C’erano passati milioni di volte. Fino a che un indizio
non ha cambiato le sorti dell’esplorazione. Una fessura
nel terreno, coperta da rovi.
Con le mani hanno pulito via le erbacce fino a schiudere
un piccolo varco. L’archeologia ha fatto il resto, regalando
lo scorcio di un grande ambiente che s’infilava nel
sottosuolo. «L’impressione immediata era di una
ampia galleria, perché aveva la forma di una volta a
botte. Un dettaglio che ci ha fatto subito pensare ad una
strada carrabile», racconta l’archeologa Vittoria Fresi.
Un’emozione comprensibile, perché quello che avevano
sotto i loro piedi era un nuovo ipogeo del tutto sconosciuto
di Villa Adriana a Tivoli. La sconfinata, geniale «città» dell’imperatore Publio Elio Adriano (76-138 d.C.) che,
oltre
agli scenari mozzafiato in superficie, nasconde ancora
meraviglie sotterranee: il sistema viario della «strada
carrabile». «Tutta la maestosità della villa si riflette nel
sottosuolo - spiega la Fresi - Una autentica villa che
sfila parallela al di sotto, ideata da Adriano, che serviva
per rendere i suoi monumenti ancora più spettacolari». L’eccezionalità della Villa di Adriano si comprende se
si conoscono i sotterranei. I giochi d’acqua erano
alimentati da una rete idraulica capillare, e i palazzi
serviti dal «traffico» sotterraneo.
IL PROGETTO
Non altro che un paradiso per gli speleologi. È qui infatti che
il Centro ricerche archeo speleologiche Sotterranei di Roma, presieduto da Marco Placidi, sta portando avanti un nuovo
progetto di studio e documentazione della «strada carrabile»
in collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici
del Lazio, guidata da Elena Calandra, sotto la supervisione scientifica della direttrice di Villa Adriana, Benedetta
Adembri.
Un innovativo lavoro che sarà coronato dal traguardo
dell’apertura dei sotterranei. «La cosa più divertente è che
il mondo sotterraneo aiuta a capire le strutture in superficie», sottolinea Vittoria Fresi coordinatrice dell’attività di ricerca.
È dal 2008 che il Centro sta studiando i sotterranei,
impresa non da poco visto che Villa Adriana custodisce
tutte le tipologie di ipogei del mondo romano.
Condotti idraulici, cisterne, tunnel pedonali e per i carri.
«Un mondo che restituisce oggi un’immagine fotografica
della villa all’epoca di Adriano perché rimasto quasi intatto
rispetto ad altre realtà urbane», evidenzia la Fresi. La Villa
verrà infatti abbandonata subito dopo la caduta dell’impero, scivolando in un lento disuso. Punto di partenza per le
nuove indagini è stata la documentazione storica degli
archivi della Soprintendenza. Un sistema che attraversa
per oltre un chilometro tutta la villa partendo dalla terrazza
della Venere di Cnido. «Abbiamo capito che esisteva una
strada intervallata ogni 15 metri da pozzi che nei secoli
l’hanno occlusa da accumuli di detriti - avverte la Fresi -
Noi ci siamo addentrati e abbiamo aperto un varco.
Le mappe antiche dicevamo che la strada terminava
nel cosiddetto grande trapezio, un ipogeo formato da 4
tunnel alti e larghi 5 metri, che era lo svincolo per i carri».
LA NUOVA STRADA
Quasi una meta leggendaria, il grande trapezio: si
conosceva e se ne aveva traccia, ma solo ora si è riusciti a setacciarlo in tutta la sua complessità. Ed è stato durante
l’ispezione di un pozzo che l’équipe di speleologi s’è ritrovata
nel grande trapezio. «Eravamo nell’ultimo pozzo della strada
che ci ha immesso in questo enorme tunnel scavato nel tufo», ricorda la Fresi. Ma ad emozionare ancora di più le indagini
è la scoperta di quella che sembra un nuova strada carrabile, sull’estremità della terrazza di Tempe. «Dalle prime ispezioni
appare più ampia di quella nota, con oltre 3 metri di larghezza. Abbiamo rintracciato l’ingresso colmo di terra fino alla volta,
ma col robottino filoguidato abbiamo verificato che prosegue
per metri in modo rettilineo». Il nuovo accesso cambierebbe l’organizzazione sotterranea della villa. «Si pensava che
un’unica strada partisse dalla terrazza della Venere di Cnido
fino al trapezio. Questo nuovo ingresso potrebbe svelare un
altro percorso alternativo».
Ed è qui che si stanno concentrando le ricerche. Ma le
esplorazioni hanno regalato anche curiosità. Come
l’impronta di bambino su una lastra di rivestimento di un
canale.
O la conchiglia del Mar Rosso rinvenuta nei canali sotto il
Serapeo. Probabilmente decorava i piatti serviti
all’imperatore. E ci racconta quanto era facile per
Adriano avere souvenir dai luoghi più esotici.
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