domenica 4 giugno 2017

Quando Guttuso sul letto di morte con il conforto di Andreotti lascia parte dei suoi beni alla chiesa: un comunista pentitto....

Andreotti: io, a messa da Guttuso

Risultati immagini per Guttuso prima di morire al palazzo del grillo
ROMA - Guttuso e la fede. A vent' anni dalla morte, avvenuta il 18 gennaio del 1987, ecco la testimonianza di Giulio Andreotti, suo grande amico e spettatore di una conversione tanto controversa. Una conversione «estorta a un malato terminale», secondo Marta Marzotto, sua musa, sua modella ed amante. «Un ritorno profondo», invece, a parere di Giulio Andreotti, che in una lettera a Repubblica, ritenendolo suo «dovere morale», ripercorre le tappe di un iter spirituale così intenso, i tempi dell' allontanamento e quelli della ritrovata fede. E definisce Guttuso «naturaliter christianus», esortando a «non disturbarne la memoria». La loro amicizia si sviluppò negli ultimi dieci anni. Avevano un appuntamento fisso: loro due, più il "cardinale rosso" Paolo Bufalini, alto dirigente di Botteghe Oscure che tesseva i rapporti con il Vaticano, e monsignor Fiorenzo Angelini, e capitava a volte che discutessero di religione. Nella sua testimonianza lei parla di un ritorno. Guttuso dunque non era un ateo, ma un transfuga della fede? «Fu lui stesso a raccontarmelo. Ci incontravamo per un paio d' ore ogni domenica mattina a casa sua, a Palazzo del Grillo, sempre lo stesso gruppetto: Bufalini, il professor Nino Sapegno, monsignor Angelini che non era ancora cardinale, e spesso, anche se non sempre, Antonello Trombadori. Persone tutte molto piacevoli e divertenti. Avevamo un' unica regola: non parlare mai, per nessun motivo, di politica». Ma di religione sì. «Capitava. E così mi raccontò di essersi allontanato dalla fede per una reazione giovanile diciamo così a un incidente. Era il 1942, sotto il regime fascista, e lui arrivò secondo al Premio Bergamo con una Crocifissione in cui c' era una Maria Maddalena nuda in piedi accanto alla Croce. Un quadro che teneva con sé, nella sua casa a Palazzo del Grillo. Proprio per questo nudo l' arcivescovo Adriano Bernareggi aveva vietato al clero e ai seminaristi di andare a vedere il quadro, pena la sospensione a divinis. La cosa gli provocò un rigetto verso la pratica religiosa. Fu una rottura anche sul piano culturale ed artistico». Venne definito «pictor diabolicus». Quando si riaccostò alla fede? «Quando morì sua moglie. Fu un ritorno profondo. Ebbe una crisi che coincise anche con la diagnosi medica che gli dava non più di sei mesi di vita». Che poi furono tre. «In quell' ultimo periodo ebbe una vita religiosa molto intensa. Un giorno di Natale, il suo ultimo Natale, mi telefonò e mi chiese: dove vai a Messa oggi? Veramente ci sono già stato, dissi io. Peccato, perché monsignor Angelini dice Messa qui a casa mia solo per noi, mi farebbe piacere che tu venissi. Naturalmente sono andato. C' erano solo lui e il figlio adottivo Fabio Carapezza con i genitori. Mi colpì, durante il rito, l' attenzione e la grande intensità con cui Guttuso seguiva. Fece addirittura un' interruzione, quando l' officiante disse: Agnello di Dio che togli i peccati dal mondo. Osservò: in latino è tollis. Bisognerebbe dire: non che togli, ma che prendi su di te i peccati del mondo. Ne rimasi edificato». Marta Marzotto sostiene che lei, Fabio Carapezza e monsignor Angelini negli ultimi tempi abbiate di fatto sequestrato Guttuso, obbligandolo a convertirsi. «Ma guardi, questa è una leggenda che si creò allora. Ridicolo! Pensi che la contessa Marzotto mi fece addirittura telefonare dal questore di Roma il quale mi chiese: ma veramente state tenendo prigioniero Renato Guttuso? Vogliamo scherzare? dissi io, ma le pare? non è vero niente. La verità è che fu lui a rompere questo rapporto, fu lui a volersi isolare, volle vivere in pace nelle ultime settimane. Si era distaccato dalle cose umane. Un distacco che gli era stato provocato dalla vicinanza con la morte». Sull' Avvenire Marco Roncalli ricorda come si ipotizzò che questa conversione avvenne «con l' acquiescenza di diversi comunisti capitolini». «Non mi risulta. Oltretutto Guttuso era proprio distaccato dal suo partito. Viveva da mesi in un mondo suo, superiore, spirituale». Quando lo ha visto per l' ultima volta? «Il giorno prima che morisse. Ormai era quasi spento, però aveva un volto che definirei sorridente, sereno». Secondo lei si convertì per paura? «Direi di no. Era molto razionale anche nei suoi discorsi religiosi. Il suo spirito umano era quello di un naturaliter christianus, anche quando non frequentava i sacramenti. Era un cristiano naturale, nel profondo».
LAURA LAURENZI

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