martedì 10 ottobre 2017

Quando il Vaticano riconobbe la Croazia come stato indipendente dalla Jugoslavia

Risultati immagini per Papa Wojtyla e il riconoscimento dello stato croato

IL VATICANO ANTICIPA L' EUROPA E RICONOSCE CROAZIA E SLOVENIA

CITTA' DEL VATICANO - Il Vaticano, precedendo di due giorni le nazioni che fanno parte della Cee, ha riconosciuto l' indipendenza della Croazia e della Slovenia. La Santa Sede ha inviato ai governi delle due Repubbliche una nota che è stata illustrata da monsignor Piero Pennacchini, vice direttore della Sala stampa vaticana. E' stato il portavoce a comunicare che in Vaticano "si spera di avere presto le relazioni diplomatiche a livello di nunziatura e di ambasciata". "Una nota", aggiunge il comunicato vaticano, "è stata consegnata anche al governo di Belgrado per informarlo della predetta decisione, sottolineando che essa non ha alcun carattere di gesto ostile nei confronti della Jugoslavia. Il pronunzio apostolico a Belgrado, il vescovo Gabriel Montalvo, continuerà la sua missione di rappresentante pontificio in Jugoslavia". Da Belgrado, tuttavia, è venuta una protesta per questo passo della Santa Sede. Il ministero federale degli Affari Esteri ha disapprovato la decisione "unilaterale" del Vaticano. Ricevendo il nunzio apostolico a Belgrado, che gli notificava la decisione della Santa Sede, il vice ministro Milan Veres ha espresso "la vivissima riprovazione" del governo federale jugoslavo. Un tale atto viene considerato "una ingerenza diretta" negli affari interni della Jugoslavia e una negazione della sua sovranità e integrità territoriale. Il 7 gennaio Belgrado aveva sollevato il proprio ambasciatore presso la Santa Sede, monsignor Ivica Mastruko, un croato, che aveva qualificato come "criminali politici" i dirigenti federali. Pennacchini ha spiegato, invece, che qualora altre Repubbliche della Jugoslavia chiedessero il riconoscimento, la Santa Sede seguirà gli stessi criteri stabiliti per Croazia e Slovenia. Infatti la nota vaticana chiarisce che "prima di procedere al riconoscimento definitivo", la Santa Sede ha sottoposto delle condizioni ai governi di Zagabria e di Lubiana. Tali condizioni vengono ora così elencate: "Rispetto di tutti i principi dell' Atto finale di Helsinki e della Carta di Parigi; rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali come sanciti dai documenti internazionali, in particolare di quelli delle Nazioni Unite, della "Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa" e del Consiglio d' Europa; impegno ad attuare le disposizioni dei documenti della Csce relativi ai principi ed alle istituzioni democratiche, di modo che queste ultime corrispondano alle norme di adesione al Consiglio d' Europa; accettazione formale delle decisioni dei documenti della Csce nelle riunioni di Copenaghen e di Ginevra sulle minoranze nazionali; accettazione del controllo, da parte del comitato degli alti funzionari della Csce, dell' applicazione delle misure relative alle minoranze nazionali". "Giacchè", conclude il comunicato vaticano, "la Comunità europea aveva proceduto sulle stesse linee nel sottoporre il riconoscimento a certe esigenze da chiarire entro il 23 dicembre, i governi croato e sloveno hanno dato rapidamente la loro risposta alla nota di riconoscimento condizionato da parte della Santa Sede. La Santa Sede ha inoltre auspicato che, con il loro ingresso nella comunità delle nazioni quali Stati sovrani ed indipendenti, "la Croazia e la Slovenia sappiano contribuire alla pacificazione della regione dei Balcani e alla costruzione di un mondo più fraterno e solidale". La decisione di riconoscere la sovranità e l' indipendenza di Slovenia e di Croazia da parte della Santa Sede, giunge dopo un anno di costanti richiami alla giustizia e alla pace che il papa ha ripetuto in forme e circostanze più o meno solenni nel corso del 1991. L' idea di un riconoscimento "concertato e condizionato", e "non in ordine sparso", delle due repubbliche da parte della comunità internazionale era stata lanciata alla fine di novembre proprio dalla Santa Sede con un memorandum indirizzato ai Paesi membri della Csce. In un articolo di commento alla situazione jugoslava, proprio nel giorno del riconoscimento di Croazia e Slovenia da parte della Santa Sede, l' Osservatore romano, in un articolo dello storico Giorgio Rumi, publicato in prima pagina, scrive che "i casi della Jugoslavia mostrano incontrovertibilmente il realismo del principio di autodeterminazione, non mai separabile dai diritti delle minoranze come dalle aspettative dell' intera regione".
di DOMENICO DEL RIO

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