mercoledì 5 aprile 2017

A che punto sono gli scavi sotto il tempio di Gerusalemme? Nel luogo più sacro sopratutto per le tre religioni monoteiste. Una guerra anche sotterranea......

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Dall’archivio di Repubblica 2005 04 10
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Le lotte segrete nel sottosuolo di Gerusalemme
E' nel Libro dell' Esodo che Mosè, ricevute da dio le Tavole della Legge, le fece custodire nell' Aron herit, l' Arca, una cassa in legno d' acacia. La Bibbia ne offre una descrizione minuziosa, e in un passo di grande intensità racconta come re Davide e le tribù d' Israele portassero l' Arca in corteo, gridando e saltando, suonando e cantando, fino al luogo dove essa era venerata. Chi legge tutto questo come una metafora può ricavarne che secondo la Bibbia la Legge morale deriva da dio, i suoi precetti sono assoluti, dunque "Non uccidere" non è una norma abrogabile da una società o da un parlamento a seconda delle contingenze. Ma chi invece prenda il testo nel suo senso letterale, deve concludere che l' Arca fu reale e dovunque oggi sia, contenga una traccia di divino. Infatti la Bibbia riferisce all' Arca vari prodigi, così originando la tradizione israelita secondo cui essa irradia una certa presenza d' Onnipotente. E in quel caso trovarla equivarrebbe a trovare un' impronta di dio, senza dubbio la più sensazionale scoperta della storia. Ma al di là delle suggestioni riservate a chi crede, anche chi non crede non può restare indifferente alla storia antichissima scolpita nelle Tavole della Legge. E questo spiega perché da tempo nel sottosuolo di Gerusalemme sia avvenuto qualcosa che Hollywood titolerebbe: la ricerca dell' Arca perduta. A guidarci in questa vicenda favolosa è un saggio di Paolo Pieraccini (Politica, religione e archeologia in Palestina/Israele dal 1967 al 2000), pubblicato da Letture Urbinati, la rivista dell' Università di Urbino. Viaggiando tra l' archeologia e la politica Pieraccini scopre sorprendenti relazioni tra lo scontro sotterraneo, letteralmente, che oppose archeologi e religiosi, e le dinamiche politiche che si sviluppavano, per così dire, in superficie. A ben vedere non potrebbe essere altrimenti, tanto le sante pietre di Gerusalemme sono sovraccariche di simboli. La loro terribile unicità risiede in questo: sono le pietre dove dio divenne storia. Non la stessa storia né lo stesso dio: ma le stesse pietre, purtroppo. Generazioni di pellegrini le hanno smussate strofinandovi le mani o calpestandole con i calzari; ma a levigarle ha concorso anche il passo dei guerrieri che se le disputavano, per fede, per ambizione, per avidità. Grondano santità ma anche sangue. Non sbaglierebbe chi le considerasse gli altari sacrificali del dio degli eserciti, sempre alacre in Medio Oriente. Più esattamente sono il pretesto cui quella divinità spesso ricorre quando ha sete. Così i primi gravi scontri in Palestina, nel 1929, cominciarono quando il Gran Muftì di Gerusalemme accusò gli ebrei di voler distruggere la Cupola della Roccia, da cui Maometto avrebbe spiccato il volo per il paradiso. Dalle considerazioni del Gran Muftì, di fatto incitamenti al massacro, risultò la morte di duecentocinquanta persone. Sospettoso come quel dio musulmano sembra il dio di quei credi cristiani costretti alla coabitazione forzata nel tempio del Santo Sepolcro, spartito secondo confini tuttora contestati: i suoi sacerdoti da decenni litigano, e talvolta si pestano, per il possesso di qualche scalino, di qualche centimetro quadrato di pietra. Né mancano esempi analoghi sul versante israelita. Negli ultimi decenni l' ingresso in campo degli archeologi avrebbe potuto sedare queste risse tra idolatri delle pietre e in futuro, chissà, riportare tutti al dio unico sepolto sotto i sassi. Invece col tempo ha preso piede un' archeologia d' ispirazione religiosa o politica che sembra badare soprattutto a fondare il diritto storico degli uni o degli altri: col risultato di complicare ulteriormente la contesa. Così adesso per arrivare a una pace tra israeliani e palestinesi la questione da risolvere non è soltanto la sovranità sulle pietre visibili, ma anche su quelle invisibili e probabili, le pietre che sono, o potrebbero essere, sottoterra. Basti pensare a cosa avvenne nell' ultimo negoziato di pace, fallito, tra governo laburista e Arafat, quando si affrontò il contenzioso sul complesso noto come il Monte del Tempio, che include Muro del Pianto, sacro agli israeliti, e la moschea al-Aqsa, sacra ai musulmani. Clinton propose di scindere la sovranità sulla superficie dalla sovranità sul sottosuolo: ai palestinesi la superficie, agli israeliani il sottosuolo. è un po' come se stabilissimo che venti metri sotto i piedi degli italiani comincia la Francia. Inusitata e paradossale, l' opzione Clinton offriva però una possibile soluzione al conflitto che oppone, ormai da quarant' anni, due avversari acerrimi. Da una parte le autorità islamiche che amministrano i luoghi sacri ai musulmani considerano "terra araba" anche quanto sta sotto, e non gradiscono scavi archeologici "infedeli". Dall' altra quei settori religiosi israeliani per i quali il Monte del Tempio è senza alcun dubbio proprietà della nazione ebraica, in quanto così afferma la Bibbia (in Samuele XXIV, 24, è scritto che re Davide l' acquistò dai Gebusei per 50 sicli: peraltro l' esistenza storica di Davide secondo alcuni studiosi non sarebbe provata). Il Monte del Tempio è appunto il luogo dove sarebbe sepolta l' Arca, secondo la tesi non inverosimile di alcuni gruppi religiosi. Il Tempio sorgeva sulla sommità della collina, lì dove prima c' era un altare del dio fenicio Baal e oggi la moschea di al-Aqsa. L' Arca era custodita nella stanza più segreta, cui avevano accesso solo i più alti sacerdoti in occasioni particolari. Sparì nel 587 avanti Cristo, in seguito alla distruzione del Tempio da parte dei babilonesi. è possibile che i sacerdoti l' abbiano messa in salvo solo quando fu chiaro che la cittadella stava per capitolare; e in quel caso potrebbero averla nascosta proprio sotto il Tempio, dove correvano canali e forse passaggi segreti. Dovunque sia finita, ignoriamo cosa ne sia stato in seguito. Nel 63 avanti Cristo, quando Pompeo arrivò a Gerusalemme per ispezionare l' ultima conquista di Roma, visitò il Tempio, nel frattempo ricostruito, e non vi trovò «una singola immagine di dio», come scrive Tacito. I Romani ne furono sorpresi e forse si convinsero che quel santuario vuoto rappresentava un' oscura minaccia all' Impero e alle sue divinità colorate. Lo distrussero due secoli dopo, nel 70 dopo Cristo. Ci sono anche le suggestioni di questa storia millenaria dietro il forte interesse dell' archeologia israeliana per il Monte del Tempio. Ambivalente invece l' atteggiamento dei religiosi: alcuni arrivarono ad azzuffarsi con gli archeologi che intendevano scavare l' area a sud del Muro del Pianto, ritenendoli profanatori; altri sterrarono di propria iniziativa un antico canale che passava sotto le case del quartiere arabo, anche con l' idea di affermare la sovranità israeliana su quell' area. Per ottenere che il governo israeliano fermasse gli scavi sgraditi l' autorità religiosa islamica, il Waqf, argomentò che lo sterro in realtà aveva lo scopo di far crollare la moschea di al-Aqsa erodendone le fondamenta, un' antica paura araba agitata sia dal Gran Muftì negli anni Venti sia da Arafat settant' anni dopo. Da questo conflitto tra religiosi armati di badile nacque l' epica battaglia del 1981, combattuta nelle viscere del Monte del Tempio. Da una parte alcuni rabbini e i loro studenti, che scavarono un tunnel lungo il muro occidentale fino a raggiungere una cisterna d' epoca crociata sotto la spianata. Dall' altra il personale del Waqf, che aveva preso a scavare un altro tunnel per rintuzzare l' invasione. Respinti gli avversari, in seguito anche il Waqf si diede da fare per attestarsi nel sottosuolo. A quindici metri di profondità c' erano le cosiddette Stalle di Salomone, un enorme sotterraneo di 500 metri quadrati, con 88 pilastri su dodici file, fatto costruire da re Erode e successivamente ristrutturato durante il periodo ommayade, quando divenne un sito musulmano. Dopo scontri interminabili con gli israeliani nel 1996 il Waqf riuscì a trasformare le Stalle in una moschea; e sullo slancio di quella vittoria, cominciò a scavare due antichi tunnel, anch' essi in origine ebraici, senza curarsi di eventuali reperti. Per lo scandalo dell' archeologia israeliana lo scavo venne condotto con bulldozer. Quando si scoprì che il materiale di risulta conteneva pezzetti di ceramica risalenti al Primo e al Secondo Tempio, prestigiosi intellettuali israeliani chiesero al Waqf di fermare quell' "atto irreparabile di vandalismo". Lo scontro è ancora aperto. Probabilmente non si placherà fin quando una pace tra israeliani e palestinesi non indurrà religiosi e archeologi a fare la cosa più ovvia: scavare insieme.

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