=10, Gennaio m=11 e Febbraio m=12.
Il Marzo successivo tornera' ad avere m=1 e cosi' via.
Ad esempio, calcoliamo l'eta' della Luna per il 21 Gennaio 2000.
In questo caso avremo e=13, m=11 e d=21 i quali portano alla somma P=45 la
quale essendo superiore a 30 richiede la sottrazione di questo valore,
quindi quel giorno l'eta' della Luna fu P=45-30=15.
Tale valore corrisponde esattamente al plenilunio e cosi' fu infatti
all'alba di quel giorno si ebbe un'eclisse di Luna la quale e' possibile
quando la fase della Luna e' piena.
Ora proviamo a calcolare l'eta' della Luna, all'indietro, per il 5 Settembre
2012.
Nel 2012 sara' il 18-esimo anno del 105 ciclo di Metone, quindi l'epatta
sara' e=6
In questo caso, Settembre e' il settimo mese partendo ma Marzo, quindi m=7.
Tenendo conto che d=5 allora risulta P=5+7+6=18 quindi sono trascorsi 3
giorni dal plenilunio per cui il 5 Settembre 2012 la Luna avra' una fase
compresa tra il plenilunio e l'ultimo quarto.
Il computo della Domenica di Pasqua
La data di novilunio del mese di Marzo di qualsiasi anno si otterra' quindi
sottraendo l'epatta propria dell'anno in corso dal numero 30, di conseguenza
la data del plenilunio del mese di Marzo si otterra' aggiungendo 14 giorni
(mezzo mese sinodico ecclessiatico).
Tale plenilunio sara' pasquale se il risultato sara' maggiore o uguale a 21,
(cioe' se il plenilunio cadra' dopo il 21 Marzo) quindi la Domenica
successiva alla data di plenilunio sara' la domenica di Pasqua.
Un problema connesso con quello del calcolo del plenilunio pasquale riguarda
il fatto che la Pasqua debba obbligatoriamente cadere di domenica, quindi e'
necessario sapere in che giorno dell'anno cade la prima domenica di Gennaio.
Cio' equivale a stabilire la fasatura della settimana rispetto all'anno
solare in corso.
A cio' si e' rimediato introducendo nel computo ecclesiastico la cosiddetta
"Lettera Domenicale".
Infatti chiamando con A, B, C, D, E, F, G i primi sette giorni dell'anno
fu stabilito di indicare con una di queste lettere il giorno in cui cade
la prima domenica dell'anno.
La corrispondenza tra la data e la lettera domenicale e' il seguente:
Data Lettera Domenicale
1 Gennaio A
2 Gennaio B
3 Gennaio C
4 Gennaio D
5 Gennaio E
6 Gennaio F
7 Gennaio G
Ovviamente nota la lettera domenicale dell'anno in corso sara' facile
stabilire quale sia la domenica piu' vicina al plenilunio successivo
all'equinozio di primavera.
Il calcolo della lettera domenicale secondo il computo ecclesiastico e'
piuttosto noioso.
Infatti si deve considerare la parte non secolare del numero che
identifica l'anno in corso (per esempio per il 1996 sara' 96, per il
2020 sara' 20 e cosi' via), la si divide per 4 e si somma il dividendo
al quoziente cosi' ottenuto.
A questo punto il risultato va diviso per 7 poi si sottrae il resto della
divisione da 7.
Successivamente si aggiunge il numero 7 alla differenza risultante dalla
operazione predecente se l'anno considerato fa parte del XX secolo,
oppure 1 se l'anno fa parte del XXI secolo.
Il risultato deve ora essere diviso nuovamente per 7 e il resto ottenuto
indichera' la lettera domenicale secondo il seguente schema:
Resto Lettera Domenicale
0 G
1 A
2 B
3 C
4 D
5 E
6 F
Bisogna tener presente che la lettera domenicale determinata con questo
metodo vale per tutto l'anno solo se esso non e' bisestile.
In caso di anno bisestile, la lettera trovata vale solo per i mesi di
Marzo e seguenti, mentre per Gennaio e Febbraio vale la lettera
immediatamente seguente (alla lettera F segue ciclicamente la G e la
successiva alla G e' la A).
Il simbolismo mistico della Pasqua
Come abbiamo visto la celebrazione della Pasqua era connessa a tutta una
serie di problemi di carattere matematico e astronomico, non dobbiamo pero'
trascurare le valenze simboliche della piu' importante festa della liturgia
cristiana.
La Pasqua e' il mistero centrale del cristianesimo, e rappresenta il
"passaggio" (Pesah), dalla morte alla vita, il passaggio di Cristo e con Lui
di tutti gli uomini di questo mondo alla vita eterna.
Questo passaggio dalla morte alla vita venne raffigurato come l'uscita dalle
tenebre e la corrispondente entrata nella luce, secondo quanto stabilito
nelle Sacre Scritture.
La base scritturale della festa della Pasqua presiede a tutto il simbolismo
di questa festivita' che utilizza le immagini simboliche del fuoco, della
luce e dell'acqua, le quali riprendono quelle tipiche delle antiche
religioni solari, in connessione con il periodo dell'anno prossimo
all'equinozio di primavera che rappresenta la primavera cioe' il tempo del
rinnovamento della natura.
Sia la Pasqua che il Natale sono feste di rinnovamento: la rinascita del
Sole, la seconda e la rinascita della natura, la prima.
Il simbolismo solare della Pasqua differisce pero' da quello del Natale, in
quanto quest'ultimo non contempla un ruolo operato dalla Luna per la
determinazione della data di celebrazione, ma esclusivamente il periodo di
massima disgressione meridionale dei punti di levata e di tramonto del Sole
all'orizzonte astronomico locale, in parole povere: il solstizio d'inverno.
La data della Pasqua invece richiede la giusta combinazione del ciclo solare
con quello lunare il quale influisce maggiormente sul calcolo della domenica
piu' appropriata per la celebrazione della festa.
La connessione tra la Pasqua e il plenilunio deriva da un'antica tradizione
secondo la quale i giorni di Luna piena erano considerati dei giorni sacri,
in quanto corrispondenti ad una particolare posizione reciproca del Sole e
della Luna importante dal punto di vista mitico.
Questa sacralita' era maggioremente importante nel caso dei pleniluni
coincidenti, o molto prossimi, all'equinozio di primavera.
In questa prospettiva il mese di Marzo, in cui era posto il giorno
dell'equinozio, era considerato il primo mese dell'anno nuovo e non a caso i
romani stabilirono il capodanno al 25 Marzo, praticamente coincidente con il
giorno di equinozio.
Questo era il modo di vedere le cose a Roma fino al tempo di Giulio Cesare,
autore della riforma che adotto' un calendario esclusivamente basato sul
Sole trascurando completamente la Luna nel computo del tempo.
Lo stesso avveniva presso gli Ebrei, dove il mese di Nishan, il mese
dell'equinozio, era considerato il primo mese dell'anno.
L'idea dell'inizio dell'anno posto in concomitanza con l'equinozio di
primavera si diffuse nel mondo romano importata dall'oriente.
Presso i Celti invece la situazione era diversa, in quanto il capodanno era
celebrato in occasione della festa di Trinvxtion Samoni (le tre notti di
Samonios) poste al secondo giorno della seconda quindicina del mese di
Samonios, primo mese dell'anno, 17 giorni dopo il primo quarto di Luna che
per i Celti stabiliva l'inizio dei mesi, degli anni, e dei "saecula" che
presso queste popolazioni duravano 30 anni.
Tale festa era solo parzialmente connessa con il Sole in quanto il fenomeno
astronomico base per la celebrazione della festa era di tipo stellare e
cioe' il giorno della levata eliaca della stella Antares, nella
costellazione dello Scorpione, la quale, durante l'eta' del Ferro, diveniva
per la prima volta visibile all'alba, prima del sorgere del Sole, grosso
modo all'inizio di Novembre, nei terrirori della Gallia.
La Pasqua degli Ebrei invece si festeggiava nel giorno del primo plenilunio
dopo l'equinozio di primavera, e i loro calcoli portarono l'inizio del mese
e dell'anno ebraico quattordici giorni prima della data effettiva
dell'equinozio di primavera in modo che la data della Pasqua ebraica,
essendo celebrata il 14 Nishan, oscilla fra l'8 Marzo e il 4 Aprile del
calendario gregoriano, coincidendo quindi con il primo plenilunio dell'anno.
Gli antichi ebrei consideravano comunque sacri i quattordici giorni
precedenti il plenilunio in quanto questo periodo era quello richiesto alla
Luna per lottare contro le tenebre e crescere gradualmente dallo stato di
invisibilita' del novilunio fino alla luce della Luna piena.
Nella liturgia cristiana questi quattordici giorni che precedono il
plenilunio pasquale corrispondono simbolicamente al periodo della Passione
di Cristo.
Si nota quindi come, nella liturgia cristiana, il compito del simbolismo
lunare sia quello di rafforzare il simbolismo solare legato al Cristo.
Il Sole ad ogni tramonto attraversa la porta occidentale del cielo per
scendere nell'Altro Mondo, attraversandolo e riapparendo per la porta
orientale del cielo piu' sfavillante che mai il mattino successivo.
Nel Medioevo il ciclo quotidiano del Sole si adattava simbolicamente molto
bene alla figura del Cristo, il Sole della Giustizia, che discendeva agli
Inferi per rianimare i morti e risaliva al mattino di Pasqua.
Il ciclo quotidiano del giorno e della notte riproduceva analogicamente il
ciclo annuale del Sole, in cui la notte corrispondeva all'inverno che era
la stagione centrata sul solstizio invernale e il mattino al periodo
primaverile centrato sulla data dell'equinozio di primavera.
Questo simbolismo legato al sorgere quotidiano del Sole nel settore
orientale dell'orizzonte diede origine durante il Medioevo a regole ben
precise secondo le quali l'edificazione dei luoghi di culto, siano essi
stati oratori, chiese o cattedrali, dovette essere operata in modo da essere
perfettamente aderente ai significati simbolici che le varie direzioni
astronomiche ebbero.
E' chiaro allora che l'architettura di ogni luogo di culto doveva
racchiudere un profondo significato cosmogonico codificato secondo rigorose
leggi matematiche, geometriche e astronomiche, che ancora oggi e' possibile
rilevare analizzando opportunamente le strutture che sono sopravvissute
attraverso i secoli fino ai giorni nostri.
lunedì 15 dicembre 2008
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1 commento:
ottimo articolo, grazie.
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