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All'amico Giuseppe Segato uomo di grande dignità, rara virtù di questi tempi. Aveva qualcosa di preciso in cui credere, e che per le sue idee ha lottato una vita.
Lo ricordo con affetto.
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Veneto: esempi di patriottismo
Ore 7.30 del mattino de 9 maggio 1997
Lo speaker del TG l annuncia che il gruppo asserragliato all’interno del Campanile di San Marco sta aspettando il suo Ambasciatore per ricevere disposizioni: solo lui ha il potere di trattare con le forze dell’ordine e avanzare le condizioni del gruppo.
L’annuncio si ripete anche successivamente, ma alle 8.30, quando i reparti speciali dei Carabinieri irrompono nell’ edificio e catturano gli otto del commando, il misterioso Ambasciatore ancora non c’è. Le questure di tutto il Veneto battono una caccia a tappeto: verrà catturato il giorno dopo mentre rientrava a casa.
La notte di quell’impresa, a Venezia c’era anche lui. Magro, minuto, veloce, girava per le calli; e non da solo. L’accordo era che intervenisse con la sua scorta personale prima di mezzogiorno, possibilmente alle 10.30/11.00, perchè a quell’ora, secondo contatti precedenti, ci si aspettava la presenza anche della CNN, che avrebbe trasmesso all’estero la trattativa.
Evidentemente non era stata messa in conto un’irruzione delle teste di cuoio così repentina.
Forse l’Ambasciatore Segato non si era reso conto che la situazione stava sfuggendo di mano, che l’accerchiamento al manipolo della Serenissima, in Piazza S. Marco, non si stava realizzando secondo i piani. Stava dando le ultime istruzioni ai suoi collaboratori esterni prima di entrare in scena? Non lo sapremo mai, non lo ha mai voluto dire.
Qualche segreto Bepin se l’è portato nella tomba, e questo ha risparmiato un bel po’ di grane giudiziarie a più di qualcuno.
Quello che sappiamo, però, è che ha subito le sue carcerazioni con un atteggiamento dignitoso e fermo. Non ha mai collaborato con le indagini ed al procuratore di Verona che arrivava alla Casa Circondariale di Vicenza per interrogarlo mandava ironicamente a dire che non aveva tempo di parlare con lui perche’ doveva studiare. In primo grado fu condannato pesantemente a 6 anni e 4 mesi per merito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
Ecco la sua via crucis: dal 9 maggio al 23 ottobre 1997 dietro le sbarre, e poi, fino al 10 gennaio 1998, agli arresti domiciliari. Ridotta la condanna a 3 anni e 7 mesi in appello nel dicembre del 1999, fu riportato un mese dietro le sbarre il 2 febbraio 2000, il giorno stesso in cui aveva annunciato la sua partecipazione alle elezioni regionali.
Respinta la richiesta del suo legale per l’applicazione di pene alternative, venne incarcerato nuovamente al Due Palazzi di Padova, questa volta per quasi un anno, dal 25 luglio 2000 al 4 giugno 200 l e poi affidato ai servizi sociali per un altro anno e mezzo. Per la Causa Veneta ha patito complessivamente 20 mesi di arresto, dei quali 17 in prigione.
E che durezza di trattamento: a Vicenza era in celle sovraffollate con dei sieropositivi, al Due Palazzi, ricoverato d’urgenza in ospedale per una peritonite il 20 maggio 2001, lo tenero ammanettato sul letto perfino durante l’intervento!
“La mia vita - ripeteva con gli amici - sarà sempre un andirivieni per carceri, aule di Tribunale, ricorsi ed appelli vari; ciò che conta, però, e’ continuare ad animare la causa vene/a. Alla lunga l’avremo vinta noi”.
Chi era dunque il dottor Bepìn Segato? Affabile e, gentile, sempre positivo, loquace fino al rischio di diventare logorroico. Razionale nelle analisi, estremamente pragmatico nelle soluzioni, ma con un “sogno”, come lo chiamava lui, fisso nella testa: il riscatto della Sua Terra, il ritorno ad un Veneto protagonista.
La sua è stata una figura di intellettuale “impegnato” sui generis, più unica che rara, e che precede la partecipazione ai fatti del Maggio 1997 di parecchio.
Laureato in Scienze Politiche a Padova, aveva iniziato un’attività di produzione ed autodistribuzione di testi, carte geografiche, calendari more veneto.
Si badi bene al concetto: si può fare “cultura” e “ideologia” anche saltando a piè pari i mezzi di comunicazione e i circuiti librari, lui lo ha dimostrato.
Quale piccola o media impresa di Treviso, Padova, Vicenza o Verona non aveva ricevuto la visita di questo insolito intellettuale? Con testi come “Il Mito dei Veneti” o i “Triangoli di Dio” girava per le zone industriali nostrane a diffondere de visu un sentimento di revanscismo veneto che infiammava gli animi di orgoglio ed appartenenza.
All’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Procuratore Capo della Corte d’Appello di Venezia aveva parlato di turbolenze venetiste come di un possibile fattore di instabilità per lo stato centrale. Un paragrafo di quella relazione era dedicato ad un soggetto in particolare, un instancabile personaggio fuori da ogni controllo dedito a diffondere tramite opuscoli l’ideale indipendentista: Giuseppe Segato.
La notte fra il 24 ed il 25 Marzo 2006 è morto improvvisamente a casa sua. E’ morto un Patriota vero. Oggi riposa nel cimitero di S. Martino delle Badesse.
Non ci resta che prendere esempio dal suo entusiasmo, dalla sua tenacia, dalla fermezza dimostrata durante la prigionia, dalla sua fede incrollabile nella causa veneta e raccogliere il testimone.
I suoi ideali non moriranno mai.
Terminiamo con questa sorta di testamento politico dell’ Ambasciatore Veneto, contenuto in uno dei suoi ultimi lavori:
“Io non so ancora, in realtà, se ho vinto o se ho perso, probabilmente ci vorrà parecchio tempo per saperlo. Intanto so che formalmente ho perso e so che mi spetta ora pagare il fio delle mie colpe: quasi tre anni di pena residua con gravi limitazioni alla libertà, salvo ulteriori sorprese dal Tribunale di Verona per un altro processo politico.
La mia sarà una “legislatura” lunga e pesante, di quelle che non si dimenticano.
Io credo che per essere bisogna voler essere.
Il Popolo Veneto ha innate la volontà, le idee e l’ambizione per essere.
Le vicissitudini dei tempi possono frapporre qualche ostacolo; la forza e le minacce possono frenare momentaneamente la manifestazione della volontà veneta ma non impedire la sua realizzazione.
Le vie possono risultare complesse, lente e compromissorie ma prima o poi al reciproco sentimento di diffidenza-paura tra Veneto e Italia, dovrà subentrare la ragione e la progettualità.
Sarà impossibile per l’attuale classe politica italiana imbrogliare le cose facendo finta di cambiare tutto con qualche concessione amministrativa per conservare in realtà lo status quo e spacciarlo per vero federalismo.
l veneti hanno il proprio concetto sovrano irrinunciabile, in virtù del quale possono autolimitarsi per una vita collaborativi in solidarietà e in mutuo soccorso con altre genti.
Io penso che la politica italiana con la forza e le minacce più o meno velate non avrà futuro durevole. Solo un patto flessibile fra le parti in causa potrà portare a obiettivi durevoli.
La paura non spegnerà la volontà veneta! E’ meglio trattare! L ‘imperio con la forza dura finche dura.
Io credo che i Veneti continueranno … a essere!”
Srs di Giuseppe Segato “lo Credo”, Editoria Universitaria, 2000, Venezia. Pag.112¬113.
Fonte: Esempi di patriottismo, da Quaderni Veneti di coscienza etnica 2008/
lunedì 16 febbraio 2009
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