La storia di una reliquia scomoda fatta scomparire in maniera maldestra...................
* Il Santo Prepuzio è forse la reliquia di Cristo più curiosa. L’unico prepuzio riconosciuto ufficialmente (1907) sarebbe stato quello conservato ed esposto nel giorno di Capodanno a Calcata paese del viterbese, il parroco ne denunciò il furto nel 1970. Pare ne esistano altri tredici esemplari conservati nelle cattedrali di mezza Europa. La reliquia era venerata nella funzione, poi abolita, che ricordava la circoncisione di Gesù, avvenuta l'ottavo giorno dopo la nascita.
“La sacra
pellicina era sicuramente diventato un reperto scomodo, infatti se negli anni
precedenti veniva portato in processione ed attirava centinaia di devoti
provenienti da tutto il Lazio, già alla fine degli anni ‘70 era stato rimosso
dal Sancta Sanctorum della chiesa parrocchiale e al momento della scomparsa
(avvenuta nel 1982 o nel 1983? La data è incerta...) - come dichiarato dal
parroco - «veniva conservato sopra un vecchio armadio della sua camera da
letto». Ma veniamo al dunque, di quel Prepuzio di Cristo - volatilizzato nel
nulla - Va sottolineato che oltre alla ipotetica scomparsa dovremmo
preoccuparci di dove sia finito l’intero corpo di Gesù... che secondo la
tradizione Cristiana è asceso al cielo... ma, secondo la storia susseguente,
privato di una piccola parte... “
Paolo D'Arpini
Il giallo della reliquia
ombre sataniche dietro il furto del "sacro prepuzio" ?
------------------------- PUBBLICATO -----------------------------
CALCATA .
Si tinge di giallo il furto del sacro prepuzio di Gesù. Dietro la scomparsa della preziosa reliquia, nel 1984, dalla chiesa dei santi Cornelio e Cipriano a Calcata, nel Viterbese, ci sarebbe la mano di una fantomatica setta satanica. A sottrarre il frammento di pelle recisa al Bambinello durante la circoncisione, sarebbero stati due affiliati ad un gruppo che pratica la magia nera nelle caverne di Monte Soratte. Era stato lo stesso parroco di Calcata, don Dario Magnoni, a denunciare il furto ai carabinieri di zona all'indomani di una "strana visita" in sacrestia.
Secondo il religioso "un uomo e una donna di mezza età , ben vestiti e con l' accento settentrionale", chiesero "con insistenza" di poter adorare la reliquia e poi, nottetempo, la prelevarono dal suo nascondiglio: una vecchia scatola per scarpe piena di bambagia, chiusa in un mobiletto nella casa del parroco, che conteneva la preziosa teca cinquecentesca. Dopo dieci anni di ipotesi e congetture, la "rivelazione".
A farla è Riccardo Ferlazzo Ciano, che sta per pubblicare un libro sull'argomento. "Questo testo . racconta l' autore . è il risultato di oltre un anno di indagini sul posto". Ma gli abitanti di Calcata . mille anime arroccate su una suggestiva rupe "a forma di tronco mozzato", fra scogliere tufacee orlate di lecci . cadono dalle nuvole. "Sette, riti satanici... sembra fantascienza . commenta il sindaco socialista Luigi Gasperini . mai sentito parlare di queste storie. Che nella zona ci sia qualcuno di altre religioni è vero. Ma tutt'al più vanno in India a venerare i loro "Sai Baba" (ndr: uno dei più celebri santoni indiani). E poi, chi è questo Ferlazzo?".
Il paese, già spaccato in due dalla legge del 1935 che inseriva Calcata nell'elenco dei paesi da abbandonare perché a rischio di frana, adesso si divide sul caso della sacra reliquia. Nella parte antica, dove dopo il trasferimento degli abitanti storici si e' insediata una singolare comunità formata da una sessantina di intellettuali ed ambientalisti ad oltranza, è foltissimo il partito degli scettici.
"Sono tutte fantasie . esordisce polemico Paolo D'Arpini, presidente del Circolo vegetariano, fulcro culturale e alimentare di Calcata vecchia . scordatevi le sette. Qui nessuno ha mai creduto al furto. Forse a Calcata nuova, dove c' e' ancora chi crede all' asino che vola". Giù, al paese nuovo, c' è chi bisbiglia di una colletta organizzata dagli anziani per pagare un investigatore, che riporti in parrocchia "la sacra carne di Gesu' ".
Il sindaco smentisce: "Non ne so nulla. Se è successo, è stato ad insaputa del Comune". A dare man forte all'ipotesi delle sette sataniche ci si e' messo anche monsignor Marcello Rosina. "Non e' un caso che proprio in quegli anni . dichiara l' ex vescovo di Civita Castellana che dieci anni fa intervenne sulla vicenda . nella zona furono compiuti furti di ostie e oggetti sacri. Episodi che s' inquadrano nelle ricorrenti voci di allora, secondo le quali nelle grotte dei dintorni si celebrassero riti basati sulla profanazione di oggetti di sacro culto".
Ma a memoria d' uomo (e di sindaco) gli unici furti denunciati in paese riguardano "una mucca e qualche pecora". E due asini, che appartenevano alla moglie dell'architetto Paolo Portoghesi. La convinzione più diffusa è che si sia trattato di una sparizione voluta dalla Chiesa per togliere dalla circolazione una "reliquia imbarazzante": troppi gli esemplari sparsi per l' Europa.
A supportare questa tesi c' è ancora una dichiarazione di monsignor Rosina. "Si tratta comunque di reliquie incerte . conclude il prelato . alle quali la Chiesa non ha mai dato molto peso. Una disposizione del Sant'Uffizio del 1900, invitava alla cautela nel culto della reliquia di Calcata, attorno alla quale si sono poi sovrapposte nel corso dei secoli molte leggende".
La reliquia del prepuzio, considerato il piu' importante resto corporale di Gesù, anche se uno dei piu' discussi dalla Chiesa, veniva portata in processione per le vie di Calcata nella festa dei patroni. Il 1 gennaio, ricorrenza della circoncisione di Gesù, nella parrocchia dei Santi Cornelio e Cipriano era possibile visitare la reliquia che "a chiunque vi si accostasse in purità di cuore concedeva l' indulgenza plenaria". Per arrivare fino al Calcata, il piccolo tabernacolo era passato dalle mani di Maria a quelle di San Giovanni, fino a Carlo Magno e Leone III. Durante il Sacco di Roma, nel 1527, fu rubato da un soldato dei Lanzichenecchi e nascosto in una grotta di tufo nei pressi di Calcata, dove la reliquia sarebbe stata ritrovata nel 1557.
Monica Guerzoni
Pagina 39
(14 novembre 1993) - Corriere della Sera
(14 novembre 1993) - Corriere della Sera
Nessun commento:
Posta un commento