sabato 22 marzo 2025

Matematica, simbologia e perfezione quando la materia è toccata dalla Grande Madre Natura







Il più bel mitreo che si conosca, come affermava Federico Zeri

Ptuj, antica Poetovio, fu una grande città romana e un importante accampamento militare.
I soldati provenienti dall’Oriente portarono con sé il mitraismo, una religione misterica riservata agli uomini. A Ptuj sono stati scoperti cinque mitrei, straordinarie testimonianze di questo culto esoterico.


Il 𝗠𝗶𝘁𝗿𝗲𝗼 𝗜𝗜𝗜, scoperto nel 1913 a Zgornji Breg, sorge vicino al fiume Drava e probabilmente accanto a un santuario della Magna Mater. Costruito nel III secolo d.C., aveva una prima fase in ciottoli e un ampliamento successivo in mattoni. Il santuario presenta un corridoio centrale, due banchine per gli iniziati e una base per il rilievo di Mitra che sacrifica il toro.
Le pareti erano decorate con colori rosso e bianco, e il tetto in legno e canne intrecciate conferiva un aspetto unico al mitreo. Oggi, nei Mitrei I e III, è possibile ammirare le fondamenta, altari, bassorilievi e altri elementi del culto, offrendo una finestra affascinante sul misterioso mondo del mitraismo romano.
Ljuba brank at Slovenian Wikipedia, GFDL <http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html>, via Wikimedia Commons

venerdì 21 marzo 2025

𝗠𝗘𝗧𝗔 𝗦𝗨𝗗𝗔𝗡𝗦, 𝗟𝗔 𝗠𝗘𝗥𝗔𝗩𝗜𝗚𝗟𝗜𝗔 𝗥𝗢𝗠𝗔𝗡𝗔

La fontana eliminata
Se siete mai stati al Colosseo di Roma, e immagino che quasi tutti quelli che leggono risponderebbero di sì, allora sarete passati vicini a una grande vergogna per la cultura italiana, magari senza saperlo: quel che resta della Meta Sudans, una grande fontana dell’età dei Flavi.
Come poteva essere


Le prime notizie sulla Meta Sudans ci arrivano da una moneta coniata sotto Tito, circa nell’80 dell’era comune. Da questa si deduce che i lavori per la sua costruzione iniziano quell’anno, anche se l’opera sostituisce un’altra fontana distrutta nel famoso incendio di Roma, quello sotto Nerone. Vi chiederete, ma un nome un po’ meglio non l’hanno trovato?
Vediamo perché si chiama così: “Meta” allude alla meta dei corsi dei carri, ovvero quelle strutture attorno a cui gli auriga dovevano girare. “Sudans” allude alla particolarità della fontana, che era di altezza monumentale – forse 16 metri – e aveva una sfera dorata in cima, tutta bucherellata, da cui usciva trasudando l’acqua, dando l’impressione che la fonte “sudasse”.
Ricostruzione e come era la situazione ai primi del 1900


Una celebre leggenda racconta che i gladiatori, una volta terminati i giochi nel Colosseo – o almeno quelli che sopravvivevano – andavano a lavarsi proprio lì. Una leggenda, lasciatelo dire, piuttosto improbabile.
Per secoli, la fontana ha resistito a tutto: imperatori megalomani, saccheggi barbari, terremoti e perfino alla cristianità, che usava cannibalizzare i monumenti come fossero mattoncini dei Lego per costruire una chiesa dopo l’altra o i palazzoni sontuosi da cui papi e cardinali predicavano la povertà.
E allora, direte voi, perché tra il Colosseo e l’Arco di Costantino possiamo vedere, a farci caso, giusto quel che rimane delle fondamenta? Niente di più semplice, amici e vicini: doveva arrivare quel tipo col mascellone, quello che si affacciava dai balconi e, anziché stendere i mutandoni, proclamava l’impero.
E sì, è proprio il Benito dei treni in orario che fa buttare giù la Meta Sudans, nel 1936. All’epoca, lo possiamo vedere in alcune vecchie foto, la fontana è in rovina, ma il suo aspetto è ancora sontuoso. Ansioso di rinverdire la gloria romana e i fasti dell’impero, il regime s’invaghisce di una grande “visione urbana” e la Meta Sudans finisce per rompere le balle, là in mezzo, proprio dove si immaginano la via dei Trionfi e quella Imperiale.
Insomma, il regime ama tanto l’antica Roma ma non si fa scrupoli a distruggerne le vestigia se questo intralcia la sua rozza visione. La storia viene oltraggiata, distrutta, cancellata – quella sì era “cancel culture” – per qualche patetica parata.
Oggi, come detto, ne rimane solo la forma della base, anche se qualche scavo cerca di riportarne alla luce i miseri resti. A Djemila, in Algeria, nell’antica città di Cuicul, rimane ben conservata una fontana che era una sorta di copia della Meta Sudans, non si sa quanto fedele.
Quella è ancora in piedi: i grandi civilizzatori dell’Occidente sviluppato non hanno fatto in tempo a distruggerla

giovedì 20 marzo 2025

Santa Caterina

Questa chiesa è forse tra le più caratteristiche chiesette rurali del territorio conversanese (ubicata a circa un chilometro dal centro abitato appena superati gli “storici” pozzi di terra rossa). Ha una pianta quadrilobata, con quattro semicirconferenze murarie laterali, saldate a spigolo, che farebbero pensare ad una costruzione di ispirazione bizantina.



Valintino lo gnostico

 La comprensione di questo post richiede un minimo di conoscenza dello Gnosticismo. Questo è uno dei pochi frammenti che ci sono rimasti delle opere di Valentino, uno dei maggiori dottori gnostici del II secolo dopo Cristo. Questo frammento è riportato dal vescovo e teologo Ireneo. Valentino però è ritenuto l'autore del Vangelo di Verità, il cui testo integrale è riportato nel Blog di Giuseppe Merlino, sezione "Gnosticismo".



mercoledì 19 marzo 2025

Alle radici della scultura etrusca

 Da Vetulonia. Tumulo etrusco della Pietrera. Statua in pietra. 630 a.C. Firenze, Museo Archeologico Nazionale.



Testa e busto femminile, uno dei primi esempi di scultura in pietra nata in Etruria. La postura, l'atteggiamento ieratico, e l'austerita' di espressione ricordano un atteggiamento rituale di lamentazione (guardiani della tomba del defunto che con sguardo severo allontanano ogni malintenzionato). I vestiti preziosi, collana, capelli lunghi in 4 trecce, cintura alta adornata di felini appartengono al repertorio Sirio-Ittita (Anatolia, Turchia).

𝗚𝗿𝗼𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗶𝗽𝗲𝗿𝗮

 A pochi passi dal centro di Cagliari si nasconde un gioiello di epoca romana: la 𝗚𝗿𝗼𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗶𝗽𝗲𝗿𝗮.


Questo monumento funerario, scavato nella roccia calcarea, fu realizzato tra il I e il II secolo in onore di Atilia Pomptilla, una donna che sacrificò la sua vita per salvare il marito.
Un monumento che ha rischiato di scomparire nel 1822, quando la costruzione della Strada Reale prevedeva la sua demolizione. Fu solo grazie all’intervento di Alberto La Marmora che si riuscì a preservarlo, evitando che la storia di Atilia Pomptilla e Lucio Cassio Filippo si perdesse tra le macerie.
Tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., la città di Karales fu teatro di una struggente storia d’amore, le cui testimonianze sono conservate al civico n. 87 di viale Sant’Avendrace. I protagonisti della vicenda furono due coniugi, la nobildonna romana Attilia Pomptilla e il suo sposo Lucio Cassio Filippo.
L’epigrafe: parole d’amore senza tempo
Le iscrizioni poetiche incise sulla parete rocciosa hanno permesso di ricostruire la loro storia. Esiliato in Sardegna, probabilmente a seguito del padre, durante il periodo di Nerone, Lucio Cassio Filippo si ammalò di malaria. Attilia Pomptilla si rivolse agli dèi affinché prendessero la sua vita in cambio della guarigione del suo “spirante sposo”. Per ragioni ignote, le sue preghiere furono esaudite: Filippo ebbe “vita novella” mentre Attilia si ammalò e, poco dopo, morì. Per onorare il sacrificio della moglie, il marito le dedicò un monumento funerario dalle fattezze di un tempio.


La cripta serpentum era composta da un atrio e due camere funerarie, testimoniando l’uso di due distinti riti funebri: inumazione e incinerazione. Mancava una pavimentazione che separava il monumento da un più modesto sepolcro interrato.
L’ipogeo ha restituito un complesso di iscrizioni, tra cui spicca quella sovrastante il frontone, che recita:
O(pus) I(nstitutum) O(blatum) Q(ue) S(acrae) memoriae Atiliae L(ucii) f(iliae) Pomptillae benedictae. M(aritus) s(ua) p(ecunia)
"Monumento edificato e dedicato alla sacra memoria della benedetta Attilia Pomptilla, figlia di Lucius. Il marito (fece) a proprie spese."
Nel frontone sono raffigurati due serpenti, che danno il nome al monumento. Il loro significato è ancora oggi oggetto di diverse interpretazioni.
Lo sapevi?
All’interno dello stesso numero civico è visitabile un altro monumento funerario: il colombario di Tito Vinio Berillo.
Visitabile tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle 10:00 alle 17:00.
Ingresso con visita guidata 3€ | Ridotto 2€
@giorgiomuceli on IG