domenica 5 aprile 2009

L'esicasmo viene da molto lontano


Un monaco del monte Atos che pratica la "Preghiera del cuore"


La preghiera del cuore o Esicasmo, è una pratica ancora presente,
nel cristianesimo ortodosso, a partire da quello delle origini. Credo nacque
presso i primi asceti, o i padri del deserto ed in effetti può avere qualche
analogia con lo yoga, per quel che riguarda la respirazione, ed con alcune
pratiche meditative sufi (quindi islamiche). Sarebbe interessante se
qualcuno potesse approfondire. Per quel che mi ricordo, pur non parlando
direttamente di esicasmo, c'è un libro di Ginzburg "Una storia notturna" che
spiega come la componente meditativo-estatica si sia inserita nel
cristianesimo delle origini provenendo da oriente, mentre quella
possessivo-esorcistica dall' Africa.....Ginzburg ha compreso poco però ci sono cose interessanti.



In Asia alcuni pochi intatti santuari rimangono, ma si teme di censirli
affrettandone la rovina imminente. In certi villaggi remoti un carico di turisti, uno
schermo televisivo bastano a dissipare la patina degli oggetti, la grazia degli sguardi.
Saperlo è necessario, indugiare a deprecarlo malsano. Immensa è la fortuna di chi giunga a
cogliere un lembo di bellezza, perché la guasti accorandosi.
C'è chi può dire «So che cos'è un'aura, l'ho veduta»: è valsa la pena di stare al mondo,
l'estasi non sia sciupata da superflue recriminazioni, da sgraziate amarezze.
Peggio poi chi convertisse l'amore e la ricerca dell'aura in ideologia: è immateriale,
incomparabile, indifendibile, un'aura,grazia immeritata, gratis data. Infelice chi nutre
rancore verso distruttori e carnefici:
le cicliche onde della storia, congiunzioni di Marte e Saturno o transiti di cometa,
schiantano i delicati miracoli della vita ininterrottamente, fin dal primo comparire dei
carnivori sulla terra. Metafisica insegna a non trasformare le catastrofi in conteggi di
colpe, in troppo virtuosa elegia.
Chi perora contro i distruttori si riduce alla loro stregua.
A che fine dunque assiduamente rammentare le glorie smarrite? Soltanto mercè la
rimembranza, dice Leibniz, la mente esiste: è corpo, puro peso, quand'è senza ricordo
"corpus est mens momentanea sive carens recordatione".
Chi si risovvenga dello splendore obliando ogni altra cosa, senza mai far questione di
bene o di male, vive nell'Eden.

Elémire Zolla, “Aure”, Marsilio, Venezia, 1985, pag.59

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