domenica 8 dicembre 2019

Le Ninfe di Pitsà. Un santuario nella grotta

Il moderno villaggio di Pitsà subito ad occidente di Sicione corrisponde con buona probabilità alla Chelydorea ricordata da Pausania qui su una parete rocciosa si apre un’ampia grotta – circa 20 m di profondità – ha restituito le tracce di uno dei santuari rupestri meglio conservati della Grecia e – per le particolari condizioni ambientali – alcune delle più importanti testimonianze dell’arte arcaica che siano sopravvissute.
La grotta di Pitsà è stata frequentata per ragioni cultuali almeno dal VII a.C. – ma non mancano tracce risalenti fino ad età micenea – fino alla fine del II a.C. con più sporadiche presenze in età romana alla quale comunque rimandano le acconciature di alcune statuette. I culti dovevano essere molto complessi e differenziati e ancora restano alcuni dubbi sul complesso delle divinità venerate. La posizione dominante doveva essere svolta dalla Ninfe cui rimandano i documenti epigrafici ritrovati nella grotta, la ricchissima documentazione di fittili lascia comunque ipotizzare con buona attendibilità che ad esse fosse affiancato il culto di Dioniso secondo un modulo ben documentato dalle fonti (Strabone, Plutarco, Ateneo) ma anche quello di altre divinità ctonie a cominciare da Demetra e Persefone e forse di Ilizia come sembrerebbero suggerire alcune figure femminili gravide. Quest’ultima associazione non sarebbe insolita considerando che la Ninfe erano invocate anche come ϒενεθλιάδες.

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