lunedì 1 aprile 2013
i Patti lateranensi sono incostituzionali
Da:"CRONACHE LAICHE" ----SPERO NON SI TRATTI DI UN PESCE D'APRILE-----
Sentenza shock della Consulta: i Patti lateranensi sono incostituzionali
Al termine di una seduta straordinaria, la Corte ha ravvisato un evidente contrasto fra gli artt. 3 e 7 della Carta. Si chiude una pagina nefasta della storia d'Italia
Redazione
lunedì 1 aprile 2013 11:38
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Con una mossa a sorpresa, quasi a voler eludere la pressione di stampa e opinione pubblica, e approfittare dello sconcertante vuoto istituzionale post elettorale, la sesta sezione della Corte Costituzionale ha dichiarato questa mattina con voto unanime l'incostituzionalità dei Patti Lateranensi. I giudici della Consulta lavoravano da oltre un anno su questo delicatissimo tema ed entro 15 giorni la sentenza sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
I Patti Lateranensi, unico caso di accordo con uno Stato estero inserito nella Costituzione di un paese democratico, sono previsti dall'art. 7 della Costituzione della Repubblica Italiana: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale". Da alcune indiscrezioni sembra che il problema ravvisato dalla Corte sia l'evidente contrasto fra quanto stabilito dai Patti Lateranensi e l'articolo 3 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali...".
Il problema che sorge è la posizione che prenderà il Vaticano ancora narcotizzato dall'effetto della abdicazione a sorpresa di Joseph Ratzinger. Come prevede l'articolo 7 della Costituzione, "le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale": ciò significa che le modifiche bilaterali possono essere adottate con legge ordinaria, mentre, argomentando a contrario, quelle unilaterali richiedono il procedimento aggravato ex art. 138 Cost. Pertanto, a meno che non contrastino con i principi supremi dell'ordinamento, le disposizioni dei Patti Lateranensi devono essere modificate col procedimento ordinario nel caso ci sia mutuo consenso fra Stato e Chiesa, con il procedimento aggravato proprio delle leggi costituzionali nel caso sia lo Stato unilateralmente a modificare il testo dell'atto. E' stata questa evidentemente la posizione presa dalla Corte Costituzionale, che ha ravvisato una palese e grave incompatibilità nello status dei Patti che rappresenta un vulnus insanabile nei confronti dei principi di libertà e di uguaglianza insiti nella Costituzione.
Ovviamente il Vaticano, nella persona di Jorge Mario Bergoglio, potrebbe rifiutarsi di recepire questa sentenza, iniziando una lunga diatriba giuridica con lo Stato italiano. Ne avrebbe la forza, il coraggio e la volontà proprio in questo momento completamente dedicato alla ricostruzione di un'immagine pubblica decente lesa profondamente dagli innumerevoli scandali pedofili e finanziari? E se non accettasse? Una possibile dichiarazione di guerra del Vaticano all'Italia fa sorridere, ma non sarebbe impossibile. Si ricorda che, come dice l'articolo 137 della Costituzione "Contro le decisioni della Corte Costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione". Questo vuol dire cha la sentenza oramai è legge e non può essere impugnata né modificata, a meno appunto di una revisione costituzionale che richiederebbe in questo caso anni di lavori.
Gli effetti della sentenza saranno sconvolgenti per tutta la società italiana; secondo l'articolo 136 della Costituzione "Quando la Corte dichiara l'illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione." Gli effetti saranno quindi immediati. Abbiamo chiesto ad alcuni costituzionalisti un parere sulle possibili conseguenze. La prima sarà la nullità, per lo Stato italiano, di tutti i matrimoni che verranno celebrati in Chiesa. Da domani avranno valore civile solo quelli celebrati da un funzionario dello Stato italiano o da un suo delegato. Vengono cancellate anche tutte le norme che regolano i trattamenti economici di favore e le esenzioni fiscali nei confronti di enti, istituzioni o associazioni facenti riferimento alla Chiesa cattolica. Spariscono anche le norme che regolano l'attribuzione dell'8 per mille. Il parere di un insigne giurista, che desidera restare anonimo, è che i fondi dell'8 per mille già da quest'anno verranno assegnati rispettando la volontà dei cittadini: il gettito verrà quindi devoluto alla Chiesa cattolica o ad altre Chiese solo in base al numero di cittadini che avranno espresso esplicitamente questo desiderio. Si ricorda che attualmente anche l'8 per mille dell'Irpef di chi non firma, dei pensionati e di altri contribuenti esonerati dalla dichiarazione dei redditi (in totale circa il 60 per cento dei contribuenti), viene comunque redistribuito. Questo significherà una perdita per il Vaticano, a favore dello Stato italiano, di quasi un miliardo di euro ogni anno. Scomparirà anche la cosiddetta "ora di religione", diventando un'ora che ogni scuola potrà dedicare alle attività curricolari che riterrà più consone e utili all'insegnamento. Le Scuole private confessionali, in assenza dei sostanziosi contributi diretti o indiretti loro concessi, saranno costrette a rivedere le rette che i loro alunni dovranno versare a partire dal prossimo anno scolastico.
Al momento, complice la giornata di festa, non si hanno ancora dichiarazioni ufficiali riportate dalla Sala Stampa vaticana. Sembra che Oltretevere regni una calma da taluni dichiarata molto preoccupante. Allo stesso modo i leader e gli addetti stampa dei maggiori partiti politici non hano ancora rilasciato dichiarazioni. Le cose sono due: o la pasquetta è sacra, oppure ognuno sta aspettando la prima mossa degli altri, in un ridicolo quanto penoso tentativo di salvarsi la faccia e non perdere elettori. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, secondo voci di corridoio da verificare, ha dichiarato che ritenendosi un servitore dello Stato, intende semplicemente proseguire il suo lavoro nel rispetto delle leggi e della Costituzione italiana. Almeno fino a quando gli otto saggi di Napolitano non avranno individuato con chi sostituirlo, infischiandosene dei risultati elettorali del febbraio scorso. Non si esclude, a tal proposito, un prossimo ulteriore intervento della Corte costituzionale.
Redazione
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