martedì 5 luglio 2016

Caso Orlandi sempre più inquietante, si vuole depiscre e sviare


Caso Emanuela Orlandi: «Uccisero Katy

 Skerl per vendetta 


e per eliminare prove rubarono bara»

Marco Fassoni Accetti, il fotografo e reo confesso del sequestro della quindicenne, rivela un macabro dettaglio che riapre il giallo. La profanazione risalirebbe al 2005, poco dopo la morte di papa Wojtyla. Sulla tomba al Verano visibili segni di effrazione

di Fabrizio Peronaci





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Caso Orlandi, il giallo registra un improvviso e macabro sussulto. In attesa della decisione del gip, prevista a fine settembre, sulla richiesta di archiviazione presentata dal procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, nelle ultime ore Marco Fassoni Accetti, uno degli indagati per il sequestro della figlia del messo di papa Wojtyla, ha fatto una sensazionale rivelazione, attraverso il suo blog. Il sepolcro contenente le spoglie mortali di Katy Skerl, 16 anni, trovata strangolata a Grottaferrata nel gennaio 1984, pochi mesi dopo la scomparsa della “ragazza con la fascetta”, sarebbe stato oggetto di una profanazione: una squadra di finti operai del cimitero Verano, con la scusa di una traslazione, nel 2005 avrebbe portato via la bara, che era collocata nel reparto 115, al secondo livello. Dietro la lapide con la foto di Katy, adesso, ci sarebbe il vuoto. I ladri avrebbero lasciato - a mo’ di codice - solo una maniglia staccata del catafalco con la raffigurazione di un angelo. Esternamente, si notano fessure ed effrazioni sui lati, come se la lastra fosse stata rimossa e poi ricollocata.
Il dissenso a Piazzale Clodio

I volantini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi
I volantini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi

Uno dei gialli più complessi della storia recente, così, torna d’attualità. Va ricordato che per il sequestro della Orlandi, avvenuto il 22 giugno 1983 dopo che la ragazza uscì dalla scuola di musica nel palazzo di Sant’Apollinare, nel centro di Roma, sono ancora formalmente indagate sei persone: Fassoni Accetti, il fotografo 59enne che si è autoaccusato del rapimento (a suo dire realizzato per conto di una frangia di ecclesiastici in contrasto con la linea anticomunista del pontefice polacco), Sabrina Minardi, a lungo amante del capo della banda della Magliana “Renatino” De Pedis, tre esponenti minori della stessa gang e don Pietro Vergari, rettore della basilica di Sant’Apollinare nonché amico del boss. Negli ultimi tempi, comunque, è stata la confessione del fotografo e regista d’arte a catalizzare l’attenzione degli inquirenti, tanto che Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto e titolare delle indagini, lo scorso maggio si è espresso in dissenso con il suo capo (e non ha firmato la richiesta di archiviazione voluta da Pignatone), in quanto avrebbe voluto proseguire le indagini.
Il movente del «furto»
La novità della bara “violata” per togliere di mezzo prove scomode, adesso, sembra dare ragione a Capaldo. Katy Skerl, figlia di Peter, regista molto noto negli anni Settanta (sua la pellicola “Bestialità”), fu uccisa per motivi mai chiariti. E’ stato Fassoni Accetti, nel marzo 2013, quando decise di presentarsi in Procura per ammettere le sue responsabilità sul caso Orlandi, confidando sul “desiderio di verità” del neoeletto pontefice Bergoglio, a porre in relazione la morte della studentessa del liceo artistico di Ponte Milvio con la sparizione della quindicenne, figlia del messo pontificio Ercole. «La Skerl fu ammazzata per vendetta dalla fazione di laici ed ecclesiastici a noi opposta, per indurci a interrompere le pressioni e i ricatti contro Wojtyla e il presidente dello Ior Marcinkus», ha messo a verbale il supertestimone indagato. Pignatone, che poche settimane dopo la sua nomina a Roma assunse la titolarità delle indagini, ha sempre mostrato scarso interesse per questo scenario, prettamente politico, legato alle tensioni esistenti al tempo della Guerra Fredda, al crack del Banco Ambrosiano e all’omicidio del banchiere cattolico Roberto Calvi sotto un ponte londinese.
Dubbio angosciante

Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, a lungo titolare dell’inchiesta Orlandi
Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, a lungo titolare dell’inchiesta Orlandi

Ma Capaldo resta di diverso avviso: il procuratore aggiunto è convinto che il teste indagato, sulla base delle prove fornite (tra le altre il flauto che potrebbe essere quello appartenuto a Emanuela), abbia avuto un ruolo nell’intrigo. Secondo Fassoni Accetti, la sparizione delle spoglie della Skerl sarebbe stata finalizzata a far sparire «eventuali indizi presenti sulla salma». Non a caso il supertestimone colloca l’azione nel 2005, nelle settimane successive alla morte di Wojtyla: «In quel periodo esponenti del gruppo a noi avverso temevano che, dopo la scomparsa del papa polacco, a suo tempo implicato nel conflitto con l’Est comunista, io avrei potuto fare i nomi dei responsabili del sequestro Orlandi”. Sono solo illazioni? Congetture? Togliersi il dubbio, da oggi, è molto semplice: basta andare al cimitero Verano, spostare la lapide di Katy e verificare se la bara c’è ancora oppure, come nel più angosciante dei thriller, è sparita.
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