Distruzioni e le innumerevoli donazioni di Costantino alla cristianità nascente
Nel Liber Pontificalis è contenuta una donazione fatta sotto il pontificato di Silvestro I (314-335) dall'imperatore Costantino I alla basilica cattedrale di San Giovanni Battista (identificata con la cattedrale di Albano, ora intitolata asan Pancrazio martire):[14] nella donazione praticamente tutta la proprietà imperiale, e gran parte delle località vicine, vennero donate alla nascente Chiesa albanense.
Non sappiamo se questa donazione sia stata reale o meno, forse la proprietà imperiale entrò a far parte di qualche patrimonium o domusculta, nuclei rurali di produzione tipici del Lazio altomedioevale: ma di certo la villa imperiale dell'Albanum cadde in abbandono. La villa divenne cava di marmi e materiali da costruzione, sorte analoga a quella di altri edifici antichi: sappiamo per certo che i suoi marmi nel XIV secolo furono utilizzati per costruire e rivestire il Duomo di Orvieto.[13]
L'uso dei marmi della villa per la costruzione della cattedrale orvietana è stato studiato da Luigi Fumi in una pubblicazione del 1891: "Il duomo di Orvieto e i suoi restauri".[15] In pratica gli allora feudatari del luogo, i Savelli, nel1321 diedero l'autorizzazione a smantellare le strutture della villa:[15] i lavori di distruzione durarono 36 giorni. I marmi raccolti furono imbarcati allo scalo di ponte Fratto sulla via Ostiense, alla confluenza tra le Acque Salvie ed ilfiume Tevere,[15] e portati via fiume fino ad Orvieto. Dagli atti dell'epoca si delinea un vero e proprio business dietro lo smantellamento di questi monumenti: Rodolfo Lanciani trasse spunto da questi attenti studi del Fumi per ricavarne un exemplum sul riutilizzo dell'immenso materiale marmoreo e lapideo dei monumenti antichi di Roma e dei suoi dintorni.[15]
Intorno al X secolo un antico ninfeo della villa, inglobato in epoca severiana nel complesso dei Castra Albana e riadattato ad impianto termale, fu consacrato ad uso religioso: nacque il santuario di Santa Maria della Rotonda, oggi venerato luogo di culto di Albano, ospitato nel singolare edificio di età domizianea noto -appunto- come "la Rotonda".
Il complesso della villa, ricostruzione possibile
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