giovedì 2 maggio 2013
Sui Berici tracce templari
Sui Berici gli invisibili simboli templari
LA CHIESA. Si trova a San Giovanni in Monte, una frazione divisa tra i comuni di Barbarano Vicentino e Mossano . Ogni primo sabato del mese apre il monastero nell'area militare
dal "Giornale di Vicenza"
La chiesa di San Giovanni Decollato con l’annesso monastero
Il pesante cancello automatico si muove lentamente e moltiplica l'attesa. Quasi nascosto da moderni tralicci, il monastero dedicato a S.Giovanni Decollato è uno scrigno sospeso tra passato e futuro che domina, da San Giovanni in Monte, tutta la pianura. Di proprietà dal 1957 del demanio militare, sotto il controllo del 32° Reggimento Trasmissioni di Padova, poche volte all'anno si apre al pubblico. Per la festa del patrono, alla fine di giugno, per ora ogni primo sabato del mese, da maggio a settembre (prenotando allo 0444 - 912471oppure al 366 - 3570269).
Oltre al panorama mozzafiato, da vedere c'è la chiesa, restaurata nel 2004 dall'Esercito col contributo del ministero dei Beni culturali e la collaborazione di Italia Nostra Medio e Basso Vicentino, cui giungono le prenotazioni. In particolare, gli altari riportati all'antico splendore, lacerti di pittura trecentesca con simboli magici antichissimi, la struttura gotica nella parte absidale, l'originario fonte battesimale, il sigillo di San Bernardino da Siena sulla volta. Quello che non si può ancora ammirare, ovvero le stanze abitate dai monaci e poi dal pugnace parroco del posto che le condivise con i soldati pur di non lasciare il luogo, dà ancora più emozione. Qui il restauro si è bloccato in attesa di fondi ma dentro il vuoto apparente delle stanze le sorprese non mancano.Accompagnati dal primo maresciallo luogotenente Francesco Terranova - “l'ultimo templare” in quanto custode delle chiavi - e con la consulenza di Roberto Marchioro, presidente del gruppo archeologico Nautilus, ci si addentra nel mistero. «Si ha la sensazione - sottolinea il sottufficiale - di un luogo ancora vivo. Sono orgoglioso del restauro, anche se a distanza di qualche anno l'umidità è tornata a fare capolino. Il tetto stava su per miracolo, in qualche punto era collassato. Lo abbiamo davvero salvato». Prima di salire l'antica scalinata, dietro l'altare chiuso da un muro, si scorge un altare più antico con grandi affreschi quadrati ancora “invisibili”. Del grande angelo e del Dio che guarda in basso si riesce a cogliere qualche dettaglio. Al piano superiore una stanza, forse un refettorio, lungo e stretto. Sembra un vano qualsiasi, ma sulla parete affrescata e sbiadita dal tempo disegni che lasciano a bocca aperta: un nodo salomonico, un tetragramma con note, un paio di scritte miniate, uno stemma araldico religioso, un nodo infinito e dettagli di un dipinto che rimanda a una testa d'angelo e a un motivo magico. Simboli esoterici, che richiamano direttamente i Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Del resto che il monastero sia stato una mansio templare non ci sono dubbi. In attesa che restauro e studi siano completati, si ammirano la vista sontuosa dell'altare maggiore dalla stanza della vera torre campanaria, e una panoramica sul retro dove i materiali confermano l'ipotesi di un'origine tardo-romana.
Roberto Luciani
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