domenica 19 luglio 2020

Istruzioni per l'aldilà

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A partire dalla prima metà dell’Ottocento, e fino ad anni recenti, sono state rinvenute, in vari sepolcri della Magna Grecia, di Creta e della Tessaglia, alcune sottilissime lamine d’oro, databili fra il IV e il II secolo a.C., che recano le «istruzioni destinate a guidare nel suo itinerario oltremondano l’anima che è stata debitamente iniziata a una dottrina misterica». Iniziazione sulla quale il mondo antico è riuscito a mantenere un impenetrabile segreto...
Le lamine d’oro orfiche sono dei documenti che risalgono ad un periodo che va dall’inizio del IV secolo a.C. al III secolo a.C. con l’unica eccezione di una lamina trovata a Roma risalente al II d.C., ma si tratta, più di un sintomo del sincretismo culturale tipico del tardo impero che di un testo legato ad un vero e proprio ambiente misterico. Contengono tutte delle preziose istruzioni rivolte al defunto che ha compiuto in vita un percorso d’iniziazione sul comportamento da tenere una volta giunto nell’aldilà. . Alcune fonti sembrano far riferimento a tali lamine, o, meglio, a dei testi dello stesso tipo scritti su un supporto differente. Nell’Alcesti Euripide parla di lignee tavolette della Tracia che Orfeo riempì di scritti, mentre in un importante passo dell’Assioco pseudo-platonico Socrate riferisce il racconto del µάγος Gobryas sulla dimora oltremondana dei beati; sarebbe venuto a conoscenza di ciò grazie ad alcune lamine bronzee portate a Delo dal paese degli Iperborei. Sono state rinvenute, anche qui salvo la tarda lamina romana di Cecilia Secondina, in tre zone piuttosto distanti fra loro: in Magna Grecia la lamina di Hipponion, quella di Petelia, quella di Entella e le cinque lamine della necropoli turina; a Creta, sette lamine delle quali tutte da un sepolcro presso Eleutherna, nella parte occidentale dell’isola, tranne una d’ignota provenienza ; in Tessaglia cinque di cui una da Farsalo, due da Pelinna, una da Fere e un’ultima per la quale non è noto il contesto di ritrovamento. Gli studiosi distinguono le lamine in due gruppi principali: da una parte quelle che riportano la formula “Sono figlio della Terra e del Cielo stellato” e cioè i testi di Hipponion, Petelia, Farsalo, Entella, le lamine cretesi, con l’unica eccezione di una piccola lamina di Eleutherna dove appaiono i nomi di Plutone e Persefone, e la tarda lamina romana; dall’altra i testi dove vengono invocati i numi inferi ossia le lamine turine del timpone piccolo, le due lamine di Pelinna, quella di Fere e la piccola lamina cretese già citata. Isolata dalle altre per la pressoché totale incomprensibilità del testo è la lamina del timpone grande di Turi a cui Zuntz attribuisce un carattere cosmologico.

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