domenica 22 dicembre 2024

Un colore rarissimo e molto piú costoso di quello ottenuto dai lapislazzuli: il blu egizio



Esisteva un colore ancora più prezioso ed era il blu egizio: Questo non veniva ricavato direttamente da sostanze naturali, come accadeva per altri pigmenti, ma da un processo di cottura di diversi ingredienti. A temperature di 900-1000°C si riscaldava per molte ore una miscela di silice, rocce calcaree, minerali contenenti rame e carbonato di sodio.

martedì 17 dicembre 2024

CIPPO ETRUSCO CON FULMINE


Proveniente dell'Abbazia di Sant'Antimo (Museo Archeologico di Montalcino)

Si tratta di un cippo etrusco realizzato in trachite del peso di 31 chilogrammi con una altezza di 39 centimetri ed un diametro massimo di 30. Il pezzo, integro, si presenta come un grosso ciottolo, con una forma ovoidale schiacciata e rastremata verso il basso, dov’è percorso da un solco orizzontale largo circa 1 centimetro che delimita la parte in vista, accuratamente levigata, da quella scabra non in vista che veniva inserita originariamente in una base di pietra andata perduta. La superficie appare lucida per l’accurata levigatura. Il dorso, nel senso della larghezza, è decorato da una folgore stilizzata a rilievo, simile ad una freccia con due punte alle due estremità rivolte verso il basso, fiancheggiata ai lati della sommità da due piccole losanghe, anch’esse in rilievo. 
Il cippo in trachite insieme ad un altro cippo analogo, oggi scomparso e noto solo da una foto eseguita quando il pezzo si trovava presso il Castello della Velona vicino a Castelnuovo dell’Abate, proviene dall’Abbazia di Sant’Antimo. I cippi erano inseriti in due lastre di marmo bianco di riutilizzo, al lato della porta settentrionale dell’Abbazia, detta porta dei Catecumeni ; vennero successivamente asportati dalla parete dell’Abbazia, intorno al 1870, in occasione dei grandi restauri a cui il monumento fu sottoposto. Nel 1892 sappiamo che le due pietre erano già presenti nel vicino Castello della Velona, allora di proprietà della nobile famiglia Rossini - Martelli. Da allora, dei due pezzi non abbiamo più notizia fino agli anni cinquanta del XX secolo utilizzati come alari per il focolare di un camino del Castello di Velona, nel 1969 quando la Soprintendenza Archeologica per la Toscana procedette al recupero fu tuttavia ritrovato soltanto un cippo, quello che stava originariamente alloggiato nella nicchia destra della parete dell’Abbazia.




Il cippo esposto databile al IV-III secolo a.C., rientra in una tipologia nota realizzata con pietre dure (come la diorite, la trachite, il basalto e la serpentina) diffusa in tutta l’Etruria, per lo più interna con significativa concentrazione nell’area volsiniese e con tutta probabilità in relazione ad aree di culto dedicate a divinità ctonie. L’iconografia del fulmine che presenta il cippo di Montalcino è quella classica che rimanda agli esempi noti sugli specchi etruschi di IV e III secolo a.C. In base alla morfologia i cippi etruschi sono stati distinti in due tipi. Un tipo A generalmente di piccole dimensioni con spigoli stondati ed un gruppo B di forma ovoide rastremato in basso. Il gruppo B è distinto a sua volta in due tipologie in base alla sua funzione: destinazione, che presenta generalmente una iscrizione del defunto e una anepigrafe, con o senza decorazione. Il cippo di Montalcino rientra nella tipologia B con decorazione; ad oggi risultano in questa tipologia quattro esemplari provenienti da Orvieto, uno da Bolsena, uno da Sinalunga, uno da Pisa e uno da Perugia.

Questi cippi nell’immaginario etrusco dovevano essere considerati come pietre di origine celeste precipitate a terra dai fulmini, che talvolta vi venivano rappresentati, divenivano essi stessi simulacri aniconici divini e quindi oggetti di culto. Le provenienze di questi cippi quando sono note rimandano infatti ad aree sacre con spesso la presenza di un santuario. Per quanto riguarda i cippi murati nell’Abbazia di Sant’Antimo possiamo quindi ipotizzare che non lontano dal monastero esistesse un luogo sacro per gli etruschi della zona e che secondo una prassi ben documentata di persistenza di culto cristiano in luoghi di culto etrusco, vi si sarebbe sovrapposta l’abbazia romanica.

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domenica 15 dicembre 2024

Il disprezzo, del cristianesimo, verso le radici pagane dell'Occidente




- L'ipocrisia del cristianesimo quale goffo tentativo di camuffare ciò che è sempre stato, quale atto di superiorità e disprezzo verso il passato. Pagani eravate e pagani siete soltanto che lo avete scordato grazie alla menzogna dei preti che nega persino ciò che è ovvio alla vista.
In foto una delle tante processioni alla madonna e di seguito un passo da Tacito da De origine et situ Germanorum, capitolo 40.
«Dopo i Longobardi vengono Reudigni, Auioni, Angli, Varni, Eudosi, Suardoni e Nuitoni, tutti ben protetti da fiumi e foreste. Non c'è nulla di importante da dire riguardo a questi popoli tranne il fatto che tutti adorano Nerthus, che rappresenta la Madre-Terra. Credono che lei si interessi degli affari degli uomini e che li guidi.
Su un'isola nell'oceano si trova un bosco sacro in cui si trova un santo carro coperto da un drappo. Solo a un sacerdote è permesso di toccarlo. Egli è in grado di sentire la presenza della dea quando si trova nel santuario, e la accompagna con grande riverenza mentre si muove sul carro trainato da tori.
Si festeggia ovunque quando decide di fare l'onore di presentarsi. Nessuno va in guerra, nessuno usa armi, si vive in pace e quiete finché la dea, avendone avuto abbastanza della compagnia degli uomini, viene infine riaccompagnata dallo stesso sacerdote presso il suo tempio. Dopodiché il carro, il drappo e, se mi credete, la divinità stessa fanno il bagno in una misteriosa vasca.
Questo rito viene svolto da schiavi che, appena finito il compito, vengono affogati nel lago. In questo modo il mistero viene mantenuto, e rimane la beata ignoranza riguardo al suo aspetto, concesso solo a chi è destinato a morire.» -

La potenza umana

 Il nome di Amar Bharati sussurra nei circoli spirituali come una leggenda, non solo in India ma in tutto il mondo. Immagina questo: alzare il braccio per cinque minuti. Sembra impossibile, vero? Ora immagina di farlo non per minuti, non per ore, ma per 50 anni. Incredibile, ma vero. Il braccio teso di questo Sadhu indiano ha sfidato il tempo stesso, un monumento vivente alla sua devozione al Signore Shiva. La sua ragione? Un appello per la pace nel mondo, un voto silenzioso radicato in una fede incrollabile. Ciò che è iniziato come un atto personale di resa è diventato un mistero per tutti coloro che lo hanno incontrato, un simbolo enigmatico di resistenza, sacrificio e una forza spirituale che trascende i limiti della volontà umana.



Il mistero da sempre e per sempre insondabile che ci attornia

 “Nessun fiume contiene più uno spirito, nessun albero è più il principio vitale di un uomo, nessun serpente l’incarnazione della saggezza, nessuna grotta la dimora di un grande demone. Nessuna voce parla più all’uomo dalle pietre, dalle piante e dagli animali, né lui, credendo che lo possano sentire, parla più con loro. Il suo contatto con la Natura è cessato, e con esso la profonda energia emotiva che questa connessione simbolica forniva…”

Carl Gustav Jung


venerdì 13 dicembre 2024

I grandi movimenti del Medioevo

 In passato, i pellegrini che percorrevano sentieri si salutavano in latino con il saluto: Ultreia, che significa "continua ad andare, vai oltre". La risposta in latino era Et Suseia, che significa "vai più in alto". Questo è il nostro cammino da seguire... Ultreia, Et Suseia...



giovedì 12 dicembre 2024

San Paolo dalla demolizione del tempio pagano per eccellenza a Roma

 Questa statua di san Paolo si trova nella Cappella Cesi, chiesa di santa Maria della Pace, a Roma. Sarà anche bella, sarà anche ben fatta e ben accompagnata da altri decori.... ma non è altro che un blocco di marmo scolpito proveniente del Tempio di Giove Giunone e Minerva sul Campidoglio! Tutta la cappella proviene probabilmente dal sito pagano di cui ora non restano che pochi basamenti nascosti.