domenica 22 febbraio 2009
STELE DI KUTTAMUVA: il più antico reperto che fa riferimento all'anima
Stele di Kuttamuwa: il più antico reperto che parla dell'anima
[Photo]
La prima evidenza scritta della convinzione religiosa della separazione tra anima e corpo nelle antiche civiltà del Medio Oriente, è stata scoperta da un gruppo di archeologi americani nel sito di Zincirli, in Turchia, vicino al confine con la Siria.
Fino a questo momento si riteneva che in tutte le culture semitiche (Arabi, Ebrei, Cananeo-Fenici, Cartaginesi) l’anima e il corpo fossero considerati indissolubili, tanto che la cremazione del defunti era espressamente vietata. Soltanto nelle popolazioni camite dell’Africa, come gli Egizi, si riteneva che dopo la morte l’anima sopravvivesse indipendentemente dal corpo.
Scavando nell’antica città di Sam’al, presso l’attuale Zincirli, gli archeologi dell’Università di Chicago hanno rinvenuto una stele di basalto, che risale a circa l’800 a.C., con scritte in una lingua semitica che sembra essere una arcaica variante dell’aramaico. La stele, pesante 400 chili e alta 1,2 metri, era stata fatta costruire da un funzionario reale, Kuttamuwa, come luogo di riposo della sua anima dopo la morte.
Sulla stele si legge: “lo, Kuttamuwa, servo del re Panamuwa, ho provveduto in vita alla produzione di questa stele. L’ ho posta nella camera eterna e ho disposto un banchetto per (il dio della tempesta) Hadad, un montone per (il dio del Sole) Shamash, … e un montone per la mia anima che è in questa stele”.
Accanto alla scritta è incisa la figura di un uomo, presumibilmente Kuttamuwa, con la barba e un copricapo, nell’atto di sollevare un calice di vino, mentre è seduto davanti a una tavola imbandita con pane e un’anatra arrostita.
Un’immagine del genere, sottolineano gli studiosi, rappresentava un invito a portare offerte votive di vino e cibo davanti alla tomba di un defunto. Come ha precisato Joseph Wegner, egittologo dell’Universitàdella Pennsylvania, in Medio Oriente era pratica diffusa portare offerte votive ai morti, ma fino a questo momento non esisteva alcuna testimonianza del concetto della separazione tra anima e corpo in queste civiltà. Peraltro, il ritrovamento nel sito di urne che sembrano dovessero contenere le ceneri dei defunti fa supporre che le popolazioni di Sam’al praticassero la cremazione. La stele di Zincirli rappresenta dunque il più antico (e finora unico) “monumento all’anima” rinvenuto nel Medio Oriente.
Inoltre la scoperta getta una nuova sorprendente luce sulle credenze della vita ultraterrena nell’Età del ferro, e in particolare sulla credenza che l’identità, “l’anima”, del defunto, permanesse abitando all’interno del monumento su cui era stata tracciata la sua immagine, come sottolinea la frase finale dell’incisione
Fonte: Storica - National Geographic - numero 1, marzo 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento