mercoledì 12 aprile 2017

La via sciamanica di veggenza, premonizione e salvazione, attraverso "Angelus Novus" fra Paul Klee e Walter Benjamin

Angelus Novus, Paul Klee, 1920
Disegno ad olio ed acquerello su carboncino, 31,8 x 24,2 cm
The Israel Museum, Gerusalemme
C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, e le ali distese.

L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira  dal paradiso, che si è impigliata  nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle.

Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine cresce davanti a lui al cielo.

Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.

Walter Benjamin

Tesi di filosofia della storia (1940), in Id., Angelus novus. Saggi e frammenti, trad. it. di R. Solmi, Torino, Giulio Einaudi editore, pp. 75–86.



In occasione dell'apertura della mostra Paul Klee e l'Italia presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma, pubblichiamo un quadro di Klee reso famoso dal testo di Walter Benjamin che poniamo a commento.

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