lunedì 20 gennaio 2020

Il mitreo di Vindobala

Rudchester (Northumberland)
Il Vallo Adriano, l'imponente fortificazione muraria costruita dai Romani al confine settentrionale dei loro possedimenti britannici, al fine di tenere lontani eventuali invasori provenienti dal nord, dalle terre dell'attuale Scozia, era costellato lungo tutta la sua lunghezza da forti militari, che crescevano e si sviluppavano come dei piccoli villaggi. I militari portavano lì le proprie famiglie, crescevano ed educavano i loro figli e professavano i propri culti come se si trovassero a casa, nel proprio paese.
Come per i vicini forti romani di Vercovicium e di Brocolita il castrum di Vindobala, che corrispondeva all'attuale città di Rudchester, aveva nelle sue vicinanze un piccolo mitreo che permetteva ai soldati di professare i propri rituali iniziatici.
Il tempio sorgeva a breve distanza dal confine occidentale dell'accampamento, e venne scoperto nel 1844 da un fattore locale, che scavando nel suo terreno si imbatté in una statua e in cinque altari. La statua venne successivamente rotta ed è andata perduta, mentre gli altari si sono preservati. La posizione del mitreo venne registrata su una mappa e ciò permise all'archeologo J.P. Gilliam di rintracciarlo, nel 1953, e di compiere su di esso delle indagini più approfondite.
Gilliam delineò nella storia del mitreo almeno due fasi di esistenza. Il tempio originale data tra la fine del secondo e l'inizio del terzo secolo: si tratta di una sala rettangolare classica, con un'unica navata centrale e dei banconi ai due lati. Una sorta di piccola anticamera precedeva l'ingresso al tempio, addossata alla parete est e posta asimmetricamente rispetto all'ingresso del mitreo, così che da essa non fosse possibile vedere la sala rituale in linea diretta.
In una fase successiva il tempio venne ricostruito, i banconi laterali ampliati, riducendo ulteriormente il già angusto spazio riservato agli adepti, e rimuovendo la piccola anticamera. Un podio in pietra, rialzato rispetto al livello del pavimento, venne posto nella zona absidale, probabilmente per il sacrificio rituale del toro.
Non fu trovata traccia della tauroctonia, ossia la rappresentazione in bassorilievo dell'uccisione del toro da parte di Mitra, presente in ogni tempio mitraico, mentre delle eventuali statue dei Dadofori (Cautes e Cautopates) furono ritrovate solo le teste, segno di una deliberata distruzione del sito. Indizi mostrano che il mitreo si mantenne operativo per circa un altro secolo, e che dalla metà del IV secolo esso si trovava già in abbandono.
La testa di uno dei due portatori di fiaccola, compagni d'impresa del dio Mitra, una ciotola per il lavaggio rituale delle mani, trovata presso il bancone nord, e tre degli altari che furono ritrovati all'interno sono esposti oggi, insieme ad altri reperti provenienti dagli altri mitrei citati più sopra, nel Museo del Grande Nord di Newcastle-upon-Tyne . Scarsissimi resti, invece, rimangono del tempio nel sito archeologico di Vindobala, all'interno del villaggio di Rudchester.
Particolarmente interessanti e di buona fattura sono gli altari scolpiti. Il primo, dedicato da Lucius Sentius Castus, militante nella Sesta Legione, presenta da un lato del capitello una testa di toro circondata da una ghirlanda, dall'altro un berretto frigio del tipo di quelli indossati da Mitra e dai suoi compagni in ogni rappresentazione. Alla base, invece, si trova un bassorilievo che mostra il dio in lotta con il toro, prima dell'uccisione. Questi elementi iconografici fanno supporre che Lucio Casto fosse stato iniziato al grado di Miles quando fece realizzare l'altare.
Il secondo, che riporta la dedicazione di un certo Tiberius Claudius Decimus Cornelius Antonius, venne realizzato in occasione del restauro del tempio, come l'iscrizione attesta. Caratteristica singolare della realizzazione artistica di questo altare è la presenza, sul capitello, di borchie decorative con incisioni di Fiori della Vita.
L'ultimo dei tre altari provenienti da Rudchester ed esposto nel museo è quello, più semplice e spartano, recante la dedica al Dio Invitto da parte di Publius Aelius Titullus.

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