Ma gli dei pagani vanno in Paradiso
Repubblica — 17 giugno 1999 pagina 40 sezione: CULTURA
La Commedia dantesca è la più esemplare dimostrazione di una tesi alla quale Franco Ferrucci, professore di letteratura comparata all' Università del New Jersey, lavora da anni: quella secondo cui il cristianesimo e il paganesimo non si sono mai separati, avendo l' anima cristiana assimilato quella pagana. Il cristianesimo avrebbe incorporato il paganesimo e ne avrebbe tratto giovamento. D' altro canto anche il paganesimo sarebbe sopravvissuto soltanto perché assorbito e rimesso in circolo dal cristianesimo. Ferrucci espose qualche anno fa le sue convinzioni durante una conferenza tenuta a Roma davanti a molti dantisti. Ma non raccolse unanimità di consensi. Le due mani di Dio, il libro che ora pubblica da Fazi (pagg. 176, lire 25.000), è una replica ai suoi critici. Perdoni la brutalità, professore, ma Dante le sembra un poeta pagano? "No. Ho scelto Dante proprio per la sua incomparabile statura di poeta epico della cristianità". Cristiano con tratti di paganesimo? "Neanche. Dante è il poeta visionario che penetra nelle fonti stesse della creatività e vede Dio come il massimo Creatore. Se Dio fosse un artista, il poema di Dante lo definirei come la sua ars poetica". E allora? "Dante è il poeta che illustra la vera natura di un cristianesimo affollato di sogni pagani". Che Dante sia legato ai miti e ai valori estetici del mondo classico non è una novità... "Questo lo so. Ma le mie indagini si spingono oltre la passione per i classici di Dante. Di solito questo rapporto viene studiato sul versante dell' allegoria, oppure come decorativo. Poi, si dice, arriva il cristianesimo che è tutt' altra cosa". E invece? "Invece il paganesimo non è un' aggiunta esterna al cristianesimo. E' dentro il cristianesimo. Nell' ultimo canto del Paradiso, nel punto di maggiore tensione dell' avvicinamento a Dio, Dante richiama sorprendentemente un dio del mondo antico, Nettuno". E' una delle terzine su cui si sono esercitate schiere di commentatori incerti sull' interpretazione da offrire. Per lo più si è insistito sull' aspetto analogico... "D' accordo, ma arrivare a rievocare Nettuno in quel clima di vertigine visionaria è impressionante. Pensi soltanto a questo: il contatto con il Dio dei Vangeli coincide con il ricordo di una divinità pagana". Per quanto indicativo, non basta un richiamo mitologico pur collocato in una zona, come dire, ad alta intensità di fede, a trasformare Dante in un poeta diverso da quello a cui abbiamo sempre pensato. Quali sono gli altri elementi che ne farebbero l' emblema di questo matrimonio fra cristianesimo e paganesimo? "La creazione di un mondo oltre la morte deriva a Dante dall' eredità pagana non certo da quella vetero testamentaria. A differenza della tradizione ebraica, la mitologia classica è ossessionata dalla sopravvivenza dopo la morte". Gli dèi pagani, l' immortalità: ci sono altri esempi in Dante? "Il tema della nobiltà, ad esempio, che nella Commedia è intimamente legato a quello della grazia. Trattandoli, Dante amplifica motivi introdotti nella cultura cristiana dalla letteratura classica, alla quale risalgono la nozione di charis e di gratia, che sono doni speciali per i fortunati prescelti". Un' ultima questione, professore, una delle più rilevanti e che potrebbe suscitare molte obiezioni. E' il politeismo ciò che ai suoi occhi assimila cristianesimo e paganesimo? "Il cristianesimo non ha solo acquisito la memoria della classicità. Ha elaborato una forma autonoma di politeismo, che vive insieme al monoteismo: i santi, la Vergine e soprattutto Cristo sono gli elementi di un firmamento che definirei "monopoliteista". La cultura pagana vive tenacemente nel nostro linguaggio di oggi. Alla celebre affermazione di Croce, "perché non possiamo non dirci cristiani" andrebbe aggiunto: "perché non possiamo non dirci pagani"". - di FRANCESCO ERBANI
domenica 15 febbraio 2009
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