lunedì 8 novembre 2021

Un altare tondo, memorie di antichi culti precristiani

Il nome della città di Pietracupa richiama un luogo buio, un paesino di montagna chiuso in una stretta vallata. In realtà, questo borgo in provincia di Campobasso, è esattamente l’opposto: poche case, per la maggior parte bianche o chiare, arroccate ai piedi di un piccolo monte, sovrastato da una roccia.
Nei giorni sereni, un panorama mozzafiato permette di arrivare con lo sguardo sino alla città di Campobasso tanto aperta è questa zona, un vero balcone sul Molise.
Il nome del borgo di Pietracupa deriva dalla ‎‎pietra,‎‎poiché costruita su un'enorme formazione calcarea, la "Morgia", e dall'aggettivo ‎‎cupa,‎‎che in latino significa "botte", in riferimento ai numerosi insediamenti rupesi ancora visibili al suo posto.
Il centro fu eretto nel periodo alto-medievale probabilmente come insediamento monastico ed era dominio feudale di molte famiglie, tra le quali le più importanti furono quelle dei De Molisio, dei De Queen, degli Eboli di Castropignano, e dei Franconi che tennero Pietracupa dal 1676 al 1810, anno in cui terminò la feudal ratio. I Franconi avevano ottenuto nel 1704 il titolo di Principi di Pietracupa che passò ai loro eredi Caracciolo di Torchiarolo.
Nel cuore di Morgia si trova un'antica ‎‎chiesa rupestre‎‎ segnalata al culto nel secolo scorso, al cui interno è conservato un crocifisso risalente al XVI secolo, una croce stazionaria in pietra e un altare formato da mola di un vecchio mulino.‎
Risalente al 1600, sembra uscire direttamente dalla roccia che si intravede alle spalle della sua facciata. E da dietro la roccia, il campanile. Il tutto sembra un unico complesso, una chiesa dall’architettura atipica, strappata alla montagna o che questa sta cercando di ingurgitare e nascondere.
Poi c’è la Morgia: una montagna fatta di grotte e anfratti che da sempre vede e vive gli eventi di questa località. Un tempo questi antri erano utilizzati dalla popolazione locale per sfuggire agli assalti dei bulgari e dei saraceni. Poi furono sede del locale tribunale dell’Inquisizione, ancora nascondiglio per i briganti a fine Settecento e poi, probabilmente, riparo per i partigiani.
Oggi in una delle sale più grandi, scavate dal tempo e dall’uomo, c’è la Cripta Rupestre: un suggestivo luogo di preghiera che, con le sue mura nude, di pietra, proteggono dal mondo esterno e conservano l’atmosfera antica, tipica delle prime comunità religiose che qui si riunivano. Le panche sono disposte in modo circolare e l’altare tondo è stato ricavato da una vecchia macina da mulino.
Qui il silenzio avvicina a Dio e l’eco rende più intensa la preghiera; a vegliare su tutto un crocifisso in legno, senza braccia, sospeso sull’altare con delle catene in ferro, quasi a ricordare il momento della crocifissione in sé..Momento suggestivo per visitare il paese è nella notte della vigilia di Natale, quando vengono accese fiaccole alte fino a tre metri: servono a riscaldare Gesù che nasce e a scacciare, per un attimo, con la luce il suo nome oscuro

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