Il terrapieno di Veronella
di Giuliano Romano
l'Astronomia n. 15 (marzo-aprile 1982) pp. 29-31
La ricerca dei possibili riferimenti astronomici che vi possono essere su certi monumenti preistorici o protostorici costituisce un campo di studio di estremo interesse. L'archeoastronomia, il ramo della scienza che si occupa di queste indagini, ha sempre destato l'attenzione di astronomi particolarmente sensibili ai problemi del passato ed ha interessato notevolmente anche gli archeologi i quali, talvolta con spirito critico, hanno scorto in questo tipo di ricerca una nuova angolazione sotto la quale è possibile indagare antiche manifestazioni culturali.
Maggiore è il numero dei dati scientifici che confluiscono in una specifica ricerca, anche se provenienti da altri settori della scienza, più completo può diventare il quadro che è possibile tracciare del fenomeno in studio. Nell'archeologia, l'apporto dell'astronomia, se ben inquadrato nei suoi giusti limiti, può essere di grande utilità. Conoscere, per esempio, il livello al quale erano giunti gli antichi, in special modo i popoli della preistoria, nello studio dei fenomeni celesti significa fornire dei dati fondamentali per l'interpretazione dell'ambiente culturale nel quale vivevano quelle genti.
Purtroppo questo aspetto della ricerca astronomica, forse per le sue pratiche difficoltà, ha avuto in Italia pochi cultori e i dati che sono stati ottenuti sono quindi scarsi e del tutto insufficienti per poter offrire elementi sufficienti per un lavoro di interpretazione della scienza del passato. In un articolo precedente [v. l'Astronomia n. 4, pag. 8] sono state esposte, in forma riassuntiva, alcune conclusioni ottenute dallo studio dei principali monumenti europei e s'è accennato anche a quelle poche ricerche che sono state fatte in Italia in questo campo.
Vale la pena di ritornare sull'argomento con maggior dettaglio anche perché recentemente sono stati ottenuti alcuni risultati assai interessanti in una serie di ricerche a largo respiro che da alcuni anni l'autore, assieme all'archeologo M. Tonon, sta conducendo nella regione veneta e nel Friuli. Il lavoro non è privo di difficoltà: in primo luogo perché non è facile rintracciare con sicurezza le strutture sulle quali eseguire le indagini e poi perché molto spesso le costruzioni sono mal ridotte sia a causa del degrado naturale che per l'incuria degli uomini.
Quando si analizza un monumento sotto l'aspetto astronomico, il lavoro va affrontato secondo un piano ben preciso, studiato nei minimi particolari, per poter organizzare poi le misure nel miglior modo possibile. Va esaminata con cura la topografia del luogo, il paesaggio, l'aspetto dell'orizzonte, la posizione geografica, il clima e soprattutto bisogna tener conto di quanto l'esperienza dell'archeologo, col quale si collabora, può fornire riguardo all'interpretazione delle varie strutture che devono essere considerate.
Le misure d'orientamento, che sono eseguite unicamente a mezzo di osservazioni astronomiche essendo queste le più sicure, vengono analizzate con cura tenendo conto di tutti quei fattori di disturbo che possono influenzare i dati finali. Quasi sempre, specialmente in presenza d'un orizzonte impedito da colline o da montagne, è necessario eseguire una lunga serie di rilievi topografici sui quali poi è possibile collocare esattamente i vari corpi celesti che servono di riferimento, nel momento in cui essi sorgono all'orizzonte oppure tramontano.
Quei pochi monumenti preistorici che rimangono ancora abbastanza conservati nelle loro principali strutture possono offrire, in certi casi, interessanti indicazioni sulla loro probabile utilizzazione per scopi astronomici. L'orientamento di certe strutture verso i punti dell'orizzonte ove sorge o tramonta il Sole nei solstizi, per esempio, o negli equinozi, può far sospettare che il monumento sia stato costruito anche per indicare l'inizio delle stagioni o, in altri casi, lo scadere di date importanti per i lavori agricoli.
Se si pensa che nei tempi remoti non esistevano calendari con i quali poter regolare il lavoro dei campi, si può facilmente immaginare quale importanza assumevano le osservazioni dei punti dell'orizzonte ove sorge il Sole. Esse infatti si spostano progressivamente nell'arco dell'anno oscillando da nord-est al solstizio d'estate, fino ad un punto dell'orizzonte posto a sud-est nel solstizio invernale.
Le direzioni estreme di levata del Sole nei solstizi cambiano a seconda della latitudine del luogo perché con essa cambia anche l'inclinazione dell'equatore celeste sull'orizzonte. Vi è inoltre da ricordare che nel caso in cui l'allineamento delle strutture consenta osservazioni precise è possibile anche valutare, con una buona approssimazione, la data della costruzione del monumento. È noto infatti che l'obliquità dell'eclittica, cioè l'angolo che la traiettoria descritta dal Sole sulla sfera celeste nell'arco dell'anno, l'eclittica appunto, forma con l'equatore celeste, attualmente è di 23° 27'. Questo angolo però non è costante; con un moto lentissimo, in un ciclo di 41.000 anni, esso oscilla tra circa 22° e 24°,5.
A causa di questa variazione d'inclinazione dell'eclittica, il punto ove il Sole sorge o tramonta ad una certa data, per esempio al solstizio invernale, nello stesso luogo, cambia di secolo in secolo e se l'intervallo di tempo trascorso tra la costruzione del manufatto e l'epoca attuale è abbastanza grande, qualche migliaio d'anni, dallo spostamento dell'allineamento col punto di levata del Sole, è possibile calcolare con buona precisione il tempo trascorso. Si tratta dunque di un metodo di datazione molto importante, paragonabile a quello del carbonio radioattivo C14 o a quello della dendrocronologia o della termoluminescenza. Purtroppo, dato il tempo trascorso, non sono numerosi i monumenti antichi, specialmente preistorici, che presentano allineamenti così ben conservati da potersi prestare a queste misure, e le datazioni ottenute in questo modo sono quindi molto rare.
Fatte queste premesse esaminiamo sotto l'aspetto astronomico e geometrico un monumento preistorico che esiste a Veronella, un bel paesino di campagna che si trova spostato un po' a sud della congiungente Vicenza-Verona. Bisogna conoscere il posto per individuare la costruzione perché il suo rilievo rispetto al livello del terreno è molto modesto, quasi inapprezzabile. Si tratta di un grande terrapieno alto al più due metri, ma ampio una sessantina, che si estende a forma di ferro di cavallo per oltre 300 metri nelle due direzioni. Nella figura 1 è rappresentata schematicamente la pianta del manufatto il quale ora è notevolmente degradato a causa dell'età e dei lavori agricoli che vengono eseguiti da sempre nel suo interno.
Fig. 1. La pianta del terrapieno di Veronella. La freccia indica il nord. In alto è tracciata la pianta di una casa colonica. I vari sentieri sono tratteggiati. In basso il tracciato di un canale.
Originariamente la costruzione, probabilmente un luogo di difesa, come molti altri manufatti del genere, doveva avere una forma chiusa che sicuramente era quella di un perfetto ovale. Opere di canalizzazione e diversi altri interventi che sono avvenuti in varie epoche, hanno distrutto la parte di nord-est dando così al manufatto la forma attuale di ferro di cavallo. L'orientamento dell'ovale è diverso da quello della centuriazione romana, riconoscibile ancora nella zona, il che fa ritenere che la costruzione sia molto antica. D'altro canto alcune tracce di manufatti litici e fittili, probabilmente preistorici, sono stati trovati nell'area e ciò sembra avvalorare l'ipotesi che il terrapieno sia stato costruito molti secoli avanti Cristo. Purtroppo non sono state fatte ancora delle indagini o prospezioni archeologiche e non è possibile pertanto dare alcuna sicura datazione al monumento.
Ciò che ha interessato subito, esaminando la costruzione, è stato l'orientamento dell'asse della pianta, orientamento che è stato misurato con rilievi astronomici nella speranza che potesse fornire qualche indicazione riferibile al sorgere o al tramontare del Sole in una delle particolari epoche dell'anno. Fatti i conti non fu trovato nulla di interessante, la direzione dell'asse di simmetria della figura non corrisponde ad alcuna posizione che il Sole o la Luna assumono sull'orizzonte del luogo. Tutto sembrava indicare che, come in vari altri casi, l'orientamento fosse del tutto casuale. La cosa pareva quindi che dal punto di vista astronomico dovesse finire lì; il monumento poteva interessare solo l'archeologo o lo storico.
Rimaneva però un punto che solleticava la curiosità: la strana forma della pianta, così regolare, così perfetta; era troppo fuori del comune, troppo precisa; appariva molto, ma molto curiosa. Com'è stato possibile tracciare sul terreno un ovale del tutto regolare sul quale si è costruito poi tutto il terrapieno? La gente antica non disponeva di ingegneri che potevano progettare strane curve a mezzo di equazioni e meno ancora aveva a disposizione strumenti precisi per disegnare sul terreno una figura così regolare. Sotto sotto ci doveva essere certamente qualcosa di molto semplice ed ingegnoso; un'idea elementare che ha consentito di giungere al risultato finale. Ma qual è questo metodo così semplice ed efficace per tracciare una curva di tal genere?
Fig. 2. Il monumento potrebbe essere stato disegnato così. Sull'asse CA, diretto ove sorge il Sole al solstizio invernale, si fissino tre pali A, B, C. ed uno in D. Si leghi una corda in A lunga quanto AF e all'altra estremità si fissi un paletto appuntito per segnare sul terreno. Girata la corda attorno a B, tenendola tesa, si cammini nel senso della freccia passando per i punti 1,2 e 3. La corda dapprima descrive la semicirconferenza di sud ovest, poi, liberatasi da B, descrive l'arco di centro A; quindi impigliandosi su D descrive la semicirconferenza di nord est (punti 4,5 e 6). Slegata la corda da A e rilegata in C si può completare la figura tracciando l'arco 6, 7.
L'ovale, ora incompleto, come si può rilevare dalla pianta, è formato da quattro archi di circonferenza. Nel caso specifico essi sono: l'arco di sud-ovest, un semicerchio; i due archi laterali dell'ovale e l'ultimo semicerchio che ora è completamente distrutto. Mentre le posizioni dei centri e le lunghezze dei raggi dei primi tre cerchi possono essere ricavati dalle misure, quelle del terzo, il mancante, non si possono che ipotizzare. Quando si cercò di determinare i centri dei tre cerchi apparve immediatamente che questi, che nella figura sono indicati con le lettere A, B e C, sono disposti su una retta che è perpendicolare all'asse di simmetria della figura. Ma c'è di più, questa retta, cosa strana, è diretta proprio sul punto dell'orizzonte ove a Veronella sorge il Sole al solstizio invernale. Anzi, entro i soliti margini di errore che vi possono essere sempre in questo tipo di misure, tenendo conto della variazione dell'obliquità dell'eclittica, v'è una coincidenza quasi perfetta con la direziono solstiziale corrispondente a circa un millennio a.C. Un allineamento solstiziale, specialmente quello invernale, è un dato sempre interessante. Già in altri monumenti preistorici studiati nella zona del Veneto sono stati trovati orientamenti simili e forse sotto sotto c'è un significato probabilmente religioso. In ogni epoca infatti, e sotto varie latitudini l'abbassarsi del Sole sull'orizzonte che preannuncia l'arrivo della brutta stagione, l'accorciarsi delle giornate, il freddo che avanza, ha sempre determinato nell'animo umano un senso di melanconia e di timore. Le feste di S. Lucia nel Nord ed altre consimili, il Natale stesso che si sovrappone a feste precedenti, sono proprio nate in questa occasione. Interessante dunque a Veronella questo orientamento, ma perché esso doveva essere importante ai fini del tracciamento della pianta del monumento? In definitiva come hanno potuto disegnare su questo allineamento la figura? La risposta a questa domanda non è tardata a venire quando s'è pensato ad un metodo estremamente semplice ed elementare adatto a quei tempi. Vediamo quale.
Consideriamo il disegno della figura 2. Trovata con l'osservazione del Sole, a mezzo di allineamenti fatti per esempio con dei pali, la direziono solstiziale, si pongano in C ed in A due pali fissi sul terreno e così pure se ne metta uno in B a metà strada tra i due precedenti. Sulla perpendicolare al segmento AC, ad una distanza BD pari a BF, che vedremo più avanti essere il raggio del cerchio di sud ovest, si fissi un altro palo verticale. Si leghi quindi in A una lunga corda, nel caso specifico di Veronella doveva essere di 310 metri; sull'altro suo estremo si fissi un paletto che possa servire solo per disegnare la traccia della figura sul terreno. Tenendo tesa la corda, la si faccia ruotare attorno a B e, partendo dalla posizione 1, si incominci a tracciare sul terreno col paletto il cammino che descrive l'estremità della corda quando ci si muove attorno a B. Camminando nella direzione della freccia, da 1 verso 2, la corda facendo centro in B è costretta a descrivere la semicirconferenza di sud ovest finché giunge in F. Poi staccandosi da B, la sua estremità, che porta il paletto tracciante, è costretta a descrivere un arco di circonferenza molto più grande, quello che fa centro in A. Continuando la passeggiata, si passa nella posizione 3 e quindi, andando più oltre, si giunge al punto in cui la corda s'impiglia sul palo posto in D. Automaticamente allora il paletto tracciante è costretto a disegnare la semicirconferenza di nord est passando per i punti 5 e 6. Per completare il disegno, giunti nella posizione 6, basta slegare la corda da A e rilegarla in C; un altro breve cammino nello stesso verso consente così di terminare il tracciato.
Con una semplice passeggiata dunque, disponendo solo di una corda e di alcuni pali è possibile disegnare il perfetto ovale sul terreno con una regolarità precisa quanto quella del tracciato del plotter di un calcolatore. Che sia proprio questo il metodo che è stato seguito a Veronella? Nessuno lo può dire, perché mancano testimonianze storiche, però è molto probabile perché non credo si possano trovare altri metodi più semplici ed efficaci.
Ma vale la pena di osservare ancora un'altra curiosità, solo ipotetica. Come si diceva poc'anzi, la semicirconferenza di nord est manca e quindi ha dimensioni che sono del tutto ipotetiche. Se si suppone però che la distanza BD sia eguale al raggio BF della circonferenza di sud ovest, cosa abbastanza accettabile, allora la linea che congiunge C con D diventa una equinoziale, cioè è diretta proprio sul punto ove sorge il Sole agli equinozi; un altro importante riferimento astronomico.
Quanto abbiamo ora esposto può essere interessante ma soprattutto può dare un'idea dei possibili metodi geometrici e astronomici che venivano usati nell'antichità e nello stesso tempo può anche suggerire all'archeologo una traccia di ricerca che può forse aprire qualche nuova prospettiva.
Il monumento di Veronella, dimenticato da secoli, forse nasconde un esempio dell'antico ingegno dei nostri predecessori e proprio per questo vale la pena di rispettarlo e di proteggerlo. Così si dovrebbe fare anche per tanti altri monumenti preistorici che purtroppo subiscono il degrado o la distruzione da parte di chi non mostra abbastanza cura nel conservare un ricordo del proprio passato.
giovedì 11 dicembre 2008
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