Originariamente la musica faceva parte del quadrivium, l'ordinamento didattico in cui le quattro arti liberali dette matematiche, ossia aritmetica, geometria, musica ed astronomia, costituivano il corpus d'istruzione superiore rispetto al trivium, le arti liberali dette retoriche, corrispondenti a grammatica, logica e retorica. La posizione della musica fra le arti del quadrivium rispondeva alla rappresentazione della forma mentis del tempo che vedeva la musica come scienza basata sulle leggi matematiche e fisico-acustiche e generata dall'aritmetica. Ai giorni nostri, invece, la musica è considerata come la regina delle Arti ma questo è dovuto al fatto che essa, sebbene sia parte della Scienza delle vibrazioni, è stata sempre più secretata nello status di Arte, limitandone l'enorme influsso che avrebbe potuto esercitare sull'uomo e sull'ingegneria sociale. Non a caso filosofi come Hegel, Schilling, Schopenhauer o Nietzsche collocano la musica in primo piano nei loro sistemi filosofici.
Storicamente i primi attacchi alla scienza musicale — in cui erano compresi lo studio delle armoniche e delle proporzioni insegnate da giganti del pensiero come Pitagora e Platone — furono perpetrati dalla Chiesa Cattolica Romana. Nonostante la messa al bando dello studio delle armoniche e delle proporzioni Papa Gregorio IX decise di bandire nella cosiddetta musica sacra il tritono — intervallo di quarta aumentata presente nel modo Lidio — definendolo come "Intervallo del Diavolo" o Diabolus in Musica. Purtroppo anche durante l'Illuminismo si continuò a boicottare la musica universalis e scienziati come Galileo, Cartesio e Newton — per coesistere con l'egemonia della Chiesa — pubblicamente non mostrarono alcun interesse riguardo le armoniche e la proporzione aurea e questo antico sapere venne perduto dalle successive generazioni di scienziati fino ai giorni nostri. Di fatto nel mainstream scientifico ufficiale solo ora si ricomincia a parlare dell'importanza delle armoniche e della proporzione aurea, quest'ultima da poco riscoperta dalla scienza per l'importanza che riveste anche nelle dimensioni atomiche (questo trend è condiviso anche dai traders che hanno rispolverato la geometria sacra ed i numeri di Fibonacci per compiere l'analisi dei titoli di Borsa).
Del resto la scienza del secolo scorso, inizialmente con l'equazione E=mc² e poi con la teoria delle superstringhe, non a caso è giunta alla conclusione che il nostro mondo non è che un immensa sinfonia di vibrazioni armoniche e disarmoniche e che la materia è solo il nostro modo di interpretarne alcune. In una recente intervista su Scienza e Conoscenza Michio Kaku, fisico teorico co-fondatore della Teoria dei Campi delle Stringhe, ha dichiarato che «La Fisica è la legge dell'armonia di stringhe vibranti, la Chimica sono le varie melodie che si possono suonare quando queste stringhe si scontrano l'un l'altra.(…) L'universo è una sinfonia di stringhe.», questo parallelismo tra musica e stringhe è più che legittimo anche matematicamente parlando e nel proseguo del mio articolo metterò in evidenza come i numeri 8, 888 e 24 (multipli dell'8), impiegati nelle funzioni modulari della Teoria del Tutto più accreditata nel mondo scientifico, facciano parte della matematica della Vita e sono presenti nei protocolli della musica di Bosman e della mia Scala Aurea: la 432Hz Golden Scale.
Il sommo genio del Rinascimento, Leonardo da Vinci — che pochi sanno fu anche un abile suonatore di lira — anticipò le moderne scoperte della meccanica quantistica e del moderno paradigma olografico con questo audace pensiero «A le stesse leggi obbediscono le onde sia de l'acqua sia del suono e della luce»(1). Si è dovuto arrivare al moderno paradigma olografico di David Bohm, fisico tra i più rivoluzionari del Novecento, e dell'illustre neuroscienziato Karl Pribram per comprendere l'intuizione del genio vinciano. L'universo intero è prodotto di onde vibranti, compreso il nostro pensiero conscio e inconscio… quando osserviamo il tracciato di un encefalogramma stiamo osservando uno spartito del pensiero a quattro voci: stato delta, theta, alfa e beta; e come quest'ultimo — definito stato ordinario di consapevolezza — sia una delle voci della realtà, ma certamente non l'unica.
Ma in questo Medio Evo tecnologico, dove la mente digitale crede ancora nel mito dell'oggettività scientifica e ancora seziona con un bisturi mentale osservazione e osservato e arte e scienza inevitabilmente la musica e lo scientismo continueranno a dimenticarsi che per generare i suoni bisogna conoscere la proportio aurea studiata da giganti del pensiero come Pitagora, da Vinci, Bruno e Böhme. Continueranno a dimenticarsi che esiste un'intonazione scientifica con cui fare la musica e che le proporzioni auree non sono contemplate nel sistema temperato, dimenticandosi che i rapporti tra le note dovrebbero seguire gli stessi rapporti matematici che governano la riproduzione di molte specie, la fillotassi e il nostro sistema solare o, se preferite, sistema Sol-La-Re.
Negli ultimi tre anni in Internet si è molto parlato dell'intonazione con il La corista a 432 Hz, presentandola, a volte, come fosse una novità usando slogan tipo «c'è una nuova frequenza nell'aria». Questa intonazione, in realtà, era già molto diffusa nel passato, molti teatri italiani ed europei la usavano assieme al La a 430 Hz e a 435 Hz. Queste tre intonazioni furono impiegate da geni come Mozart, Beethoven, Verdi, ecc. per comporre le loro immortali opere. Su molti blog e siti dedicati alla musica a 432 Hz si è molto parlato della cosiddetta Tuning Conspiracy, il presunto complotto sull'intonazione a 440 Hz, calcando la mano sull'informazione sensazionalistica che l'intonazione a 440 Hz fu imposta alla prima conferenza internazionale organizzata dal ministro della Propaganda nazista Joseph Paul Goebbels, che la presentò come l'intonazione ufficiale germanica. Ricercatori come Vassilatos affermano che già ai tempi delle imponenti parate nazionalsocialiste i nazisti usassero gli infrasuoni per creare stati di malessere diffuso tra la popolazione. L'intonazione a 440 Hz, rispetto alla 432 Hz, tende a stimolare maggiormente il sistema nervoso centrale e, probabilmente, già ai tempi dei nazisti era noto come le diverse intonazioni creassero diverse sensazioni e risposte fisiologiche negli ascoltatori. Ma la presunta Tuning Conspiracy dei tempi moderni potrebbe essere spiegata semplicemente con il fatto che Hitler, in quanto profondo estimatore del grande compositore Richard Wagner, avesse ordinato a Goebbels di scegliere il La a 440 hertz come intonazione ufficiale germanica solamente perché Wagner e la Scuola Romantica impiegavano proprio questa intonazione. Storicamente già nel 1815, al Congresso di Vienna, lo Zar Alessandro I chiese un suono più "brillante" e tale richiesta fu supportata poi da tutte le famiglie reali d'Europa. Anche la Chiesa sostenne un'intonazione più alta congetturando che più fosse alta e più si sarebbe avvicinava a Dio. In Europa il La a 440 hertz fece la sua comparsa con le bande militari russe e austriache, ma nel 1917 sembra che l'American Federation of Musicians accettò il La a 440Hz come intonazione standard e nel 1920 lo fece anche il governo americano.
Solo nel settembre 1938 la Commissione Acustica della Radio di Berlino richiese alla British Standard Association di organizzare un congresso a Londra per adoperare in campo internazionale l'intonazione a 440 Hz della radio tedesca. E fu l'International Standardizing Organization a porre internazionalmente il La a 440 hertz e nel 1971 questa intonazione fu ulteriormente riconosciuta sul piano giuridico da una delegazione nominata dal Consiglio d'Europa, nonostante un referendum attuato dai musicisti francesi contro l'imposizione di questa intonazione. Ma di là dell'ambito storico quello che più mi preme è fare un po' di chiarezza su tanta disinformazione e congetture apparse sul web riguardo la 432 Hz che, in questo modo, ha creato due fazione opposte: i pro 432 Hz ed i contro 432 Hz. Per far questo però c'è bisogno di un'introduzione.
Fin dall'antichità si era compreso che il corpo umano e la natura si basassero sulla proportio aurea. Il numero irrazionale, la cui approssimazione è 1,618, è noto con il nome di numero Aureo ed è definito il rapporto della sezione aurea o proporzione aurea. Per LaRouche e per lo Schiller Institute la stessa voce umana, oltre ad essere lo strumento base per la musica, è un vero e proprio processo vivente aureo. LaRouche ha rilevato come il Da Vinci, attraverso i suoi studi morfologici, ha mostrato come tutti i processi viventi hanno una loro geometria interna basata sulla Sezione Aurea. Il Schiller Institute ha fatto un suo caposaldo il concetto che la musica è il prodotto della voce e, ancor prima, della mente umana. Siccome la voce umana e la nostra mente si basano sulla Sezione Aurea anche la musica deve rispecchiare le forme geometriche dei suoi due "genitori" invocando, assieme al belcanto, un'intonazione con il La del corista a 432 Hz poiché questa è l'intonazione più consona al registro vocale umano. Ora, se ascoltassimo una musica basata sulla Spirale Aurea e intonata con la nostra biologia sarebbe in qualche modo una musica per la Vita, sia a livello biologico che percettivo poiché userebbe la stessa matematica di entrambi. Ora che sappiamo quali proporzioni usare per creare una scala musicale che tenga conto della nostra biologia e del nostro ascolto logaritmico non ci resta da capire a quali frequenze intonare ogni singola nota della stessa.
Ora chiameremo in causa le ricerche di alcuni dei pionieri delle neuroscienze e degli studi sulle frequenze. Ci sono innumerevoli studi di laboratorio che hanno dimostrato che le onde sonore sono in grado di modificare la pressione sanguigna, la respirazione, il battito cardiaco, la resistenza elettrica della pelle, la sudorazione, la risposta neuroendocrina, la concentrazione e le onde cerebrali. Le onde ELF e gli infrasuoni, ad esempio, sono le frequenze che maggiormente ci influenzano. Andrija Puharich, medico e pioniere delle ricerche sull'elettrobiologia e sulle capacità extrasensoriali del cervello fece numerose scoperte riguardo uno specifico infrasuono: gli 8 hertz. Scoprì che a questa frequenza le onde cerebrali attivavano sia le capacità extrasensoriali sia la sincronizzazione biemisferica, in grado di farci aumentare la predisposizione a imparare, a essere più creativi e ad avere profonde intuizioni di natura scientifica, mistica o comportamentale. Puharich, inoltre, brevettò una tecnologia in grado di scindere la molecola dell'acqua e gli 8 hertz erano parte integrante del processo; fece numerosi esperimenti di elettrolisi con l'ausilio degli 8 hertz e dei suoi multipli di frequenza creando, dopo 3 giorni, degli amminoacidi e forme primitive di proteine con la loro relativa bio-luminescenza nell'acqua sterilizzata. Il connubio tra 8 Hz e la Vita è stato successivamente verificato da altri ricercatori che scoprirono che la ghiandola pineale è attivata direttamente mediante l'emissione di un segnale ad 8 cicli per secondo, mentre la melatonina, uno degli ormoni prodotti da questa ghiandola endocrina, induce, con un identico segnale, la replicazione del DNA, rafforzando la riparazione del danno del DNA dovuto alla vecchiaia e perfino la rigenerazione cellulare.
L'Epifisi inoltre favorisce il rilascio serotoninico, con azione antidepressiva, potenziando il sistema immunitario ed il Sistema Nervoso Centrale. Il Dott. Robert Becker, nel suo libro Cross Currents, dimostrò che il calcio, elemento indispensabile anche nei processi di guarigione, è rilasciato a una frequenza di 16 cicli al secondo, ossia il primo multiplo degli 8 Hz. Come rilevato dal Dott. Dieter Broers dell'Istituto di Biofisica e del Dipartimento di Clinica Sperimentale dell'Università di Berlino e inventore del dispositivo Mega Wave: «Ananda è stato il primo a suggerire che la pinolina prodotta dalla ghiandola pineale risuona a 8Hz, e sarà il rimedio per il cancro. Ho osservato questo processo per molto tempo, finché non è stato confermato e lo era già durante la mia ricerca sul Mega Wave.»
Ora che abbiamo incominciato a comprendere l'importanza della frequenza/numero 8 ed i suoi relativi multipli nella nostra biologia, dobbiamo constatare che la normale musica a 432 Hz suonata in scala equo temperata ha solamente il La a 432 Hz che è un diretto multiplo dell'8 ma, se è per questo, anche il La a 440 Hz è un suo diretto multiplo. Nel mio libro 432 Hz: La Rivoluzione Musicale accenno agli studi della biofisica sugli angoli a 90°, con cui purtroppo sono costruite le nostre case, che danno squilibri magnetici al corpo umano (negli angoli ci sono specifiche frequenze simili a quelle del reumatismo). Se toccate punti specifici degli angoli della vostra casa questi scompensi biologici sono istantaneamente individuabili a causa di un indebolimento nella tensione muscolare. Anche se la persona non ne è consapevole immediatamente il suo sistema nervoso centrale (SNC) viene inibito assieme all'importante neurotrasmettitore denominato acetilcolina ed al suo posto subentrano i suoi antagonisti come, ad esempio, l'atropina. Quest'ultima alla lunga provoca fatica muscolare e debolezza sull'SNC. L'atropina esercita essenzialmente effetti di natura eccitatoria sul sistema nervoso centrale ed a basse dosi provoca lieve irrequietezza, mentre ad alte dosi causa agitazione e disorientamento.
Uno dei primi test fatti nel 2005 con l'AUMega Music (musica a 432 Hz ma composta con protocolli basati sulla matematica del Pentaedro di Sierpinski e, parzialmente, con la matematica dell'8) di Ananda Bosman è stato proprio il vedere se la musica a 432 hertz influiva sul sistema nervoso centrale. Il test fu fatto in modo privato da un docente universitario esperto in biofisica legate alle biopatologie ambientali. Il docente, che al momento preferisce l'anonimato, scoprì che l'AUMega Music era in grado di contrastare gli effetti dannosi dovuti ai campi elettromagnetici dell'ambiente che abbassano la presenza di acetilcolina. Nell'istante in cui la persona ascoltava la musica di Bosman veniva stimolato il rilascio di acetilcolina nel corpo portando ad un livello ottimale il suo tono muscolare; ma nel momento in cui la musica cessava, istantaneamente, il tono muscolare calava e la persona tornava a essere soggetta alla diminuzione dell'acetilcolina. Un veloce test sul tono muscolare (tecnica usata dai kinesiologi) o un prelievo del sangue fatto prima e durante l'ascolto della musica a 432 hertz di Bosman vi può dimostrare empiricamente come essa è in grado di influenzare il vostro SNC.
Da questi primi test, ripetuti in mia presenza e davanti ad altre 30 persone nel 2009, si potrebbe pensare che tutta la musica a 432 hertz abbia queste proprietà benefiche. Purtroppo una volta testata altra musica a 432 hertz, tra cui niente meno che un Andantino di Mozart, notammo che la sola intonazione a 432 cicli per secondo non era sufficiente a creare un feedback positivo al Sistema Nervoso Centrale. Qui possiamo fare la prima distinzione che da ragione sia ai favorevoli che hai contrari a questa intonazione. Di fatto c'è musica a 432Hz che, come la musica a 440 Hz, non da alcun miglioramento all'SNC, ma c'è anche musica a 432 Hz, come quella di Bosman, che ha un effetto positivo. La AUMega Music sembra funzionare perché impiega un rigido protocollo ideato da Bosman stesso che la normale musica intonata a 432 Hz non usa. Questo protocollo l'ho ulteriormente perfezionato in un modello in cui ci si avvale di un'intonazione con il La corista intonato a 432 Hz ma, a differenza della musica a 432 Hz o della AUMega Music, viene impiegata la Golden Scale (Scala Aurea) in cui ad ogni singola frequenza della nota corrisponde un diretto multiplo dell'8. Solo con questa scala completamente quantizzata sulla matematica dell'8 (1), che presento nel mio libro, si porta l'intonazione con il corista a 432 Hz alla sua forma più perfetta e coerente. Da qui il titolo del mio libro 432 Hz: La Rivoluzione Musicale in quanto la rivoluzione non è di per sé questa intonazione quanto la sinergia tra una nuova scala ed una intonazione completamente quantizzata sulla matematica dell'8. Bosman, giustamente, per differenziare la sua musica dalla normale musica a 432 Hz ha coniato il termine AUMega Music, io ho fatto altrettanto creando un logo di certificazione per la musica a 432 hertz con l'uso della Scala Aurea, la 432 Hz Golden Scale. Spero che questo articolo faccia un po' di chiarezza sull'intonazione a 432 Hz, sfatando alcuni suoi miti dal sapore new age ma anche alcune critiche gratuite nei confronti di questa intonazione, forse dovute ad una sua presentazione superficiale, boriosa e sensazionalistica fatta in alcuni specifici siti web. Come disse Lorenz Mizler, allievo di J. S. Bach, e fondatore di una Società semisegreta di Scienze Musicali in cui militarono nientemeno che Haendel e lo stesso Bach: «La musica è il suono della matematica.»... sì, ma la matematica dell'8.
Note
(1) I cosiddetti nodi di Leonardo assomigliano all'8 e spesso nei suoi dipinti questi noti sono disposti a numeri di 8, 32, 96, ecc… tutti multipli dell'8. I nodi di Leonardo sono presenti in maniera massiccia nella poco conosciuta opera nella Sala dell'Asse del Castello Sforzesco di Milano, ma li possiamo trovare anche nella Dama con l'Ermellino o nella Monna Lisa. Nelle sei incisioni fatte per la sua scuola di pittura di Milano come tema principale ci sono questi 8 camuffati da nodi e ci sono sette cerchi in cui c'è inciso: Leo-nar-di-aca-de-mia-vici. Un ottavo cerchio racchiude i sette cerchi più piccoli e i nodi di Leonardo. Anche la sua versione del cuscinetto a sfera prevede una figura ottagonale e nel suo progetto si possono notare otto sfere. Perché questa ossessione di Leonardo per questo numero? Leonardo è noto per le sue opere ricche di messaggi subliminali di chiara matrice esoterica, forse il sommo genio del Rinascimento si stava riferendo alla Legge dell'Ottava o al sapere dei costruttori di piramidi in cui l'otto e i suoi multipli sono presenti nelle piramidi di Giza?
Articolo pubblicato nel n° 86 della rivista Nexus New Times
Il "Santo Rosario " è una catena di 15 serie di piccole perle, ogni serie separata dalla successiva da una perla di maggiori dimensioni.
Alla fine di questa catena c'è una medaglia che porta l'effigie di Maria, poi c'è una catenella più corta ed infine, un crocifisso.
Il Rosario è strettamente connesso all'adorazione di Maria ; infatti le perle servono per contare le preghiere.
Vediamo alcune notizie da : The Catholic Encyclopedia volume 13, pagina 185, articolo " Rosary" :
" In quasi tutte le nazioni incontriamo qualcosa di simile, allo scopo di contare le preghiere..... nell'antica Ninive....per secoli tra i Musulmani una collana di 33,66 o 99 perle è stata usata per contare i nomi di Allah...Marco Polo,nel tredicesimo secolo fu sorpreso che il re di Malabar usasse un rosario di pietre preziose per contare le sue preghiere...San Francesco Saverio ed i suoi compagni furono meravigliati di vedere che i rosari erano universalmente familiari ai Buddisti Giapponesi.... "
Tra i Fenici veniva usato un rosario per contare le preghiere ad Astarte, la Dea Madre , all'incirca verso l'800 A.C. (Seymour- The Cross in Tradition, History and Art- pag.21 )
Nel Bramanesimo si è sempre usato un rosario con decine e centinaia di perle . Gli adoratori di Visnù danno ai loro figli rosari di 108 perle. Un rosario simile è adoperato dai Buddisti in Cina e Tibet. Gli adoratori di Shiva usano un rosario sul quale ripetono, se possibile, tutti i 1.008 nomi di questa divinità ( Encyclopedy of Religions- vol.3- pagine 203-205 )
la preghiera più spesso ripetuta, mediante il Rosario,è l'"Ave Maria" della quale The Catholic Encyclopedia dice :
" Non esiste traccia, seppur minima, dell'Ave Maria quale preghiera di accettata formula devozionale prima dell'anno 1050 " ( vol .7 pag.111, articolo " Hail Mary" )
la completa recitazione del Rosario consta di 53 Ave Maria, 6 Padre Nostro, 5 Misteri, 5 Meditazioni, 5 Gloria Padre ,ed 1 Credo.
Si noti come l'Ave Maria sia ripetuta quasi 9 volte più frequentemente rispetto al Padre Nostro.
Una preghiera composta da uomini e rivolta a Maria è dunque più importante di una preghiera insegnata da Gesù Cristo e rivolta a Dio ?
Gli adoratori della dea Diana, in Efeso , ripetevano più e più volte, una frase religiosa :
Atti 19:34
... si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!».
ma Gesù ebbe da dire, a riguardo delle preghiere ripetute, che sono una pratica PAGANA.
Matteo 6:7-9
7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli,.....
Quindi, in questo passo, ecco che Gesù avvisa chiaramente i suoi seguaci di NON RECITARE una preghiera più e più volte, ed inoltre avvisa di pregare il Padre .
I riferimenti biblici sono tratti dalla Bibbia versione C.E.I.
Mi lasciano perplesso i tempi di reazione dell'apparato delle forze messe a "protezione" del luogo tanto delicato . Ma in genere non ci sono cecchini G.I.S ? Gli è stato lasciato il tempo che estrasse, puntasse e fossero sparati 7 colpi, a quanto hanno riferito.Da precisare che i nostri sono tra i migliori al mondo con tempi di reazione bassissimi e capaci di eliminare un bersaglio a 800 metri... Perché si è lasciato il tempo di estrarre e sparare 7 colpi?Un gesto sicuramente concepito affinché abbia avuto un effetto plateale e mediatico da riportarsi come fatto eclatante.
Il Male del terzo millennio? Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. La nuova eresia da cui icristiani devono difendersi è la rete. Perché internet porta con sé “conati di novità”, come e peggio del nazismo, perché più subdolo. Se è vero che sembra ormai passato il rischio “portato dai sistemi totalitari laicisti e anticattolici del ‘900, che avevano come punto in comune la fine del mondo giudaico-cristiano”, la “forza che rimane da combattere è ancora più subdola: questa sorta di scientismo tecnocratico, che viene sostenuto da una diffusione ad oltranza di un’ideologia progressista e consumista, dalla quale tutte le religioni sono attaccate, in quanto rappresentano qualcosa di reazionario. Oggi siamo aggrediti da una mentalità che cerca di dissolverci come qualcosa che soltanto nella sua dissoluzione possa dare paradossalmente qualcosa di positivo”.
Sono le parole del vescovo di Ferrara Luigi Negri. L’anatema arriva nel corso di un confronto tra il capo della diocesi estense e il rabbino Giuseppe Laras, presidente emerito e onorario dell’Assemblea rabbinica italiana ed ex rabbino capo di Milano. Un incontro tra religioni organizzato in seno alla Festa del libro ebraico per presentare “Storia religiosa degli ebrei”, testo ispirato alla collaborazione tra dottrine cristiana e giudaica.
Dal dialogo interreligioso Negri devia ben presto per catechizzare i presenti contro “i rischi che corre una società nel perdere l’etica religiosa”. Rischi che il sacerdote intravede nella politica italiana, solo in parte di essa, dell’Italia del 2013. Il vescovo – una delle più autorevoli voci della Cei, dal 1965 al 1967 primo presidente diocesano di Comunione e Liberazione e ancor oggi punto di riferimento del movimento di don Giussani – non è certo nuovo a incursioni nel mondo politico. Lo scorso novembre, quand’era ancora nella diocesi di San Marino-Montefeltro, intervenne sullo scandalo degli esponenti Cl in Regione Lombardia indagati per corruzione. Dal pulpito del ‘Foglio’ di Giuliano Ferrara rifiutò la criminalizzazione di “questa storia di cui mi sento orgogliosamente partecipe”.
Un’altra uscita di penna, ben più celebre, monsignor Negri la consegnò nel 2011 al periodico Tempi. L’allora vescovo di San Marino criticò l’azione della magistratura di Milano che incriminòSilvio Berlusconi per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile nell’ambito del caso Ruby: “mi sembra – scrisse nell’occasione Negri – che in questa guerra tra politica e magistratura, la seconda abbia già vinto. È lei ormai a fissare le regole senza avere alcun punto di riferimento o argine nell’apparato statale. Il potere giudiziario italiano è una realtà indipendente e sovrana che non risponde a nessuno dei suoi atti. Non si era mai vista una magistratura muoversi con la prepotenza con cui lo sta facendo oggi nel nostro paese”. E a chi gli fece notare che gran parte del mondo cattolico era indignato dal mondo delle Olgettine, Negri tagliò corto: “L’indignazione non è un atteggiamento cattolico”.
Ora invece si riscopre l’indignazione per gridare, metaforicamente, al rogo per la ditta Grillo& Casaleggio. Il grande tentatore oggi non ha più corna e piede caprino, ma dita di silicio e radici telematiche. È il world wide web, “sentiero polveroso del nulla” che conduce a “conati di novità” nel paese. La ‘particola antiemetica’ da somministrare è contro le appendici politiche che, “in questo momento terribile che la nostra nazione sta passando, si vanno profilando nel nostro paese, con linguaggi inauditi e atteggiamenti di una rozzezza incredibile”. Negri non ci mette molto a dipanare ogni dubbio sul riferimento del suo messaggio. “Ci sono affermazioni inquietanti pubblicati nei libri stampati, come che “l’uomo è Dio” (il videomessaggio di Casaleggio, dal titolo “Prometeus”, pubblicato su Youtube, ndr) e che la rete, cioè l’estrema espropriazione dell’intelligenza dell’uomo, può creare l’unico punta di guida dell’umanità nei prossimi secoli. Un’intelligenza artificialesovraumana che guida questi uomini, che sicuramente si credono Dio”. Conclusione: “Siamo alla follia. Una follia costeggiata di citazioni di Goebbels e Hitler. Siamo al disfacimento della cultura occidentale”.
Non si fa attendere la risposta dei grillini estensi. “Mi auguro che questi anatemi – commenta la portavoce dei Cinque Stelle di Ferrara Maria Teresa Pistocchi – non fossero rivolti a un Movimento di cittadini che in questo momento rappresenta l’unica forza nuova capace di interpretare l’indignazione e il desiderio di profondo cambiamento di gran parte della società civile e lo fa senza violenza, utilizzando gli strumenti della democrazia, quella stessa che da anni viene calpestata proprio da coloro che dovrebbero esserne i garanti. Se così fosse, credo che tutti i cattolici dovrebbero indignarsi e sentirsi distanti anni luce da una Chiesa che ancora una volta si inginocchia all’altare di chi ha saccheggiato e calpestato la dignità del Paese”.
“Questa Chiesa – aggiunge la Pistocchi -, che il potere in continua espansione di Comunione e Liberazione allontana sempre di più dalla Parola di Dio (quella del falegname che scacciava i mercanti e i corrotti dal Tempio) offende e indigna nel profondo dell’anima i credenti. Siamo in tanti a sperare che Papa Francesco riesca a fare il miracolo.
Fonte: Link
Lusi ha ammesso che parte dei soldi rubati al partito sia andata a Letta, notizia ricavata da Wikipedia.
Nipote di Gianni Letta (PdL, uno dei principali collaboratori di Berlusconi; Goldman Sachs; Comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia).Lui stesso membro della Commissione Trilaterale e membro del Gruppo Bilderberg, notizia ricavata sempre da Wikipedia.
La “città del sole” ha stimolato anche l’interesse di Ernst Jünger, nato a Heidelberg nel 1895, morto nel 1998, che ha attraversato un secolo, il Novecento, tempo di ideologie e di utopie. Jünger è stato nichilista, poi spiritualista libertario (dirigendo per anni con Mircea Eliade la rivista Antaios) ma è morto cattolico, a seguito di una conversione profond maturata nel 1996, a 101 anni. Il progressivo ripudio della tecnica e della globalizzazione, predominanti nella società occidentale, porta Jünger ad assumere la posizione dell’“anarca, e del Waldganger, che alla lettera sta per l’“uomo che si dà alla macchia”, impropriamente presentato nelle traduzioni italiane come il “ribelle” («è il singolo, l’uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il ribelle attinge alle fonti della moralità non ancora disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa semplice». In Jünger il singolo libero è colui che passa al bosco, che migra e che almeno metaforicamente si allontana consapevolmente e spiritualmente dalla tecnica e dal potere. Eppure lungo tutto il suo corso e la sua vasta produzione bibliografica, Jünger ha inventato città, in una trilogia inauguratasi nel 1939 da Sulle scogliere di marmo, proseguita dieci anni dopo con Heliopolis, conclusasi nel 1977 con Eumeswil.
ROMA - Cibele, la «Grande Madre» protettrice di Roma, sta per svelare il suo santuario. Nel cuore del Palatino, lì dove la storia affonda le radici nel mito della fondazione, accanto alla Casa di Romolo e quasi sopra il presunto Lupercale, la grotta dove secondo la leggenda i gemelli sarebbero stati allattati dalla lupa.
Il grande Tempio della Magna Mater, risalente al II secolo a.C. è al centro di uno dei progetti di valorizzazione e apertura al pubblico più ambiziosi della Soprintendenza ai beni archeologici guidata da Mariarosaria Barbera. Un nuovo gioiello che entrerà a far parte entro fine anno del percorso di visita del colle Palatino dopo almeno cinquant’anni di chiusura. Si potrà salire sul podio e raggiungere la cella, e ammirare la ricostruzione dei materiali originali che ne decoravano l’architettura.
E scoprire dai frammenti restaurati che le sei colonne corinzie in peperino sulla fronte, i capitelli e la trabeazione, erano un trionfo di stucchi colorati. Il progetto di fruizione dell’area monumentale, curato dall’architetto Claudia Del Monti, è stato presentato in occasione del seminario di studi «Cibele, Vittoria, Apollo, i culti sull’acropoli del Palatino e la Casa di Augusto» organizzato dal dipartimento di Scienze dell’antichità de La Sapienza con il coordinamento del professore Patrizio Pensabene, che proprio nel sito ha diretto le più recenti campagne di scavo.
IL MITO
È uno dei monumenti più famosi dell’antichità perché legato al culto di Cibele, introdotto a Roma dall’Asia minore nel 204 a.C., e originario della Troade, antica regione dell’Anatolia dove si trovano le rovine della città di Troia, la mitica patria dei Romani con Enea come suo capostipite direttamente collegato a Romolo. «Era il santuario di stato, con un culto legato alla statua di Cibele», dice la Del Monti. Ma anche il più sconosciuto, lasciato a riposare nell’oblio del degrado per anni, e ora al centro di un vasto cantiere di restauro e conservazione. Il santuario, che fu inaugurato nel 191 a.C. bruciò due volte e fu ricostruito da Augusto, si presentava su un alto podio introdotto da una scalinata preceduta da una vasta piazza.
IL PERCORSO
«Il percorso di visita restituisce al pubblico la percezione della consistenza delle strutture in antico», annuncia Claudia Del Monti. Si potrà salire alla cella, e attraversare lo spazio occupato in antico dal pronao. E gli scavi condotti in questo luogo negli anni hanno consentito di recuperare i materiali originali della decorazione architettonica del tempio. Colonne corinzie in peperino che sfilavano sulla facciata, la trabeazione e il timpano con tanto di cuspide monumentale. Nel piano della cella, poi, appaiono incastonate le lastre originali superstiti di marmo bianco, portasanta e ardesia. Ma il santuario della Magna Mater diventa soprattutto un caso raro in cui il panorama si svela parte integrante del monumento. «La cella del tempio, in quest’ottica, è un punto strategico, la chiave di lettura dell’antico con tutti i suoi elementi di suggestione - avverte la Del Monti - La scelta di conservare i lecci, cresciuti qui spontaneamente in tempi lontani, serve a sottolineare al pubblico la visuale che si apre sull’asse centrale della cella, che determina l’orientamento del tempio rispetto al cielo e verso i luoghi legati all’approdo della cesta dei gemelli, indicati nel mito della fondazione di Roma».
Tutte le mie ossa diranno: «O Signore, chi è simile a te
che liberi il povero da chi è più forte di lui,
il povero e il bisognoso da chi vuol derubarlo?»
Un impero immobiliare – segreto – che si estende fino al centro di Londra: questo l'ultimo scandalo Vaticano, questa la ragione per cui i giornalisti del Guardian hanno deciso di cominciare a indagare sulle origini di quell'impero e sulle fonti economiche grazie alla quale è stato costruito. Dai locali di Bulgari a quelli che ospitano la banca d'investimento Altium Capital, le proprietà dell'ex Stato Pontificio si estendono anche alla Francia, alla Svizzera e sono state acquistate grazie a un “fondo” dall'origine chiara e riconoscibile; un'origine tanto evidente da recare – in calce – il nome del benefattore: Benito Mussolini.
Nel 1929, Benito Mussolini “pagò” il Vaticano perché benedicesse il fascismo, ovvero perché offrisse riconoscimento al regime agli occhi della popolazione italiana e mondiale. Il frutto di quella benedizione – lautamente ricompensata – ammonta oggi a 680 milioni di euro. Di questi, quasi 18 milioni di euro vennero utilizzati dalla Santa Sede (nel 2006, in piena bolla speculativa) per acquistare una serie di preziose proprietà immobiliari tra cui il numero 30 di Saint James Square a Londra e diversi appartamenti a Parigi. Eppure, ciò che ha sconvolto il giornale inglese non riguarda solo l'anti-eticità del fatto in se – ovvero il fare uso speculativo dei soldi ottenuti per avallare una delle più grandi tragedie vissute dalla popolazione italiana – ma l'accurata strategia di scatole cinesi attivata dal Vaticano per coprire le sue tracce e, soprattutto, per celare la provenienza dei fondi.
I contanti ricevuti brevi manu da Benito Mussolini sono maturati al riparo da occhi indiscreti e sono diventati un notevole portfolio immobiliare internazionale la cui origine viene protetta da una complessa architettura di società offshore e prestanome. Ad esempio, per l'acquisto della palazzina che si trova al numero 30 di Saint James Square ci si è affidati a una società proprietaria di altri beni nel Regno Unito: una società che si chiama Grolux Investments Ltd e nei cui registri (pubblicati alla Companies House, l'equivalente della nostra Camera del Commercio) non si rivelano i veri proprietari della società e non si fa alcun cenno al Vaticano. In compenso, i registri fanno menzione di due azionisti intestatari della società. Si tratta di due importanti banchieri cattolici: John Varley, ex amministratore delegato della Barclays Bank, e Robin Herbert, un ex della banca d'affari Leopold Joseph.
In seguito a questa scoperta, il Guardian ha deciso di inviare due lettere ai suddetti intestatari in cui si domandavano spiegazioni riguardo il loro ruolo e, soprattutto, riguardo i veri proprietari della società che aveva acquistato la palazzina di Saint James Square. Le due lettere – com'era prevedibile – attendono ancora risposta. Inoltre, il diritto societario britannico prevede che i reali proprietari abbiano la possibilità di nascondersi dietro “nominati” e, pertanto, anche interrogando il segretario della società, John Jenkins, non si è arrivati da nessuna parte. Jenkins ha solo parlato di una proprietà affidabile ma non ha voluto identificarla in quanto “non autorizzato dal cliente a divulgare informazioni”.
La camera di commercio britannica, però, conserva alcuni documenti grazie a cui è stato possibile avvicinarsi progressivamente alla verità. La Grolux Investments Ltd è una società che deve tutte le sue risorse economiche alla riorganizzazione – avvenuta nel 1999 – di due società: Grolux Estates Ltd e Cheylesmore. Ma le azioni di queste due realtà sono saldamente in mano a una società che, a sua volta, sembra fare diretto riferimento alla JP Morgan di New York con cui condivide l'indirizzo della sede. Il controllo ultimo su tutte queste società viene esercitato da una compagnia svizzera: la Profima SA.
Ed è proprio a questo punto che entrano in scena i registri di guerra britannici del National Archives in Kew, i quali offrono la prova definitiva. All'interno dei file viene confermato che la Profima SA è una holding di proprietà del Vaticano e che si tratta di una società che fu accusata in tempo di guerra di “ingaggiare attività contrarie agli interessi degli alleati”; per questa ragione venne inserita nella blacklist francese delle aziende potenzialmente inclini a favorire le linee nemiche. Nei file ufficiali del Ministero dell'Economia di Guerra, il banchiere del papa – Bernardino Nogara – viene aspramente criticato per aver più volte collaborato in maniera poco trasparente con Profima e, in particolare, per aver controllato un investimento in contanti che ammontava a oltre 50 milioni di sterline e che proveniva direttamente da Mussolini. Quel denaro è stato poi ri-maneggiato e ri-pulito trasferendo titoli bancari italiani alla Profima. Tutto ciò ha consentito al Vaticano di far maturare dei fondi che – altrimenti – sarebbero stati bloccati dal governo francese che aveva inserito la Profima in una blacklist delle aziende potenzialmente finanziatrici delle forze nemiche.
Com'è possibile che il Vaticano si sia esposto tanto pur di ottenere e proteggere il denaro ricevuto dal Duce? Secondo il Guardian, che a tal proposito richiama l'opera di John Pollard, storico di Cambridge, autore del libro Money and the Rise of the Modern Papacy, per il Vaticano il denaro di Mussolini era fondamentale per essere “finanziariamente sicuro” di non poter mai diventare povero. Quel denaro sporco avrebbe infatti garantito una capacità di speculazione che avrebbe garantito al papato una cospicua e sempreverde rendita finanziaria. Secondo lo storico inglese, Nogara aveva una capacità di investimento altamente innovativa, specie nelle pratiche di riciclaggio. Documenti alla mano, è possibile affermare che nel 1931 il banchiere di Dio fondò una società offshore in Lussemburgo – tra i primi paesi a trasformarsi, nel 1929, in un paradiso fiscale per le aziende – il cui scopo era controllare l'attività immobiliare continentale. Quella società lussemburghese, inizialmente nota come Groupement Financier, divenne la Grolux. La filiale britannica della suddetta società venne aperta l'anno successivo. Quando, poi, il pericolo di un'invasione tedesca dei suddetti paesi si fece concreto, i movimenti finanziari furono traghettati negli Stati Uniti e in Svizzera.
E ora? - Attualmente il denaro di Mussolini è controllato da un altro banchiere di Dio, Paolo Mennini, a capo dell'unità APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e quindi gestore del santo patrimonio ecclesiastico, le attività della suddetta unità ammontano – secondo le stime del Consiglio d'Europa – a più di 680 milioni di euro. Ecco quindi quanto vale – oggi – quel pagamento in contanti fatto dal Duce per pagare il riconoscimento del Vaticano al fascismo.
Interrogato sulla questione, l'ufficio stampa del Vaticano ha deciso di non rilasciare dichiarazioni e, pertanto, la storia non può che concludersi con la medesima domanda che il Guardian pone al termine della sua indagine: perché il Vaticano è così preoccupato dall'ammettere le origini fasciste del suo patrimonio a quasi novant'anni dalla sigla di quel patto segreto? “E perché continua a tenere nascoste le sue partecipazioni in Gran Bretagna” – incalza il Guardian – “anche dopo la riorganizzazione della sua struttura finanziaria nel 1999″. Magari è solo una questione di immagine; magari non si vuole legare, ufficialmente e a triplo filo, il patrimonio pontificio al periodo fascista, ma per quanto ancora si sceglierà di proseguire con la filosofia del no comment, del far passare la nottata, del non alziamo polveroni? È possibile – per una volta – avere una risposta chiara e onesta, magari un'ammissione di colpa, da parte dei banchieri di dio?
Sono stati scritti libri, redatti articoli, presentanti documenti inconfutabili: che altro è necessario fare perché il Vaticano valuti – quanto meno – l'opportunità di parlare apertamente delle sue contraddizioni?
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" Non più di tremila. In tre secoli. È il numero di martiri cristiani durante l’impero romano stimato dagli storici.
Un numero ben lontano da quanto gli apologeti cristiani hanno sempre fatto credere ai loro lettori. Si pensi alle undicimila vergini che sarebbero morte insieme a santa Ursula. Altro non era che un’errata lettura del nome proprio Undecimella. Si pensi anche alla persistenza del mito delle catacombe quale rifugio dei cristiani braccati: persino le stesse gerarchie ecclesiastiche ne riconoscono ormai l’infondatezza.
Eppure, lo sappiamo bene, i miti sono duri a morire. E certi miti più di altri. Se i negazionisti cattolici amano parlare, a proposito dell’Inquisizione, di «leggenda nera» creata dagli anticlericali, quella dei martiri dovrebbe conseguentemente essere definita «nerissima». E tuttavia, nell’immaginario collettivo degli italiani, perdura la convinzione che, nei primi tre secoli, sia avvenuto un autentico olocausto di cristiani.
Accade, forse, perché non disponiamo di studi adeguati. L’Italia vanta studiosi di livello, ma a differenza di altri paesi vige una diffusa autocensura, quando si affrontano certi temi. Ed ecco che, a colmare il vuoto, è giunto dalla Spagna uno studio sulle persecuzioni finalmente realizzato con un approccio critico.
L’autore, Raúl González Salinero, che insegna storia antica all’Università di Madrid, ci ricorda che «il martirio cristiano diventò una testimonianza sublime della fede e, pertanto, un elemento chiave per l'autoaffermazione della dottrina cristiana». Con gli esiti che tuti ben conosciamo, grazie all’apologetica posteriore. Ma perché i credenti erano perseguitati?
Quella cristiana era una setta nova, senza nemmeno un retroterra etnico. E le autorità romane, che improntavano la propria azione al rigoroso rispetto del diritto, sapevano che quella cristiana non era nemmeno una religione riconosciuta da alcun provvedimento ufficiale. Non era cioè una religio licita. In poche parole, si trovava in una posizione non molto diversa da quella in cui si trovano oggi i Testimoni di Geova o Scientology. Con la differenza fondamentale che i diritti dell’uomo e la libertà di associazione erano concetti che, allora, dovevano ancora essere concepiti. Tale condizione esponeva i cristiani, così come i fedeli di altre piccole sette, a pericoli continui, e soprattutto ad accuse di atti contro la morale. Poteva bastare anche soltanto definirsi cristiani per rischiare un’incriminazione.
Ma occorre anche tenere conto che i magistrati, dipinti dalla letteratura agiografica quali «agenti del male», in realtà non miravano affatto a impartire supplizi gratuiti, ma cercavano di far tornare il neofita cristiano alla religione tradizionale. Anche Plinio il Giovane, scrivendo all’imperatore Traiano, constatava che «molte persone possono essere recuperate se sì dà loro la possibilità di pentirsi».
Lo stesso scopo animò l’imperatore Decio, quando promosse la prima persecuzione vera e propria. Il primo editto noto emanato contro i cristiani nel 249 è opera sua: ma, nota González Salinero, la sua finalità «non era quella di provocare martiri, ma apostati». Fino ad allora c’era stata prima una generale «assenza di ostilità», e poi «azioni persecutorie di carattere sporadico e locale», per le quali le fonti disponibili sono peraltro «scarse e, frequentemente, poco attendibili».
Di fronte al rischio concreto di morire le apostasie furono copiose. Lo attestano le stesse fonti cristiane, come il De lapsis del vescovo Cipriano di Cartagine, che morì durante la seconda grande persecuzioni, quella di Valeriano del 257. Il nuovo imperatore voleva colpire soprattutto i vertici della Chiesa: forse allettato, in un periodo di grave crisi economica, anche dalle ricchezze che andava già allora accumulando. Ma già tre anni dopo il successore Gallieno concesse piena libertà di culto, consentendo alla Chiesa di poter finalmente cominciare a espandersi in maniera significativa.
Nel 303, dopo vent’anni di regno, Diocleziano lanciò la terza e ultima persecuzione. Le ragioni che lo spinsero a farlo rimangono oscure. Gli editti che furono diramati riprendevano quelli di qualche anno prima contro il manicheismo, che evidentemente era ritenuto un pericolo più grande. Le persecuzioni durarono alcuni anni e furono più blande nella parte occidentale dell’impero, dove il cristianesimo era assai meno diffuso.
Verrà poi Costantino, e il resto della storia è noto. Meno noto che per oltre due secoli si succederanno, quasi senza soluzione di continuità, editti persecutori di eretici, ebrei, pagani, apostati. Il livello assai più aspro rispetto alla legislazione anticattolica pagana (contrassegnata da pochi editti, con tre sole effettive persecuzioni su vasta scala durate al massimo una quindicina d’anni in tutto), è probabilmente poco percepito anche all’interno del mondo laico. González Salinero tira le conclusioni lasciando la parola a un altro storico, José Montserrat Torrents: «Il paganesimo non si estinse: fu eliminato dalla legge. I templi non caddero: furono chiusi e demoliti. I pagani non si convertirono: furono obbligati a farlo».
Corredata da una robusta bibliografia che ne attesta lo spessore, nonché da una prefazione di Mauro Pesce (noto per essere incorso negli strali vaticani per aver collaborato al libro di Corrado Augias Inchiesta su Gesù), Le persecuzioni contro i cristiani nell'impero romano è un libro di impronta accademica, ma di agile lettura. Di sicuro interesse per chi voglia informarsi su un periodo storico che incide ancora oggi assai profondamente sulle nostre vite."
Estratto da: Raúl González Salinero - Le persecuzioni contro i cristiani nellʼimpero romano. Approccio critico
In margine alla visita del Papa alle grotte di San Pietro per pregare sulla tomba che conterrebbe le ossa dell'apostolo è rispuntata fuori la millenaria fandonia di Nerone «primo persecutore dei cristiani». Nerone non perseguitò mai i cristiani in quanto tali, per la loro fede. In materia religiosa era, nel solco della migliore tradizione romana, estremamente tollerante. La questione è un'altra.
Tutto nasce dal devastante incendio che nella notte fra il 18 e il 19 luglio del 64 colpi' Roma e vi infurio' per alcuni giorni. Non era certo il primo. Ce ne erano stati nel 6, nel 27, nel 36, nel 54. Ma quello del 64 fu il più disastroso. La Roma di allora era stretta fra vicoli tortuosi, dove il popolino faceva un uso disinvolto e spesso irresponsabile di bracieri, di fornelli, di torce fra catapecchie di legno che aspettavano solo di prender fuoco (e Nerone ricostruirà Roma in pietra ignifuga).
L'incendio fu casuale. Che Nerone ne sia stato l'autore nessuno storico serio, nè antico nè, tantomeno, moderno l'ha mai sostenuto. Saranno il pettegoliere Svetonio, sett'anni dopo i fatti, e Dione Cassio un secolo dopo Svetonio a costruire l'immagine di un imperatore che «dall'alto del Palatino», munito di cetra osserva la distruzione della capitale per ispirare la sua musa. Ma Nerone sul Palatino non ci poteva essere per la semplice ragione che era in fiamme.
Quella notte Nerone si trovava ad Anzio e, a cavallo, si precipito' a Roma per dirigere le operazioni dei soccorsi con una serie di misure degne, seguendo il racconto di Tacito che pur gli era ostilissimo, di una moderna protezione civile.
L'incendio fu casuale. Ma non è escluso che, alcune frange di estremisti cristiani, che vedevano la Roma baccante di Nerone come una nuova Sodoma e ne sognavano la distruzione, ci abbiano messo una manina per alimentarlo (lo stesso Paolo, nella 'Lettera ai romani' si mostra preoccupato per l'estremismo di alcuni suoi compagni di fede). In ogni caso la comunità cristiana ebbe l'imprudenza di manifestare la propria gioia per quella immane catastrofe. Per questo gli uomini di Tigellino diressero la loro attenzione verso quelle parti. Alcuni confessarono prima ancora di essere arrestati: per la gloria del martirio, come i moderni terroristi islamici, anche se probabilmente non avevano fatto niente. In tutto ne furono arrestati 300. Alcuni vennero assolti, altri condannati a pene minori, 200 a morte. I processi furono accurati , durarono due mesi, tanti per la veloce e pragmatica giustizia romana. le pene terribili: arsi vivi, crocefissi, dati in pasto ai cani. Tutto si svolse secondo le leggi e i costumi dell'epoca. Niente di più. Ma anche niente di meno. In quella occasione Nerone, «per quanto forte fosse la sua avversione per le pene capitali» (Grant) uso' il massimo rigore. Ma se le autorità romane credevano, a torto o a ragione, che frange di estremisti cristiani fossero responsabili di un atto terroristico cosi' grave, di fronte al quale quello dell'11 settembre impallidisce, la reazione non fu sproporzionata: 200 esecuzioni su una comunità che contava 3000 persone e che, in quanto tale, non fu toccata. Lo stesso Paolo, il leader dei cristiani a Roma, potè continuare la sua predicazione e nessuna conseguenza ci fu per i cristiani delle province. E in seguito, durante il principato di Nerone, non fu varata nessuna legge che proibisse ai cristiani di professare la propria fede. Le persecuzioni cominciarono dopo con Domiziano (81-96), e proseguirono con Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimino, per assumere, con Diocleziano, le forme del genocidio. Ma con tutto questo Lucio Domizio Enobarbo, alias Nerone, non c'entra nulla.
Lettera di Giuseppe Mazzini a Pio IX
A PIO IX, PONTEFICE MASSIMO
BEATISSIMO PADRE
Londra, 8 settembre 1847.
Concedete a un Italiano, che studia da alcuni mesi ogni vostro passo con un’immensa speranza, di indirizzarvi, in mezzo agli applausi spesso pur troppo servili e indegni di voi, che vi suonano intorno, una parola libera e profondamente sincera. Togliete, per leggerla, alcuni momenti alle cure infinite. Da un semplice individuo animato di sante intenzioni può escire talvolta un grande consiglio; ed io vi scrivo con tanto amore, con tanto commovimento di tutta l’anima mia, con tanta fede nei destini del paese che può per opera vostra risorgere, che i miei pensieri dovrebbero esser la verità.
E prima è necessario, beatissimo padre, ch’io vi dica qualche cosa sul conto mio. Il mio nome v’è probabilmente giunto all’orecchio; ma accompagnato di tutte le calunnie, di tutti gli errori, di tutte le stolide congetture che le polizie per sistema e molti uomini del mio partito per poca conoscenza e povertà d’intelletto v’hanno accumulato d’intorno. Io non son sovvertitore, nè comunista, nè uomo di sangue, nè odiatore, nè intollerante, nè adoratore esclusivo di un sistema o d’una forma imaginata dalla mente mia. Adoro Dio e una idea che mi par di Dio: l’Italia una, angelo d’unità morale e di civiltà progressiva alle nazioni d’Europa. Qui e dappertutto ho scritto come meglio ho saputo contro i vizî di materialismo, d’egoismo, di riazione, e contro le tendenze distruggitrici che contaminano molti del nostro partito. Se i popoli sorgessero in urto violento contro l’egoismo e il malgoverno dei loro dominatori, io pur, rendendo omaggio al diritto dei popoli, morrò probabilmente fra i primi per impedire gli eccessi e le vendette che la lunga servitù ha maturato. Credo profondamente in un principio religioso, supremo a tutti gli ordinamenti sociali in un ordine divino che noi dobbiamo cercare di realizzare qui sulla terra; in una legge, in un disegno provvidenziale che dobbiamo tutti, a seconda delle nostre forze, studiare e promovere.
Credo nelle ispirazioni dell’anima mia immortale e nella tradizione dell’umanità. Ho studiato la tradizione italiana e v’ho trovato Roma due volte direttrice del mondo, prima per gli imperatori, più tardi pei papi. V’ho trovato che ogni manifestazione di vita italiana è stata manifestazione di vita europea; e che sempre, quando cadde, l’Italia, l’unità, morale europea cominciò a smembrarsi nell’analisi, nel dubbio, nell’anarchia. Credo in un’altra manifestazione del pensiero italiano; e credo che un altro mondo europeo debba svolgersi dall’alto della città eterna ch’ebbe il Campidoglio ed ha il Vaticano. E questa credenza non m’ha abbandonato mai, per anni, povertà, delusioni e dolori che Dio solo conosce. In queste poche parole sta tutto l’esser mio, tutto il segreto della mia vita. Posso errare per intelletto, ma il core è sempre rimasto puro. Non ho mentito mai per paura o speranze, e vi parlo come se parlassi a Dio al di là del sepolcro.
Io vi credo buono. Non v’è uomo, non dirò in Italia ma in Europa, che sia più potente di voi.
Voi dunque avete, beatissimo padre, immensi doveri: Dio li misura a seconda dei mezzi ch’ei concede alle sue creature. L’Europa è in una crisi tremenda di dubbî e di desiderî. Per opera del tempo, affrettata dai vostri predecessori e dall’alta gerarchia della Chiesa, le credenze son morte; il cattolicismo s’è perduto nel dispotismo: il protestantismo si perde nell’anarchia. Guardatevi intorno: troverete superstiziosi o ipocriti; non credenti. L’intelletto cammina nel vuoto. I tristi adorano il calcolo, i beni materiali: i buoni invocano e sperano: nessuno crede. I re, i governi, le classi dominatrici combatton per un potere usurpato, illegittimo, dacchè non rappresenta culto di verità, nè disposizione a sagrificarsi pel bene di tutti: i popoli combattono perchè soffrono, perchè vorrebbero alla volta loro godere: nessuno combatte pel dovere; nessuno, perchè la guerra contro il male e la menzogna è una guerra santa, la crociata di Dio. Noi non abbiamo più cielo: quindi non abbiamo più società.
Non v’illudete, beatissimo padre: questo è lo stato d’Europa. Ma l’umanità non può vivere senza cielo. L’idea società non è che una conseguenza dell’idea religione. Avremo dunque, più o meno rapidamente, religione e cielo.
L’avremo, non dai re e dalle classi privilegiate: la loro condizione stessa esclude l’amore, anima di tutte le religioni: ma dal popolo. Lo spirito di Dio discende sui molti, radunati in suo nome. Il popolo ha patito per secoli sulla croce; e Dio lo benedirà d’una fede.
Voi potete, beatissimo padre, affrettar quel momento. Io non vi dirò le mie opinioni individuali sullo sviluppo religioso futuro: poco importano. Vi dirò che qualunque sia il destino delle attuali credenze, voi potete porvene a capo. Se Dio vuole che rivivano, voi potete far che rivivano. Se Dio vuole che si trasformino; che, movendo dappiè della croce, dogma e culto si purifichino inalzandosi d’un passo verso Dio padre ed educatore del mondo, voi potete mettervi fra le due epoche e guidare il mondo alla conquista e alla pratica della verità religiosa, spegnendo l’esoso materialismo e la sterile negazione.
Dio mi guardi dal tentarvi coll’ambizione: mi parrebbe di profanar voi e me. Io vi chiamo, in nome della potenza che Iddio v’ha concesso, e non vi ha concesso senza perchè a compire un’opera buona, rinnovatrice, europea.
Vi chiamo, dopo tanti secoli di dubbio e di corruttela, ad essere apostolo dell’eterno Vero.
Vi chiamo a farvi servo di tutti; a sacrificarvi, occorrendo, perchè la volontà di Dio sia fatta così sulla terra com’è nel cielo; a tenervi pronto a glorificar Dio nella vittoria o a ripetere rassegnatamente, se mai soccombeste, le parole di Gregorio VII: Muojo nell’esilio, perchè ho amato la giustizia e odiato la iniquità.
Ma per questo, per compiere la missione che Dio v’affida, vi sono necessarie due cose: esser credente e unificare l’Italia. Senza la prima cadrete a mezzo la via, abbandonato da Dio e dagli uomini; senza la seconda, non avrete la leva colla quale soltanto potete operare grandi, sante e durevoli cose.
Siate credente. Abborrite dall’essere re, politico, uomo di Stato. Non transigete coll’errore: non vi contaminate di diplomazia: non venite a patti colla paura, cogli espedienti, colle false dottrine d’una legalità che non è se non menzogna inventata quando la fede mancò. Non abbiate consiglio se non da Dio, dalle ispirazioni del vostro core e dall’imperiosa necessità di riedificare un tempio alla verità, alla giustizia, alla fede. Chiedete a Dio, raccolto in entusiasmo d’amore per l’umanità e fuor d’ogni altro riguardo, ch’ei v’insegni la via: poi ponetevi per quella colla fiducia del trionfatore sulla fronte, coll’irrevocabile decisione del martire. Non guardate a diritta o a sinistra, ma davanti a voi ed al cielo. Ad ogni cosa che incontrate fra via, domandate a voi stesso: è questo giusto o ingiusto? vero o menzogna? legge d’uomini o legge di Dio? Bandite altamente il risultato del vostro esame e operate a seconda. Non dite a voi s’io parlo ed opero nel tal modo, i principi della terra dissentiranno: gli ambasciatori daranno note e proteste. Che sono le querele d’egoismo dei principi e le loro note davanti a una sillaba dell’Evangelo eterno di Dio? Hanno avuto finora importanza perchè, fantasmi, non avevano contro se non fantasmi. Opponete ad essi la realtà d’un uomo che vede l’aspetto divino, ignoto ad essi, delle cose umane: d’un’anima immortale che sente la coscienza d’un’alta missione; e spariranno davanti a voi come i vapori accumulati nelle tenebre davanti al sole che si inalza sull’orizzonte. Non vi lasciate atterrire da insidie: la creatura che compie un dovere non è cosa degli uomini, ma di Dio. Dio vi proteggerà: Dio vi stenderà intorno una tale corona d’amore che nè perfidia d’uomini irreparabilmente perduti, nè suggestioni d’inferno potranno mai rompere. Date uno spettacolo nuovo, unico al mondo: avrete risultati nuovi, imprevedibili da qualunque calcolo umano. Annunciate un’êra; dichiarate che l’umanità è sacra e figlia di Dio: che quanti violano i suoi diritti al progresso, all’associazione, sono sulla via dell’errore: che in Dio sta la sorgente d’ogni governo: che i migliori per intelletto e per core, per genio e virtù hanno ad essere i guidatori del popolo. Benedite a chi soffre e combatte: biasimate, rimproverate chi fa soffrire, senza badare al nome ch’ei porta, alla qualità ch’ei riveste. I popoli adoreranno in voi il miglior interprete dei disegni divini; e la vostra coscienza vi darà prodigi di forza e di conforto ineffabile.
Unificate l’Italia, la patria vostra. E per questo non avete bisogno d’oprare, ma di benedire chi oprerà per voi e nel vostro nome. Raccogliete intorno a voi quelli che rappresentano meglio il partito nazionale. Non mendicate alleanze di principi. Seguite a conquistare l’alleanza del nostro popolo. Diteci: L’unità d’Italia deve essere un fatto del XIX secolo; e basterà: opereremo per voi.
Lasciateci libera la penna, libera la circolazione delle idee per quanto riguarda questo punto, vitale per noi, dell’unità nazionale. Trattate il governo austriaco, anche dove non minacci più il vostro territorio, col contegno di chi lo sa governo d’usurpazione in Italia e altrove. Combattetelo colla parola del giusto, dovunque ei macchina oppressioni e violazioni del diritto altrui fuori d’Italia.
Invitate, in nome del Dio di pace, i gesuiti, alleati dell’Austria in Isvizzera, a ritirarsi da un paese dove la loro presenza prepara inevitabile e prossimo spargimento di sangue cittadino. Dite una parola di simpatia che riesca pubblica al primo polacco di Galizia che vi verrà innanzi. Mostrateci insomma con un fatto qualunque che voi non tendete solamente a migliorare la condizione fisica dei pochi sudditi vostri, ma che abbracciate nel vostro amore i milioni d’Italiani fratelli vostri; che li credete chiamati da Dio a congiungersi in unità di famiglia sotto un unico patto; che benedireste la bandiera nazionale dove si levasse sorretta da mani pure, incontaminate; e lasciate il resto a noi.
Noi vi faremo sorger intorno una nazione, al cui sviluppo libero voi, vivendo, presiederete. Noi fonderemo un governo unico in Europa, che distruggerà l’assurdo divorzio fra il potere spirituale ed il temporale; e nel quale voi sarete scelto a rappresentare il principio del quale gli uomini scelti a rappresentar la nazione faranno le applicazioni. Noi sapremo tradurre in un fatto potente l’istinto che freme da un capo all’altro della terra italiana: noi vi susciteremo attivi sostenitori nei popoli d’Europa: noi vi troveremo amici nelle file stesse dell’Austria: noi soli, perchè noi soli abbiamo unità di disegno e crediamo nella verità del nostro principio, e non l’abbiamo tradito mai. Non temete d’eccessi da parte del popolo gittato una volta su quella via: il popolo non commette eccessi se non quando è lasciato agli impulsi proprî senza una guida ch’ei veneri. Non v’arretrate davanti all’idea d’essere cagione di guerra. La guerra esiste dappertutto: aperta o latente, ma vicina a prorompere e inevitabile.
Nè, beatissimo padre, io v’indirizzo queste parole, perch’io dubiti menomamente dei nostri destini, perchè io vi creda mezzo unico, indispensabile all’impresa. L’unità italiana è cosa di Dio: parte di disegno provvidenziale e voto di tutti, anche di quei che vi si mostrano più soddisfatti dei miglioramenti locali e che, meno sinceri di me, disegnano farne mezzo di raggiunger l’intento. Si compierà con voi o senza di voi. Ma ve lo indirizzo perchè vi credo degno d’essere iniziatore del vostro concetto; perchè il vostro porvi a capo dell’impresa abbrevierebbe di molto le vie, e diminuirebbe i pericoli, i danni, il sangue che si verserà nella lotta; perchè con voi questa lotta assumerebbe aspetto religioso e ci libererebbe da molti rischi di reazioni e colpe civili; perchè s’otterrebbe a un tempo, sotto la vostra bandiera, un risultato politico e un risultato immenso morale; perchè il rinascimento d’Italia, sotto l’egida d’una idea religiosa, d’uno stendardo non di diritti ma di doveri, lascierebbe addietro tutte le rivoluzioni de’ paesi stranieri e porrebbe immediatamente l’Italia a capo del progresso europeo; perchè sta nelle mani vostre il poter fare che questi due termini Dio e il Popolo, troppo spesso e fatalmente disgiunti, sorgano a un tratto in bella e santa armonia, a dirigere le sorti delle nazioni.
S’io potessi esservi vicino, invocherei da Dio potenza, per convincervi col gesto, coll’accento, col pianto: così, non posso che affidar freddamente alla carta il cadavere, per così dire, del mio pensiero; nè mi riuscirà pure d’aver la certezza che avete letto e meditato un momento quello ch’io scrivo. Ma io sento un bisogno imperioso di adempiere a questo dovere verso l’Italia e voi; e qualunque sia per essere il pensier vostro, mi parrà di trovarmi più in pace colla mia coscienza.
Credete, beatissimo padre, ai sensi di venerazione e d’alta speranza che vi professa il vostro devotissimo
Giuseppe Mazzini
Dimenticatevi i prati. Il nuovo parco della città sarà pieno di piante commestibili, e tutto, dalle pere alle erbe, sarà prelevabile gratuitamente.
La visione di Seattle di un’oasi alimentare urbana sta andando avanti. Un appezzamento di sette acri di terreno nella città di Beacon Hill a sarà piantato con centinaia di diversi tipi commestibili: noci e castagni, cespugli di mirtilli e lamponi, alberi da frutta, tra cui mele e pere; piante esotiche come ananas, agrumi yuzu, guava, cachi, honeyberry e mirtilli rossi, erbe aromatiche, e altro ancora. Tutto sarà a disposizione di chiunque voglia piluccare aggirandosi nella prima foresta alimentare della città.
“Questo è totalmente innovativo, e non è mai stato fatto prima d’ora in un parco pubblico,” racconta a TakePart Margarett Harrison, architetto-capo paesaggista per il progetto Foresta Alimentare Beacon. La Harrison sta lavorando ora sulla costruzione e sui disegni di permessi e si aspetta di iniziare i lavori questa estate.
Il concetto di foresta alimentare spinge certamente più in là i limiti di agricoltura urbana e si fonda sul concetto dipermacultura, il ché significa che sarà perenne e autosufficiente, come una foresta è in natura. Non solo, questa foresta è il primo progetto di permacultura di Seattle su larga scala, ma si crede anche sia il primo del suo genere nella nazione.
“Il concetto significa che consideriamo il suolo, le piante da compagnia, insetti, tutto sarà reciprocamente vantaggioso l’uno per l’altro”, dice la Harrison.
Che il piano sia venuto del tutto alla luce è notevole di per sé. Quello che era iniziato come un progetto di gruppo per un corso di disegno di permacultura è finito come un esempio da manuale di sensibilizzazione della comunità andato bene.
“Gli Amici della Foresta Alimentare hanno intrapreso eroici sforzi di sensibilizzazione per assicurare il sostegno del quartiere. Il team ha inviato oltre 6.000 cartoline in cinque lingue diverse, ha organizzato presentazioni in occasione di eventi e fiere, e pubblicato volantini”, scrive Robert Mellinger per Crosscut.
I suggerimenti del vicinato sono stati così apprezzati dagli organizzatori, hanno anche usato traduttori per aiutare i residenti cinesi ad avere voce in capitolo nella pianificazione.
Quindi, chi potrà raccogliere tutta questa abbondante frutta matura quando sarà il momento?
“Chiunque e tutti”, dice la Harrison. “C’è stata grande discussione su questo. Persone preoccupate, ‘E se qualcuno arriva e si prende tutti i mirtilli?’ Il ché potrebbe benissimo accadere, ma forse qualcuno ha veramente bisogno di quei mirtilli. Noi la vediamo così — se non ci saranno più mirtilli alla fine della stagione, allora significa che abbiamo avuto successo.”
fonte: takepart
Fonte: Corriere della Sera [scheda fonte]
«Apocalisse dell'aria»
Un milione e duecentomila cinesi sono morti prematuramente nel 2010 per
malattie collegate all'inquinamento dell'aria. Il numero è impressionante,
come tutti quelli che vengono dal Paese che conta poco meno di un quinto
della popolazione mondiale. Ma questi sono particolarmente gravi, perché
rappresentano il 40 per cento dei 3,2 milioni di morti premature causate
dallo smog nel mondo.
La statistica è stata elaborata dalla University of Washington in
collaborazione con l'Organizzazione mondiale per la sanità e presenta
un'altra cifra apocalittica: quella dei 25 anni di vita in salute bruciati
dalla cappa di aria malata che avvolge molte città della Cina. Lo studio è
stato pubblicato per la prima volta a dicembre dalla rivista britannica The
Lancet, che aveva fornito il numero complessivo dei decessi nel mondo. Ma
gli autori adesso hanno deciso di sottolineare come i due Paesi più colpiti
siano la Cina, con i suoi 1,2 milioni di vittime, e l'India con 620 mila
morti premature: «Lo abbiamo fatto per richiamare l'attenzione dei leader di
questi due grandi Paesi», ha detto al New York Times Robert O'Keefe,
vicepresidente dello Health effects institute, che è venuto a Pechino a
presentare il rapporto.
I ricercatori hanno spiegato che il degrado ambientale in Cina è al quarto
posto tra i fattori di rischio mortale dopo una dieta alimentare sbagliata,
la pressione del sangue alta e il fumo di sigaretta. Nel mondo
l'inquinamento è invece «solo» il settimo fattore di rischio. In realtà la
nebbia gialla composta da emissioni industriali, combustione di carbone e
gasolio per riscaldamento, gas di scarico delle auto, polveri messe in
circolazione dalle miriadi di cantieri, è diventata un argomento di
dibattito in Cina proprio nell'inverno appena finito. Per settimane, tra
dicembre e febbraio, il cielo di Pechino e di molte altre città delle
province centro-meridionali è stato offuscato. Si è scoperto che la causa è
il Pm 2,5: particelle di inquinamento del diametro di 2,5 micron, le più
dannose per i polmoni. L'Organizzazione mondiale per la sanità raccomanda di
non vivere in ambienti che superino il livello 20 per metro cubo di aria e
sostiene che quota 300 è estremamente pericolosa: Pechino ha trascorso un
gennaio stabilmente sopra 500 e ha toccato 755 di Pm 2,5 il 12 gennaio.
All'allarme per l'aria malata si è aggiunto quello per l'acqua: nel fiume
che alimenta la rete idrica di Shanghai sono state trovate le carcasse di
oltre 16 mila maiali. E quando la gente ha protestato, le autorità hanno
risposto che non era il caso di allarmarsi, perché «lo stato dell'acqua non
era peggiorato a causa dei suini in decomposizione». Poi è stata la volta
della moria delle anatre: un migliaio sono state ripescate in un fiume del
Sichuan. Senza che nessuno sapesse spiegare la causa della morte.
Il problema dunque è diventato centrale per la nascente opinione pubblica
cinese. Tanto da essere incluso nel piano quinquennale del governo. E
addirittura, un segnale di grave inquietudine per l'inquinamento è venuto
dall'Assemblea del Popolo, abituata a mettere un timbro su tutte le scelte
del gruppo dirigente del partito: a marzo, dopo aver accordato il 99,8 per
cento dei consensi alle nomine a presidente di Xi Jinping e a premier di Li
Keqiang, i circa 3 mila deputati hanno espresso 850 no e 140 astensioni sui
membri della commissione ambientale.
Il premier Li Keqiang sembra sincero quando dice che «non dobbiamo più
inseguire la crescita industriale a spese dell'ambiente, perché non è buono
essere poveri in una natura meravigliosa, ma non è buono neanche essere
ricchi in un ecosistema degradato. E in definitiva respiriamo tutti la
stessa aria, poveri, ricchi e governanti». Ma alcuni milioni di cinesi
saranno morti per l'inquinamento prima di sapere se Li avrà mantenuto
l'impegno.
Per esorcizzare la paura, sul web cinese circola una barzelletta: «Che
vogliamo di più? Basta aprire un rubinetto e esce zuppa di maiale, ne apri
un altro ed ecco il brodo d'anatra».