sabato 4 gennaio 2020

Quando il terrore è mell'aria

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Il Terrore, scrive, Mathiez, era così connaturato alla fatalità del momento, che gli stessi nobili realisti fedeli al re non avrebbero esitato ad istituirlo contro i repubblicani se fossero stati i più forti, come pure fecero fin dall'anno III (1795,n.d.r.), e poi nel 1815.
La loro corrispondenza lo dimostra. "Io credo necessario colpire i Parigini col Terrore", scriveva al conte di La Marche, fin dal 13 Luglio 1792,l'ex ministro Montmorin, confidente della regina Maria Antonietta :
"Basta coi riguardi colle mezze misure", esclamava il duca di Castries nel suo promemoria dell'Aprile del '93,"bisogna che i briganti (cioè i deputati della Convenzione e tutti i patrioti n. d. r.) che hanno rovinato la Francia, che i faziosi che hanno turbato l' intera Europa, che i mostri che hanno assassinato i re scompaiano dalla superficie della terra!".
E il conte di Flachslanden aggiungeva:
"Io sono dell'opinione che finché non si massacrerà la Convenzione, la resistenza continuerà". Queste le intenzioni dei nobili esautorati e cacciati dal popolo.
Era, cioè, l'opinione generale degli emigrati. "I loro propositi sono atroci, - diceva il segretario del re di Prussia Lombard, - se si abbandonassero i loro concittadini alla loro vendetta la Francia non sarebbe ben presto che un mostruoso cimitero"(23 Luglio 1792).I rivoluzionari si trovavano dunque in uno stato di legittima difesa. Ma non difendevano solamente le loro idee,le loro persone, i loro beni, difendevano insieme la Patria. Joseph se Maistre ha pronunciato questo giudizio senza appello:
"Che cosa chiedevano dunque i monarchici quando domandavano una controrivoluzione violenta e colla forza? Chiedevano la conquista della Francia, ossia la sua divisione, l'annientamento della sua influenza e l'annientamento dello stesso potere" . E Joseph de Maistre dirigeva nel 1793 il servizio di spionaggio del re di Sardegna suo Signore.


Fonte:Mathiez, Lefebvre, La rivoluzione francese v.2 pgg. 19-20.
Frame dal film Robespierre con Jean Negroni,1964.

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