sabato 8 settembre 2018

Con Péguy sulla rotta per Chartres


Il poeta raggiunse a piedi la cattedrale come voto per la guarigione del figlio. E nasce così il canto della cattedrale..

*stella del mare ecco la grave distesa
e l'onda profonda e l oceano di messi ..

ed ecco la distesa del nostro povero amore.
ed ecco l'oceano della nostra immensa pena..

Con questi versi si rivolge a Notre-Dame di Chartres un uomo che nel dicembre del 1912 si è messo in marcia verso quella strana barca di pietra, lieve e maestosa, che si vede sulla distesa dei campi. A muoverlo lungo i circa novanta chilometri che separano Parigi dalla cittadina celebre per la sua cattedrale gotica – costruita nel XIII secolo sopra una precedente chiesa romanica distrutta dal fuoco nel 1194 – è una «immensa pena» per la sofferenza di un figlio.
Che fosse per ringraziare per la sua guarigione o per supplicare per la situazione in cui versava il ragazzo, non è chiaro dalle notizie biografiche. Chiaro è invece, già dai primi versi, che il poeta trova nel paesaggio che lo circonda, un «oceano di messi», una immagine che corrisponde al mare di dolore che lo ha visitato. Nulla infatti dà pena a una persona come a un genitore la sofferenza di un figlio.
Raccoglierà i suoi versi nati in tale occasione in un’opera, Tapisserie de Notre-Dame, eccetto l’ultima parte, intitolata Preghiera di deferenza, uscita postuma. Charles Péguy, uno dei più grandi poeti del Novecento, morì infatti nel 1914 con una palla in fronte nella battaglia detta “della Marna”. Forse fece in tempo – lui che ne era escluso per motivi di diritto canonico legati al mancato battesimo dei figli – a ricevere la comunione.
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