venerdì 21 novembre 2025

Compagnia (di Gesù) avanti march

Della prestanza fisica di James Bond, piccolino di statura com’era, non aveva nulla, ma “l’Agente 007 del Vaticano” quanto a coraggio e spregiudicatezza, non era da meno del suo ipotetico “omologo”.
I Papi succedutisi sulla cattedra di Pietro, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, gli affidarono le missioni più ardite, fiduciosi che quel “diavolo di prete” avrebbe trovato il modo di cogliere il risultato sperato.


Nato a Vicovaro (Roma) il 22 maggio del 1912, il futuro padre Virginio Rotondi, da ragazzino, fu espulso dal seminario di Subiaco perché giudicato troppo vivace dai superiori.
Soltanto grazie all’interessamento del Vescovo di Tivoli, dopo un anno di “purgatorio”, riuscì ad essere ammesso a quello di Magliano Sabina dove portò brillantemente a termine gli studi ginnasiali per poi, grazie a una borsa di studio, conseguire la laurea in filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Nel 1934 eccolo entrare nel noviziato della Compagnia di Gesù e, dopo l’ordinazione presbiteriale del 1942, iniziare l’opera d’apostolato all’insegna di una granitica fedeltà al Magistero pontificio.
Pio XII, consapevole delle straordinarie capacità oratorie e dell’arguzia di quel giovane sacerdote, ne fece uno dei suoi più stretti consiglieri inserendolo nel “trio” composto, oltreché da lui, anche dall’altro gesuita padre Lombardi (“il microfono di Dio”) e dal dottor Luigi Gedda, Presidente dell’Azione cattolica.
Ai tre spettò il compito di guidare la propaganda politica del 1948 in chiave anticomunista, coordinando l’azione delle 22.000 parrocchie italiane e dei circa 300.000 attivisti sparsi in tutto il Paese.
Come allora osservò il giornalista Vittorio Gorresio, a quello degli “agit-prop” si contrappose, alla fine con esiti vittoriosi, l’esercito degli “agit-pret” che rispondeva anche a questo pretino che non aveva paura di tenere comizi in favore della DC nelle principali piazzeforti rosse, fra cui quella di Sesto San Giovanni, allora “Stalingrado d’Italia”, dove esordì dicendo: “Mio padre è un proletario come voi!”.
Altra “mission impossible” affidata al Rotondi, che per l’occasione agì sotto lo pseudonimo di padre Pasquali, fu di tenere i rapporti segreti fra il Vaticano e il Quirinale, fra Papa Pio XII e il Presidente Gronchi .
I due si fidavano soltanto di lui.
Grande fu la risonanza mediatica della conversione in “articulo mortis”, nel 1957, dello scrittore Curzio Malaparte, “mangiapreti” patentato convertitosi al cattolicesimo giusto in tempo per essere battezzato, comunicato e cresimato proprio da padre Rotondi, poche ore prima di esalare l’ultimo respiro.
Famosa anche l’amicizia, alimentata da un continuo dialogo spirituale, che legò il gesuita di Vicovaro al Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, vecchio leader del PSDI che riconobbe al primo di “avermi fatto incontrare la fede che oggi è anche la mia”.
Solo il decesso di Papa Pacelli dissuase Rotondi dal portare a termine l’ardito progetto di far sposare allo Scià di Persia la cattolica principessa Maria Gabriella di Savoia, coi buoni auspici del Presidente dell’ENI Mattei, ansioso di assicurarsi lo sfruttamento dei ricchissimi giacimenti petroliferi iraniani.
Molti anni più tardi, quando scoppiò lo scandalo del Banco Ambrosiano-IOR, a “vedere le carte” per fare chiarezza, anche quelle più sporche, Giovanni Paolo II chiamò ancora una volta lui.
Ma il nome del “gesuita dei casi difficili” è noto al grande pubblico soprattutto per essere stato per tanti anni la voce parlante della seguitissima puntata domenicale di “Ascolta, si fa sera”, popolare trasmissione di Radio Rai 1 della durata di tre minuti in onda ininterrottamente ogni sera, dal 5 aprile del 1970.
Da questo pulpito radiofonico, padre Rotondi intervenne in tutti i temi di attualità che interessavano il Paese: divorzio, uso dei contraccettivi, interruzione di gravidanza.
Suscitò scalpore il suo dibattito con Pier Paolo Pasolini sulla fine del cristianesimo, dopo la stroncatura senza appello riservata dalle colonne de “il Tempo” al film “Vangelo secondo Matteo.
Colpito da ictus cerebrale, padre Rotondi spirò il 13 aprile del 1990 a Castelgandolfo presso “Villa Sorriso (sede del Movimento OASI da lui fondato nel 1950) soddisfatto per aver corso e parlato tanto, quando il Signore gli aveva chiesto di farlo, e poi di nuovo ubbidito, quando Lui gli aveva ordinato di fermarsi.
Accompagna questo scritto una foto di padre Virginio Rotondi.
(Testo di Anselmo Pagani)

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