domenica 12 gennaio 2020

ISIDE ITALICA


Se i rapporti fra l’Egitto e l’Italia, sia per via diretta sia per via intermedia attraverso la Grecia, risalgono agli ultimi secoli a.C. (coincidenti cioè con l’età ellenistica), altrettanto può dirsi per i culti religiosi che con questa terra orientale si identificano.
E quando si parla di culti egizi in terra italica si parla principalmente di riti legati alla figura di Iside, coniugata in età tolemaica a Serapide, e al loro divino fanciullo, Arpocrate.
iside-capitoliniIN ALTO: Iside romanizzata (Musei Capitolini)
serapide-musei-vaticani-basaltoIN ALTO: Serapide in basalto (Musei Vaticani)
arpocrate-museo-torlonia-romaIN ALTO: Arpocrate (Museo Torlonia, Roma)
Il Pantheon egizio di età greco-romana è assai più semplificato rispetto a quello affollatissimo dell’età faraonica. La triade mistica nazionale (Osiride, Iside, Horus) prevale sulla miriade di divinità del glorioso passato menfita o tebano  e viene adattata alla mentalità degli alessandrini macedoni e grecizzanti. La stessa onomastica riflette questa simbiosi cultuale e culturale. Serapide altri non è che l’ibrido di Osiris Api, declinato secondo la dizione greca. E Arpocrate (Harpokrates) è la traslitterazione di Hor(us)-Pa-khred, che in caratteri geroglifici indica Horus bambino. Anche l’iconografia si ellenizza e Serapide ha tutto l’aspetto di un barbuto Zeus che abbia fatto il bagno nel Nilo.
Una piccola comunità egizia pare fosse presente nella Sicilia orientale greca già nel III secolo a.C. (la parte occidentale orbitò più a lungo sotto la sfera d’influenza punica) e si ha notizia di un tempio a Serapide nella città di Tauromenium (l’odierna Taormina) i cui resti sono stati inglobati nella chiesa di San Pancrazio. Blocchi del basamento originario sono visibili all’esterno. Qui fu rinvenuta la statua di sacerdotessa di Iside conservata al Museo Archeologico di Palermo, con panneggio, posa e fattezze caratteristiche dell’arte romana.
san-pancr-taoIN ALTO: Taormina, chiesa di San Pancrazio
sacerdotessa-iside-museo-nazionale-palermoIN ALTO: sacerdotessa di Iside, Museo archeologico di Palermo (proveniente da Taormina)
E’ Cicerone (che fu a Siracusa nel 75 a.C.) a menzionare nelle Verrine (In Verrem, II, 2,160) un Serapeion – loco celeberrimo ac religiosissimo – nelle vicinanze del Foro di quella città.  Altri santuari dedicati a Serapide dovettero sorgere in altre città dell’isola, come a Catania, Messina e forse Centuripe.
I contatti fra Siracusa e Alessandria datano al matrimonio organizzato da Tolomeo I Sotèr fra la principessa macedone Teòxena e il tiranno Agatocle. La politica filo-alessandrina prosegue con Gerone II del quale si conoscono fitti traffici con il Delta. Il sovrano siracusano fece dono a Tolomeo III della Syracusia, nave conosciuta come la più imponente del suo tempo, progettata da Archimede.
Altro luogo che testimonia contatti fra i mercanti egiziani di stanza a Delo e la Campania Felix è Pompei, nell’area vesuviana, dove quell’etnia trovò ospitalità e portò con sé i riti isiaci. Tra le costruzioni scampate alla catastrofe prodotta dall’eruzione del vulcano,  che con la sua pioggia di lava e fuoco nel 79 d.C. sommerse la città campana, c’è infatti proprio un monumentale Iseion. Affreschi, stucchi, arredi, i reperti venuti alla luce (sistri, bronzetti, ex voto, statuette etc.) durante gli scavi settecenteschi e durante le prospezioni archeologiche di epoca più recente, sono esposti nelle splendide,  luminose sale del Museo Nazionale di Napoli. L’Iseion di Pompei si trova nella VIII Regio della città, all’incrocio tra la via dell’abbondanza ed il cardo, dove questo volge alla porta meridionale di Stabia. Il complesso sacro fu costruito alla fine del II secolo a.C. ma dopo il terremoto del 62 d.C. fu ampiamente rimaneggiato.
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pompei-regio-8IN ALTO: Pompei, area del tempio di Iside
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napoli-archeoIN ALTO: affreschi pompeiani dal tempio di Iside
casa-del-fruttetoIN ALTO: il bue sacro Api, affresco dalla c.d. Casa del frutteto (Pompei)
casa-di-ottavio-quartioneIN ALTO: sacerdote isiaco con sistro, affresco dalla casa di Octavius Quartio (Pompei)
Le belle statue policrome di Iside presenti nel Museo di Napoli provengono invece da Roma in quanto facenti parte dalla raccolta Farnese che da qui fu traslocata nella città partenopea nel XVIII secolo quando, estintosi il ramo maschile del casato papalino, la collezione passò in eredità a Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese.
napoli farnese.JPGIN ALTO: Iside, collezione Farnese (Napoli, Museo Archeologico Nazionale)
A Pozzuoli, l’antica Puteoli, zona ben nota agli studiosi per i fenomeni bradisismici che la interessano, nel recinto archeologico al centro di questo disordinato comune del Napoletano, durante gli scavi del Settecento fu trovata una imponente e severa statua di Serapide in trono. Per questo a lungo si ritenne che il sito fosse un Serapeo. Oggi si è accertato trattarsi  di un macellum (o mercato) del II sec. d.C. nell’ambito dell’area commerciale dell’antico porto.
pozzuli
serapide-pozzuoliIN ALTO: area archeologica di Pozzuoli e statua di Serapide rinvenutavi nel 1750
Risalendo il Tirreno arriviamo ad Ostia, l’antico porto dell’Urbe, dove anche qui è documentata la presenza di adepti al culto della dea protettrice dei faraoni, con un sacello di Iside ad Ostia ed un altro a Porto.  Un Serapeion e il contiguo cosiddetto caseggiato del Serapide sono stati individuati nel tessuto archeologico ostiense, che era l’avamposto marittimo dei Romani. Le dea, in onore della quale in primavera veniva celebrata la cerimonia del navigium non poteva non essere invocata da genti che con barche, navigazioni e traffici per mare aveva giocoforza a che fare.
ibis-dal-serapeum-di-ostiaIN ALTO: mosaico con ibis, dal Serapeo di Ostia
serapeo-di-ostiaIN ALTO: Ostia, tempio di Serapide
museo-ostienseIN ALTO: Iside, antiquarium di Ostia Antica
Il Serapeo ostiense è databile al primo quarto del II secolo, inaugurato in occasione del genetliaco di Adriano nel 127 d.C.
E siamo così arrivati a Roma, l’onnivora Capitale dell’Impero che nel suo alveo culturale era disposta ad accogliere e far proprie le istanze religiose di quasi tutti i popoli conquistati. Per questo già dalla fine del II secolo a.C. la ritualità egizia aveva fatto breccia nelle classi elevate della società romana.
Nel ciceroniano De Divinatione (I, 132) si citano gli Isiacos Coniectores (profeti di Iside) come se fossero già noti ad Ennio e fossero presenti nell’Urbe già nel secolo precedente.  Si ha comunque nozione dell’esistenza a Roma, sin dai tempi di Silla (inizi del I sec. a.C.) di un collegio di pastophoroi . Si tratta di sacerdoti di Iside il cui compito era quello di portare in giro per la città una piccola edicola sacra con l’immagine della dea. Si deduce pertanto che dovesse anche esserci in santuario adibito alle riunioni religiose.
Tanto che nel 64 a.C. il senato, preoccupato per la diffusione del culto egizio fra la gioventù romana a discapito della tradizionale sacralità degli avi, e temendo che potesse infiacchirne i costumi, si espresse ufficialmente contro il dilagare di queste mode orientaleggianti.
Il soggiorno romano di Cleopatra, allorché la regina di Alessandria era ospite di Giulio Cesare, da cui aveva avuto il figlio Cesarione, sicuramente diede un nuovo impulso allo stile di vita secondo gli influssi egittizzanti. E con esso si ebbe sicuramente un interesse per le divinità di quelle terre esotiche. Anche la piramide di Caio Cestio, che il latino si fece costruire come proprio mausoleo, testimonia questa tendenza al passo con i tempi.
venere-esquilinaIN ALTO: Venere Esquilina (Musei Capitolini) in cui si è voluto riconoscere Cleopatra per via dell’aspide che avvolge nelle sue spire il vaso al fianco della figura femminile
La conquista dell’Egitto ad opera di Ottaviano Augusto nel 30 a.C. costituisce una data cardine: la ricca, colta e raffinata regione africana diviene una provincia dell’impero. Le relazioni si infittiscono e nei secoli a venire l’Urbe conquistatrice, così come era avvenuto con la Grecia, si trasforma in amante sedotta e conquistata. Si può dire che l’egittomania risale a quei secoli imperiali.
Da Caligola a Caracalla, passando per Adriano, il fascino che l’Egitto e i suoi dei hanno esercitato sui rudi Romani è inequivocabile. La scoperta di una Aula Isiaca al Palatino, al di sotto della domus Flavia, risalente alla fine del I sec. a.C., dimostra che il culto della dea era diffuso sin nella corte imperiale. Gli affreschi parietali, ormai poco leggibili, sono ben documentati dalle restituzioni grafiche eseguite nel Settecento al tempo del rinvenimento di quegli ambienti sotterranei.
aul-isiacaIN ALTO. Aula Isiaca al Palatino
Fra gli Isei sparsi nella Capitale forse il più antico è il cosiddetto Iseum Metellinum che si deve a P. Cecilio Metello Pio e risale agli anni fra il 72 ed il 64 a.C. Si trovava al Celio ed è stata ipotizzata l’identificazione con l’Iseo della Regio III, scoperto nei pressi della chiesa di SS. Marcellino e Pietro a via Labicana. E’ individuato dai resti delle sostruzioni in opus coementicium e latericium  in via Iside (toponimo che rievoca gli antichi fasti).
piazza-isideIN ALTO: ruderi dell’Iseum Metellinum, piazza Iside (Roma)
Tra i più noti e grandi: l’Iseo Campense che, come indica l’appellativo, si trovava al Campo Marzio. Si sa anche dell’esistenza di un Iseo Capitolino costruito (o ricostruito) nel I sec. d. C. alle pendici del Campidoglio; di un Iseo all’Aventino nonché di un tempio ad Iside e Serapide nei pressi di S. Maria Sopra Minerva; e di altri in quasi ognuna delle XIV Regiones in cui era suddivisa l’Urbe.  Notevole doveva essere il Serapeo al Quirinale, che gli archeologi ipotizzano si trovasse tra la piazza del Quirinale e villa Colonna.
da-campo-marzioIN ALTO: sfinge in granito rinvenuta a Campo Marzio (Sala egizia dei Musei Capitolini)
Da tutti questi luoghi, durante le campagne di scavo sono affiorate le infinità di statue di soggetto egiziano che oggi si trovano conservate in vari musei della nostra città.La statua popolarmente nota come Madama Lucrezia, posta in un angolo di piazza Venezia, assai probabilmente raffigura Iside stessa, in versione romana, ormai corrosa dall’incuria e dal tempo.
Digital StillCameraIN ALTO: Madama Lucrezia, piazza Venezia (Roma)
La tavola votiva in bronzo ageminato in argento, conosciuta come Mensa Isiaca, che oggi si trova al Museo Egizio di Torino, è un reperto di provenienza romana. Se ne ha conoscenza dal XVI secolo quando comparve sul mercato antiquario di Roma (ne era entrato in possesso per vie non molto chiare Pietro Bembo). Passata di mano attraverso eredi ed altri acquirenti, pervenne a Torino ai Savoia nel Settecento, i quali ne fecero poi dono alla istituenda collezione che costituì il primo nucleo museale di antichità egizie della città piemontese. Di età tarda, forse tolemaica o presumibilmente una copia realizzata nella stessa Roma imperiale, suscitò molto interesse fra gli esoteristi romani del Rinascimento, primo fra tutti il Kircher.
mensa-isiacaIN ALTO: Mensa Isiaca proveniente da Roma (Museo Egizio di Torino
mensa isiaca Kircher.jpgIN ALTO: Mensa Isiaca nella restituzione grafica ad illustrazione di un testo dell’erudito Athanasius Kircher
Anche a Villa Adriana, a pochi chilometri da Roma presso Tivoli, nell’immenso complesso imperiale di Adriano, oltre al viale di Canopo, chiaro ed evidente omaggio del munifico sovrano al celebre quartiere alessandrino, sono emersi i resti archeologici che testimoniano di un sacrario dedicato al culto di Iside e Serapide di cui si aveva sempre avuto notizia.
tivoli-villa-adrianaIN ALTO: viale di Canopo e Serapeo (Villa Adriana, Tivoli)
villa-adriana
horus-tivoliIN ALTO: statua di Horus (alta un metro c.) di recente rinvenuta nella c.d. palestra di Villa Adriana esposta nell’antiquarium
Anche il celebre mosaico di ambiente nilotico nel santuario della Fortuna Primigenia di Palestrina testimonia che in epoca romana ci fu una sorta di assimilazione fra la dea italica Fortuna e l’Iside Tyche alessandrina. Probabilmente in alcuni settori del santuario stesso ci furono ambienti dove i laziali veneravano anche la dea egizia e il suo paredro Serapide. 
AUTORE CAMELIA BOBANIN ALTO: mosaico di Palestrina (particolare)
Nell’Italia romanizzata il culto isiaco si diffuse lungo tutta la penisola, da Lecce sino alla Toscana e al Settentrione. Nella città salentina, l’antica Lupiae, gli archeologi hanno individuato un sacrario della dea, voluto dal romano Tiberinus, proprio nei sotterranei di palazzo Castromediano-Vernazza.
Come si ha notizia di un tempio ad Iside che doveva esistere nella colonia romana di Firenze, dal momento che anche qui sono venuti alla luce reperti di epoca tarda che documentano la diffusione di questa religione mistica importata in riva all’Arno dal lontano Egitto. Si trovava presso l’attuale convento di S. Firenze, oltre le mura orientali. 
monteu-da-po-scavi-di-industria-colonia-romanaIN ALTO: pianta del sito archeologico di Industria (Monteu de Po, Torino)
Concluidiamo il nostro excursus ai piedi delle Alpi, in Piemonte, dove a poca distanza da Torino, a Monteu de Po,  piccolo comune a 36 chilometri dal capoluogo, sorto sul sito dell’antica colonia romana di Industria, gli scavi archeologici hanno portato alla luce un tempio dedicato ad Iside del I secolo d.C.. I reperti ivi raccolti (statuette votive, bronzetti, sistri etc.) hanno permesso di identificare il luogo come un Iseo.
Arch. Renato Santoro – Roma, gennaio 2017
iside-pompei
IN COPERTINA: Iside accoglie Io trasportata dal Nilo, affresco dal tempio di Iside a Pompei

Bibliografia di base
Sarolla A. Takàcs, Isis and Serapis in the Roman World, Brill, Leiden 1995
B. De Rachewiltz, A. M. Partini, Roma egizia, Mediterranee, Roma 1999

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