Il fantastico regno di Prete Gianni
Una lettera del XII Secolo inviata al papa e ai due imperatori sconvolse il mondo medievale: chi era veramente Prete Gianni, il misterioso re-sacerdote che si ergeva a difensore della Cristianità?
Immagine tratta dal sito http://upload.wikimedia.org/
Una lettera del XII Secolo inviata al papa e ai due imperatori sconvolse il mondo medievale: chi era veramente Prete Gianni, il misterioso re-sacerdote che si ergeva a difensore della Cristianità?
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Prete Gianni per grazia di Dio re potentissimo su tutti i re cristiani. Salutiamo il Vescovo di Roma sovrano dei Cristiani, Federico imperatore di Roma e del mondo e il gentile signore e re di Costantinopoli Emanuele. Vi facciamo sapere di noi, del nostro stato e del governo della nostra terra. Vale a dire delle nostre genti e delle nostre specie di bestie. Noi vi facciamo sapere che adoriamo e crediamo il Padre, il Figlio e il Santo Spirito, che sono tre persone in una deità e un vero Dio soltanto. E vi accertiamo e informiamo per mezzo delle nostre lettere sigillate col nostro sigillo circa lo stato e la condotta della nostra terra e delle nostre genti. E se volete qualcosa che possiamo fare informatecene perché lo faremo assai volentieri. E se voi volete venire per di qua nella nostra terra, per il bene che di voi abbiamo udito dire noi vi faremo signore dopo di noi, e vi doneremo grandi terre, signorie ed abitazioni. Sappiate che noi abbiamo la più alta corona che sia in tutto il mondo. Così come oro, argento e pietre preziose.
E buone fattorie, villaggi, città, castelli e borghi. sappiate anche che noi abbiamo sotto il nostro comando quarantadue re, potentissimi e buoni cristiani. Sappiate che noi sostentiamo con le nostre elemosine tutti i poveri che sono nella nostra terra, siano essi nostri concittadini o stranieri, per l'amore e l'onore di Gesù Cristo. Sappiate che noi abbiamo promesso e giurato nella nostra buona fede di conquistare il sepolcro di Nostro Signore e tutta la terra promessa. E se voi volete noi l'avremo, se Dio vuole, purché abbiate in voi grande e buon ardimento, così come ci è stato riferito che avete buon coraggio, vero e leale... Sappiate che vicino a quella regione vi è una fontana tale che chi può berne dell'acqua tre volte a digiuno non avrà malattie per 30 anni, e che quando ne avrà bevuto gli sembrerà d'aver mangiato tutte le migliori vivande e spezie del mondo; ed è tutta piena della grazia del Santo Spirito. E chi può bagnarsi nella fontana, se ha l'età di cent'anni o di mille, torna all'età di trentadue anni. E sappiate che noi nascemmo e fummo santificati nel ventre di nostra madre, e così abbiamo trascorso 562 anni e ci siamo bagnati nella fontana sei volte. sappiate che nessun re cristiano ha tante ricchezze quante ne abbiamo noi, in quanto nessun uomo che voglia guadagnare può nella nostra terra essere povero... Se voi volete da noi qualcosa che sia in nostro potere, fatecelo sapere, ché noi lo faremo molto volentieri. E vi preghiamo che teniate a mente il ricordo della santa crociata, e che ciò sia presto, ed abbiate buon cuore, grande ardimento in voi, e vi preghiamo che ci inviate risposta tramite il latore di queste lettere di presentazione. Pregando Nostro Signore che vi conceda di perseverare nella grazia del Santo Spirito. Amen. Steso nel nostro santo palazzo, l'anno cinquecentosette della nostra natività. Qui finiscono le singolarità degli uomini, delle bestie e degli uccelli che sono nella terra del Prete Gianni.
(Sintesi della traduzione dal francese antico di Dario Chioli)
Questo è il testo della lettera che nel 1165 giunse a Federico Barbarossa, papa Alessandro III e Emanuele Comneno imperatore di Costantinopoli. Una lettera seria, firmata Presbiter Johannes, scritta in latino utilizzando parole colte e facendo riferimento alla situazione politica del tempo, anche se unita ad un'incredibile elenco di esagerazioni tratte dai bestiari medievali. Pomposo, con il chiaro intento di stupire il volgo semplice del tempo… Difficile pensare a un falso, chi ai tempi avrebbe potuto osare tanto? La realtà politica del momento infatti era assai complicata. Il 1100 al contrario di quel che si può pensare fu un'epoca piuttosto prospera da un punto di vista economico. Le Crociate avevano aperto nuove rotte commerciali e i regni cristiani in Terrasanta fornivano materie prime e spezie a tutto il Vechio Continente. Da un punto di vista locale, nel XII Secolo si ebbe un'espansione del Diritto e della Giurisprudenza che favorì nuove forme di contratti: in un certo senso si superò il Feudalesimo per vedere la nascita di quella che sarebbe diventata la piccola e grande Borghesia commerciale. Questo a livello particolare si tradusse con una via via susseguente indipendenza di città e territori, pensiamo ai comuni in Italia settentrionale e anche alla Lega Anseatica in Germania… Questo a scapito del potere temporale del Sacro Romano Impero, di fatto un'entità fantoccio con un territorio effettivo proprio assai più limitato di quello nominale che comprendeva tutta l'Europa. Invece, i regni normanni in Inghilterra, in Scandinavia, in Normandia e nel Meridione d'Italia rendevano di per sé l'Impero solo un'ombra. Ma non solo: anche il regno di Francia, il regno Aragonese in Spagna e il potere sempre più crescente degli ordini cavallereschi, Templari e Ospitalieri in testa, minavano il prestigio di Federico. L'idea di perdere i comuni italiani non poteva essere accettata da un uomo orgoglioso come il Barbarossa e da qui l'idea di una campagna di riconquista del settentrione italiano, con susseguente invasione e difesa conseguente da parte delle città padane con la celebre Lega Lombarda appoggiata dal papa Alessandro III (lo stesso a cui fu dedicata la neonata città di Alessandria in Piemonte). In Medio Oriente la situazione non era migliore: la perdita di Edessa nel 1144 da parte dei Cristiani a vantaggio dei Saraceni aveva chiuso una delle rotte sulla Via della Seta, quella settentrionale che passava attraverso la Siria. Così, oscuri presagi di disfatta pendevano sul capo dei Crociati che si erano spartiti la Terrasanta… Ancora vent'anni e Gerusalemme sarebbe tornata musulmana, quindi i timori erano fondati. Tuttavia se fosse intervenuto qualcuno alle spalle dei musulmani, qualcuno che fosse accorso con forze fresche e un esercito simile a quello descritto, allora la Cristianità avrebbe trionfato… Per tale motivo la notizia della lettera inviata da questo misterioso Prete Gianni portò un'ondata generale di entusiasmo
Eppure, storicamente poi come sappiamo nessun re di un reame ricchissimo che vantava uomini con un piede solo e fortezze a migliaia e uccelli capaci di trasportare elefanti sul campo di battaglia venne in soccorso dei regni cristiani in Palestina. Persa Gerusalemme ad opera del Saladino, passò un altro secolo prima che l'Occidente perdette l'ultimo caposaldo in Terrasanta: San Giovanni d'Acri, nel 1291. In mezzo, l'invasione terribile dei Mongoli che terrorizzò gli stessi Saraceni… Al punto che viene da pensare che il caro Prete Gianni non fosse divenuto in seguito l'immagine distorta di un invasore assai ben più celebre, Gengis Khan. Ma chi costruì a tavolino questa inesistente figura? E in fondo in fondo era davvero inesistente? A non credere troppo alla faccenda c'era sicuramente papa Alessandro. Innanzitutto se era vero che esisteva un re cristiano e pure sacerdote al di là del Caucaso, era anche un eterico: un nestoriano, per l'esattezza. Quindi inviò una lettera da affidarsi a mercanti destinata a Prete Gianni in cui brevemente il papa sollecitava il re misterioso a fornirgli più particolari sull'ubicazione del regno, ottenuti i quali avrebbe inviato come ambasciatore l'arcivescovo di Venezia Filippo con il ruolo anche di indottrinarlo ai fondamenti del cattolicesimo. Nel 1172, anche l'imperatore d'Oriente rispose alla missiva ma i suoi ambasciatori morirono in una tempesta di sabbia nei territori dell'odierno Irak. Il ricordo di Prete Gianni rimase sospeso per innumerevoli anni, come una sorta di deus ex machina che sarebbe presto intervenuto a favore dei cristiani: intorno al 1185 un monaco in Siria raccontò di aver visitato il regno, che situava dopo la Persia ma prima dell'India.
Giovanni del Pian dei Carpini, ambasciatore del papa presso la corte mongola che aveva conquistato la Cina, raccontò come il figlio di Gengis Khan fosse stato sconfitto da un re cristiano che egli considerava etiopico. Ma l'Etiopia era in Africa… A questa tesi in tempi successivi, alla fine del '400, sembrò credere re Giovanni di Portogallo, che inviò un'ambasceria presso il regno etiopico scoprendo che effettivamente vi era un sovrano cristiano, il Negus. In effetti l'Etiopia è l'unico stato storicamente cristiano in tutta l'Africa, anche se la religione professata è quella copta. Era il re etiopico il celebre Prete Gianni? Marco Polo nel '300 parlò a lungo di questa figura, ma si sa come le ricostruzioni del viaggiatore veneziano possano peccare di inesattezze. Secondo lui, Prete Gianni era sovrano di un regno che si estendeva in Siberia e Tibet e i cui sudditi si chiamavano tartari. Fu sconfitto da Gengis Khan e di lui non si seppe più nulla. In Occidente si diceva appunto come già accennato che lo stesso imperatore mongolo fosse cristiano, in nome delle sue conquiste. Chi affermò di aver visto coi propri occhi quel regno fu l'inglese John de Mandeville, un esploratore (ma sarebbe più corretto definirlo mistificatore) che intorno al 1350 andava per l'Europa raccontando le mirabolanti imprese del suo soggiorno… Mandeville è certamente un uomo di fantasia e la sua opera sarebbe anche carina da leggersi se non si affrontasse questo mistero da un punto di vista storico.
E secondo noi le possibilità di soluzione sono soltanto due. La prima è quella accettata dagli storici come più probabile: il regno del Prete Gianni sarebbe in realtà il regno di Uighur, un vasto territorio che originariamente era situato nel Sinkiang, a ovest del deserto di Gobi, in Cina; e che nel periodo di massima espansione andava dal lago d'Aral alla Manciuria. Gli Uighur erano una stirpe mongolo-tartara di religione buddhista che secondo alcuni studiosi ad un certo punto si convertì al cristianesimo nestoriano, esattamente come papa Alessandro III sospettava professasse il Prete Gianni. I nestoriani sono in realtà la chiesa assira autonoma sviluppatasi in un'area che andava dall'Irak alla Persia e dunque avrebbe potuto benissimo entrare in contatto con la cultura Uighur: per cui il Prete Gianni era senza dubbio il sovrano Uighur dell'epoca corrispondente, ossia Yeliutashi, che governò dal 1126 al 1144. Foneticamente Yeliutashi è abbastanza simile a Johannes, e dunque il problema pare essersi risolto da solo… Ma ciò non toglie rilevanza alle motivazioni interne europee che avrebbero portato all'invio di tale lettera alle tre figure più potenti del XII Secolo. Motivazioni che solo un ordine, che del mistero fa la sua bandiera, avrebbe potuto realizzare… Ci riferiamo ai Templari, con cui sicuramente gli Uighur ebbero contatti commerciali in Terrasanta. Sul popolo tartaro-cristiano i monaci guerrieri potrebbero aver innestato ad arte una storia arcana ben più complessa, allo scopo di inviare un "messaggio" alla cristianità. La nostra tesi pone l'accento sulle meraviglie presenti nel lungo elenco vantato da Prete Gianni in prima persona e in particolare alla fonte della giovinezza che ha fatto sognare tanti esploratori che invano l'hanno cercata per i quattro angoli del globo, dall'Australia al Borneo allo Yemen fino alla Florida…
La fonte della giovinezza descritta nella missiva giannea appare come un preciso riferimento a quello che in epoca medievale si ascriveva alla Pietra Filosofale. In realtà, l'immortalità sarebbe soltanto simbolica: la "fonte", la "pietra" sono archetipi di un messaggio di iniziazione il cui scopo, come nella massoneria moderna, è l'illuminazione dell'alchimista. Un uomo che da materia grezza e senza luce appunto si illumina di sapienza, di coscienza di sé e dell'universo e automaticamente accresce la sua spiritualità fino a diventare un uomo-dio. Un divino umano superiore a cui tutti possiamo arrivare, così come tutti i viaggiatori che raggiungono il regno di Prete Gianni possono bere a quella fonte di giovinezza… Ma la strada è lunga e difficile, a nostro avviso questo regno è una metafora del reame sotterraneo di Agharti, ossia l'origine, la fonte prima della carne e della sapienza! Vista in questa ottica, Prete Gianni è come il Re del Mondo, un re sacerdote che dispone di un potere fisico-temporale e un potere spirituale assai più grande di quello stesso del papa. Lo sprezzo con cui Alessandro III rispose alla lettera non lascia adito a dubbi: il Vescovo di Roma vedeva la questione su un piano prettamente materiale, utilitaristico e anche pratico-ereticale (i nestoriali da convertire), dimostrando di non cogliere il significato iniziatico del testo. Come spesso avviene per i testi di iniziazione massonici, come ad esempio "Il Flauto magico" di Mozart, il messaggio è diviso su due livelli: un primo per il popolo ignorante, con una storiella che lo stupisca e lo faccia divertire; un secondo, occulto, per l'uomo colto in grado di comprendere il significato appunto esoterico, nascosto, celato. Un significato potenzialmente pericoloso, perfino eversivo. E in quel particolare contesto storico qualcuno, forse i Templari, osò dire all'Europa "Cari signori, la Terrasanta è perduta se non ritroviamo la via della vera spiritualità, dell'immortalità vera, quella animica". Il senso dell'Alchimia è lo stesso: ritrovare l'uomo e rimetterlo al centro dell'universo, non per superbia, bensì perché quello è il suo ruolo, perché l'illuminazione è il suo dovere.
Negli articoli sulla Stregoneria abbiamo sottolineato come la strega medievale che pratica magie e benedizioni metta in pericolo il monopolio alla spiritualità della Chiesa cristiana: ebbene, chi ha scritto la missiva di Prete Gianni era consapevole di quella stessa grande forza interiore degli uomini che consente a loro, a tutti loro, di benedire acqua e sale senza mediatori nominati da istituzioni che si spacciano per sante ma che fondamentalmente sono un'opera dell'uomo… Questo significava il Prete Gianni: ma come sappiamo, nessuno diede troppo credito alla faccenda. I pochi ambasciatori inviati morirono di stenti nel deserto: e su quel regno, vero o metaforico, di meraviglie calò per sempre il silenzio.
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