I CHING, FELLINI E OLIVETTI
Federico Fellini e Adriano Olivetti, due uomini molto diversi, ma accomunati da un analogo interesse per la psicoterapia junghiana e per I Ching, che amavano consultare spesso.
Pietro Citati, nel raccontare del suo intenso rapporto d'amicizia con Fellini, scrive: «Entrambi credevamo che, come dice Amleto, ci sono molte cose tra cielo e terra che la nostra filosofia ignora. ... Ma una cosa ci divideva profondamente. Lui sognava, io non sognavo. Lui mi regalò l'I Ching con le istruzioni per l'uso: io lo misi da parte senza guardarlo nemmeno».Federico Fellini dunque credeva moltissimo nel «Libro dei Mutamenti », lo consultava come oracolo e ciò continua ad apparire stravagante a tutti coloro che usano prevalentemente l'emisfero cerebrale sinistro, quello razionale e tipicamente maschile, per comprendere il mondo. Fellini era davvero consapevole che ci sono molte cose ignorate tra Cielo e Terra, perché tra il Cielo e la Terra c'è l'Uomo, ma, a differenza di Citati, voleva scoprirle per altre strade.
Anche un altro grande innovatore moderno e creativo come Adriano Olivetti usava servirsi, nei momenti delicati e prima di effettuare scelte o prendere decisioni, di metodi ritenuti «poco ortodossi» dai più, come l'oroscopo e la lettura della mano; egli era pure un grande studioso dell'antroposofia di Steiner.
Come Fellini, Adriano Olivetti sfruttava molto l'emisfero cerebrale destro, quello più femminile, intuitivo, emotivo e sognante. Non a caso, erano ambedue in analisi da Ernst Bernhard, l'allievo di Carl Gustav Jung che portò in Italia il pensiero e i metodi junghiani, e che annoverava tra i principali strumenti di lavoro, il Libro dei Mutamenti, l'Astrologia, la Chirologia. Come tutti i pazienti di Bernhard, pure Fellini ed Olivetti ebbero familiarità con I Ching e oroscopi.
Da Jung a I Ching
Bernhard scrive dell'I Ching: «Lo si interroga per il bisogno di interrogare un'istanza sopra-personale che sa più di noi, e alla quale ci rivolgiamo in una situazione cui non siamo capaci di far fronte con la sola facoltà di penetrazione della nostra persona». Fellini ed Olivetti pertanto, così come il loro analista, erano molto attenti alla legge di analogia (le cose che si assomigliano, dicevano i cinesi, sono regolate dalle stesse leggi) e dedicavano molto tempo allo studio delle metafore contenute nella vita di tutti i giorni che, essi, indagavano anche con l'ausilio di un oroscopo o dell'oracolo.
La metafora indica, come scrive Giuseppe Maffei, un trasporto di senso da un significato ad una altro significato: se ci fate caso, in Grecia, i camion dei trasporti hanno scritto sopra «metaforai». L' I Ching e l'Oroscopo Astrologico usano un linguaggio simbolico, sono una raccolta di metafore che, grazie ad un trasporto di senso, «descrivono compiutamente l'intera avventura umana», come diceva Fellini del Libro dei Mutamenti.
Comprendere questo linguaggio analogico è, secondo Bernhard, «un'arte in cui bisogna esercitarsi e che s'impara veramente solo dalla propria esperienza e dal frequente uso dell'I Ching».
A tale proposito, per quanto concerne la mia esperienza personale, posso aggiungere che, la prima volta che ho avuto tra le mani l'I King (come vent'anni fa si scriveva) attraversavo un momento di grande sofferenza, una sorta di «cacciata dal Paradiso Terrestre». Ebbene, la compagnia e la frequentazione di questo Libro straordinario mi hanno davvero sostenuto, accendendomi qua e là qualche luce per poter vedere meglio.
Il segreto degli oracoli Sapere che personaggi differenti tra loro, ma al tempo stesso simili, come Fellini e Olivetti sentivano l'insopprimibile bisogno di frequentare questa dimensione esoterica della vita può aiutare a sentirci (noi che facciamo uso di oracoli ed astrologia...) meno stravaganti. E può, sicuramente, aiutare anche molti scettici a sfatare alcuni diffusissimi luoghi comuni e sbarazzarsi di persistenti pratiche, legate ad una concezione superstiziosa ormai psicologicamente superata, dei concetti di «divinazione», «oracolo», «oroscopo ».
Gli scettici e gran parte del mondo della cosiddetta «Scienza Ufficiale» si chiedono come è possibile che oracoli ed oroscopi oggi possano funzionare, permettendoci di entrare in contatto con il momento, con l'hic et nunc, con la divinità, con la natura, con gli déi, con il tao. Questo del funzionamento è un argomento su cui sono stati scritti fiumi d'inchiostro e che richiederebbe molto spazio e tanta conoscenza ulteriore da acquisire per essere affrontato.
Non tutto si può provare Oppure, forse, ne richiede pochissimo di spazio se ci si accontenta, come capita a me, della risposta che Jung, citato da E. A. Bennet, dette ad un autore che gli scrisse dicendo che l'astrologia (una delle figlie di Jung era astrologa) non poteva essere provata: «Ma l'ho sempre saputo! Che senso ha dirmi che non può essere provata? Certo che no! Ciò che voglio sapere è perché funziona, poiché è stupefacente quanto possa rivelarsi utile. Se si vuole, non diversamente dall'I Ching, è priva di senso; tuttavia può essere del tutto pertinente: e allora? Naturalmente non è possibile provare sempre le cose. Ma ci può essere un altro tipo di verità; e può esser vero in base a qualcosa di cui non siamo a conoscenza. Quindi, se siamo ragionevoli, diciamo che non sappiamo come funziona; ma certamente può fornire un insight straordinario del carattere». Jung è sempre stato uno studioso interessato all'esperienza e non alle prove o alle dimostrazioni, come invece chiedono gli «scientismi », che confondono la teoria con la verità e per i quali esiste l'assurda equazione: «dimostrato uguale vero, non dimostrato uguale falso!»
Articolo tratto da Terra Nuova - Luglio/Agosto 2009
Anche un altro grande innovatore moderno e creativo come Adriano Olivetti usava servirsi, nei momenti delicati e prima di effettuare scelte o prendere decisioni, di metodi ritenuti «poco ortodossi» dai più, come l'oroscopo e la lettura della mano; egli era pure un grande studioso dell'antroposofia di Steiner.
Come Fellini, Adriano Olivetti sfruttava molto l'emisfero cerebrale destro, quello più femminile, intuitivo, emotivo e sognante. Non a caso, erano ambedue in analisi da Ernst Bernhard, l'allievo di Carl Gustav Jung che portò in Italia il pensiero e i metodi junghiani, e che annoverava tra i principali strumenti di lavoro, il Libro dei Mutamenti, l'Astrologia, la Chirologia. Come tutti i pazienti di Bernhard, pure Fellini ed Olivetti ebbero familiarità con I Ching e oroscopi.
Da Jung a I Ching
Bernhard scrive dell'I Ching: «Lo si interroga per il bisogno di interrogare un'istanza sopra-personale che sa più di noi, e alla quale ci rivolgiamo in una situazione cui non siamo capaci di far fronte con la sola facoltà di penetrazione della nostra persona». Fellini ed Olivetti pertanto, così come il loro analista, erano molto attenti alla legge di analogia (le cose che si assomigliano, dicevano i cinesi, sono regolate dalle stesse leggi) e dedicavano molto tempo allo studio delle metafore contenute nella vita di tutti i giorni che, essi, indagavano anche con l'ausilio di un oroscopo o dell'oracolo.
La metafora indica, come scrive Giuseppe Maffei, un trasporto di senso da un significato ad una altro significato: se ci fate caso, in Grecia, i camion dei trasporti hanno scritto sopra «metaforai». L' I Ching e l'Oroscopo Astrologico usano un linguaggio simbolico, sono una raccolta di metafore che, grazie ad un trasporto di senso, «descrivono compiutamente l'intera avventura umana», come diceva Fellini del Libro dei Mutamenti.
Comprendere questo linguaggio analogico è, secondo Bernhard, «un'arte in cui bisogna esercitarsi e che s'impara veramente solo dalla propria esperienza e dal frequente uso dell'I Ching».
A tale proposito, per quanto concerne la mia esperienza personale, posso aggiungere che, la prima volta che ho avuto tra le mani l'I King (come vent'anni fa si scriveva) attraversavo un momento di grande sofferenza, una sorta di «cacciata dal Paradiso Terrestre». Ebbene, la compagnia e la frequentazione di questo Libro straordinario mi hanno davvero sostenuto, accendendomi qua e là qualche luce per poter vedere meglio.
Il segreto degli oracoli Sapere che personaggi differenti tra loro, ma al tempo stesso simili, come Fellini e Olivetti sentivano l'insopprimibile bisogno di frequentare questa dimensione esoterica della vita può aiutare a sentirci (noi che facciamo uso di oracoli ed astrologia...) meno stravaganti. E può, sicuramente, aiutare anche molti scettici a sfatare alcuni diffusissimi luoghi comuni e sbarazzarsi di persistenti pratiche, legate ad una concezione superstiziosa ormai psicologicamente superata, dei concetti di «divinazione», «oracolo», «oroscopo ».
Gli scettici e gran parte del mondo della cosiddetta «Scienza Ufficiale» si chiedono come è possibile che oracoli ed oroscopi oggi possano funzionare, permettendoci di entrare in contatto con il momento, con l'hic et nunc, con la divinità, con la natura, con gli déi, con il tao. Questo del funzionamento è un argomento su cui sono stati scritti fiumi d'inchiostro e che richiederebbe molto spazio e tanta conoscenza ulteriore da acquisire per essere affrontato.
Non tutto si può provare Oppure, forse, ne richiede pochissimo di spazio se ci si accontenta, come capita a me, della risposta che Jung, citato da E. A. Bennet, dette ad un autore che gli scrisse dicendo che l'astrologia (una delle figlie di Jung era astrologa) non poteva essere provata: «Ma l'ho sempre saputo! Che senso ha dirmi che non può essere provata? Certo che no! Ciò che voglio sapere è perché funziona, poiché è stupefacente quanto possa rivelarsi utile. Se si vuole, non diversamente dall'I Ching, è priva di senso; tuttavia può essere del tutto pertinente: e allora? Naturalmente non è possibile provare sempre le cose. Ma ci può essere un altro tipo di verità; e può esser vero in base a qualcosa di cui non siamo a conoscenza. Quindi, se siamo ragionevoli, diciamo che non sappiamo come funziona; ma certamente può fornire un insight straordinario del carattere». Jung è sempre stato uno studioso interessato all'esperienza e non alle prove o alle dimostrazioni, come invece chiedono gli «scientismi », che confondono la teoria con la verità e per i quali esiste l'assurda equazione: «dimostrato uguale vero, non dimostrato uguale falso!»
Articolo tratto da Terra Nuova - Luglio/Agosto 2009
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