lunedì 20 novembre 2017

Villa Francescatti stretta fra le proprietà di Cariverona e le proprietà di un notissimo industriale veronese

Egregio Onorevole 
Vincenzo d’ Arienzo
Parlamento della Repubblica italiana
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Quando Il Vescovo Carraro, consapevole dei fermenti che ribollivano in seno alla società civile, negli anni Sessanta, destinò la fatiscente Villa Francescatti a un gruppo di volontari, perché v’ insediassero l’Ostello per la gioventù, fece la cosa giusta.
Mi permetto di dire che il Vescovo Zenti fa la cosa ingiusta, adesso che vuole rientrare in possesso della suddetta Villa, ristrutturata dopo decenni di onerosi investimenti e di sacrifici da parte dei suddetti volontari, degli istituti bancari, dei sindaci che favorirono il progetto nel corso degli anni, degli uomini di Curia lungimiranti...
Villa Francescatti è un luogo meraviglioso, stupendamente conservato, come lei sa, e circondato da un parco che è degna prosecuzione di ciò che rimane della rustica natura del colle di Castello, il primo luogo abitato di Verona preistorica.

Lei sa, ma qui lo rammento per chi non lo sapesse, che Villa Francescatti si trova stretta in un abbraccio pericoloso, diciamo così, tra l’ex caserma asburgica di Castel San Pietro, ora di Fondazione Cariverona, e le proprietà di un notissimo industriale veronese.
Le chiedo pertanto se alla città possa essere propinata la favola della scelta diciamo così intermedia, e cioè quella che, esclusa la già ventilata vendita, prevede di destinare la Villa Francescatti a luogo di accoglienza della Caritas diocesana.

Onorevole D’Arienzo, volendo essere sintetica e sincera, le dico che “Accà gnissuno è fesso”. Un po’ di anni alla Caritas, un po’ di disagi al rione circostante (perché, si sa, i poveri sono destinati al regno dei Cieli, ma intanto, fin che transitano in terra, puzzano)... Un po’ di anni così, e poi ecco giustificata la vendita, che adesso pare scandalosa. Le chiedo, poiché ho notato la sua presenza in Ostello, in prima fila, durante il recente rito di ‘addio’, che cosa lei intenda fare concretamente, per far sì che un tale patrimonio, costituito da sobrietà e intatta bellezza per tutt* noi, e soprattutto per i giovani e le famiglie che arrivano in visita a Verona, non vada disperso. 
Mi preme avvertirla del fatto che questa mia accorata richiesta è estesa a tutte le persone che potrebbero averla votata, o che, più generalmente, guardano al Partito democratico con una qualche fiducia. Per intanto, a tutte queste persone, chiedo di firmare l’appello in Rete, e chiedo, come sovrappiù, di unirsi a me nel chiederle un tempestivo intervento al più alto livello.
La saluto cordialmente e la ringrazio.
Cristina Stevanoni


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