sabato 21 ottobre 2023

Feronia caprina o Giunone Sospita

Feronia, una tra le Dee più popolari dell'Italia centrale "prima di Roma".
Il suo regno erano i luci, le radure all'interno delle foreste intricate dove i lupi ululano alla luna che appare tra i rami, il mondo selvatico dei boschi, le acque delle fonti che sgorgano dalle latebre del sottosuolo, e tutti gli abitanti piccoli e grandi di questi luoghi distanti dalla quotidianità del vivere umano.
Con la sua imponente maestà connessa alla dimensione primordiale dell'esistenza, Feronia può essere considerata una Potnia Theron, una Signora delle Bestie Selvatiche e del resto il suo nome condivide la stessa etimologia del latino fera, fiera da cui anche ferale e ferox, feroce.
Sarebbe interessante imbastire un raffronto filologico con lo stesso greco therion, belva, che dà il nome all'isola vulcanica di Thera, oggi Santorini, e ad una Divinità preellenica il cui teonimo viene espresso in differenti varianti locali: Theresia, da cui Teresa, Kere o in minoico Qerasia. Non è escluso che il nome dell'indovino Tiresia derivi dallo stesso tema e così da un lato Cerere, attraverso la variante minoica, dall'altro Kore, attraverso la variante ellenica.
Di certo c'è un filo d'oro che unisce diverse sponde del Mediterraneo seguendo le orme di una Dea molto amata e celebrata dai suoi devoti. Una Dea non ancora incasellata nella distinzione delle funzioni olimpiche, una Dea che dimora nelle viscere dell'essere e ne costituisce l'essenza luminosa e numinosa, insieme solare e lunare, stellare e boschiva, benevola e liminale come lo è la Natura, quella cosmica esterna e quella umana intima, quando è ancora una, priva di connotazioni etiche e intellettuali, prefasica, "non parlata".

Fotografia: antefissa con volto di Dea munito di corna caprine, attribuito a Feronia o Giunone Sospita, Lazio, 500-480 a.C.




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