mercoledì 1 agosto 2018

Difficile è oggi distinguere la vittima e il carnefice, l'oppresso dall'oppressore, la pornografia dalla sessualità che porta all'eterno

"Il nostro lavoro si è sempre rivolto alla difesa degli oppressi, più che all'adattamento agli oppressori. La psicoterapia si schiera dalla parte della vittima. Ma oggi è difficile distinguere tra vittime e oppressori. Siamo noi vittime della pornografia o la vittima è la pornografia?
A questo punto, mi sembre lecito concludere che il problema vero della pornografia non è né l'oscenità né la sessaulità. È il letteralismo, la mente a senso unico, che legge le immagini in modo non immaginativo e perciò se ne sente minacciata e vorrebbe tenerle sotto controllo, specialmente quelle apertamente vitali, cioè dotate di potenza sessuale.
Ecco allora che le divinità pagane ritornano (giacché, come disse Freud, il rimosso ritorna sempre) nel punto più vulnerabile della dottrina cristiana: le sue lacune riguardo al piacere, al corpo e alla immaginazione mitica. Afrodite, Pirapo, Persefone, Pan, Eros, Dioniso, Zeus: sono questi in particolare gli dèi che ritornano. La pornografia è il luogo in cui gli dèi pagani sono decaduti ed è la modalità in cui fanno prepotentemente ritorno nella nostra mente.
La lotta contro la pornografia è solo tangenzialmente motivata dall'ipocrita intento di tutelare i bambini inermi e le donne sfruttate e di salvaguardare i sani valori della famiglia. La lotta è la stessa, antichissima, della iconoclastia contro le immagini, della superiorità dello spirito contro le naturali inclinazioni dell'anima, della purezza contro il piacere, del sentalismo contro Saturno, del dominio degli ideali contro le realtà della vita, ovvero, in breve, dei nobili dèi dell'Olimpo contro le potenze dei campi, della terra e del mondo infero. Afrodite riassumeva entrambe le parti: era Porneia e Urania; così come Priapo era un protettore contro la sfortuna e un generoso giardiniere e insieme una figura grottesca paurosamente fallica."
J.Hillman, Figure del mito, pp.203-205
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