giovedì 30 aprile 2009

La Sartiglia di Oristano



Più che la Sartiglia si potrebbe anche parlare delle Sartiglie .Cavalcate di un singolo e giovane cavaliere, ma anche di gruppi di cavalieri accrobati che coinvolgono la folla in emozioni antiche ma sempre spettacolari e piene di vita e di speranza.
Una festa senza dubbio pagana che si celebra appena finita la Pasqua cristiana che invita e induce alla rinascita della natura affinché le colture agricole siano abbondanti e ricche.
Viene vestito e addobbato un centauro che rappresenta uno dei centri della festa, il cavaliere assomiglia ad una femmina (un po’ per il retaggio della grande Madre ancora vivo in Sardegna, ma forse anche perché rappresenta un essere androgino che assimila le due nature). Androgenitura come lo sciamano di certe culture siberiane che si vedeva vestito metà da uomo e meta da donna, e anche questa lontana tradizione riconosceva nel mediatore con gli altri mondi l’essere privilegiato che cavalcava un bastone e preposto ai riti propiziatori.
Ecco che la festa si incentra sulla cavalcata, più cavalieri salgono in maniera acrobatica formando una torre umana su due cavalli.E’ l’energia di questi giovani che calamita e costituisce la festa in tutta la sua bellezza e purezza. Sono corse sfrenate con giochi pericolosi, fra sfida e rito di passaggio. La tensione e lo spettacolo coinvolgono tutti i presenti anche le persone che non sono del luogo, tutto è in funzione della terra che deve risvegliarsi, al mondo che deve elargire quelle energie necessarie alla crescita e alla fruttificazione, un mondo pastorale pienamente inserito nell’ambito agricolo, che conosce il simbolo del cavallo, animale degli inferi che percuote con i suoi zoccoli il suolo riverberando il rumore nel sottosuolo come battendo un tamburo. Il legame arcaico di una festa dalle chiare radici pagane, e con un legame stretto e indissolubile con la terra.

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